SIAMO
TRASPARENTISSIMI
E'
ciò quanto ha affermato il nostro governatore regionale al convegno
dell'AATO sull'acqua il 23 novembre scorso a Pesaro. Era stato
chiesto, alla tavola rotonda con i responsabili della gestione
dell'acqua pubblica: “Ma perché tanta riluttanza a pubblicare le
analisi dell'acqua potabile?
Le
risposte e le considerazioni si possono leggere sul precedente
articolo.
Qui
è il caso di riflettere su alcuni aspetti.
Con
il gruppo si acquisto solidale di Arcevia, che si occupa anche di
pesticidi e della loro presenza in acqua potabile, era stato chiesto
all'ASUR Marche di poter avere le analisi dell'acqua potabile dei
comuni interessati e della pubblicazione delle analisi. Sì, perchè
una norma del 2005 sulle “informazioni ambientali” prevede
appunto la pubblicazione dei dati ambientali relativi a: aria,
atmosfera, acqua, suolo, territorio, ogm, energia, rumore,
radiazioni, rifiuti, scarichi, stato della salute, sicurezza umana,
paesaggio, siti di interesse culturale. Se pensate che essa
sostituisce una identica del 1997, potrete capire il tempo passato
sino ad oggi.
Nella
risposta avuta dall'Asur Marche il 9 febbraio 2018, si legge: “I
rapporti di prova delle acque potabili (analisi), saranno a breve
visionabili sul portale internet regionale “VeSA Marche”:
www.veterinariaalimenti.marche.it”.
A seguito di una mia richiesta di analisi dell'acqua potabile del
mio comune, il Dipartimento di Prevenzione dell'Asur Marche Nord , il
26 novembre 2018, mi si risponde: “L'Asur Marche ritiene opportuno
realizzare una sezione con le informazioni di su tutto il territorio
delle Marche , sul portale Regionale VeSA (Veterinaria e Sicurezza
Alimentare al link www.veterinariaalimenti.marche.it.
A tal proposito un gruppo di lavoro a livello regionale, sta
organizzando un punto di accesso per la consultazione di tutte le
analisi effettuate dal 01.01.2018 di tutti i Comuni della Regione
Marche. Presumibilmente a partire dal 2019”. Da “a breve
visionabile”, a ben 11 mesi di rimando, non è certo solerzia.
Eppure la convenzione di Aarhus, recepita in Italia nel 2001, base
delle normative sull'accesso e trasparenza,
tende ad assicurare una “informazione ambientale” il più
possibile diffusa ed efficace, tale da consentire a ciascun cittadino
di conoscere, in modo tempestivo e concreto, ogni possibile scelta
che incida significativamente sull’ambiente.
Inoltre
nella documentazione preparatoria, all'approvazione delle modifiche
della direttiva UE sulle acque potabili avvenuta il 23 ottobre
scorso, si legge chiaramente per più volte, che per contrastare la diffidenza degli
utenti nei confronti dell'acqua potabile pubblica è necessario:
“Maggiore
trasparenza, anche per i servizi idrici. Grazie a nuove regole di
trasparenza”, “La maggior trasparenza sull'approvvigionamento
idrico può obbligare i fornitori a migliorare l'efficienza delle
risorse”. “Altre azioni in aggiunta, si sono concentrate sul
miglioramento della trasparenza e la comparazione della qualità e
dei servizi idrici”. “L'aumento della trasparenza è anche una
cosa positiva per l'acqua dei fornitori nelle loro relazioni con i
loro clienti.” “Un miglior accesso e qualità dell'acqua
potabile, oltre ovviamente a requisiti di trasparenza elevati
comportano costi aggiuntivi, ma moderati”.
Eppure
ancora si devono pubblicare le analisi dell'acqua che beviamo e
paghiamo, sia Asur Regionale, sia l'ARPAM che detiene le analisi in
una apposita banca dati “Punto focale regionale” assieme a
diversi altri dati ambientali ancora nascosti, quali ad esempio gli
edifici contenenti amianto, sia ancora diversi Comuni nei quali il
sindaco è responsabile della salute, assieme alla sicurezza e
protezione civile.
Trasparentissimi?
A maggio di quest'anno ho fatto richiesta all'Agenzia Regionale
Sanitaria, assieme ad un consigliere comunale di Gradara, di poter
avere copia del registro tumori, curato per la Regione
dall'Università di Camerino. Mi si risponde che vista la presenza di
dati sensibili non può essere dato. Ribatto che la normativa sulla
trasparenza prevede l'ostensione, oscurando i dati sensibili. Mi
vengono inviati in pdf scannerrizzato. Rispondo che la norma prevede
l'invio e la pubblicazione di formati aperti editabili, sui quali il
cittadino può intervenire, non una semplice fotocopia. Rispondono
sbagliando, che l'invio per e-mail deve essere in formato chiuso.
Interventi
non aperti
alla comunicazione, come invece sostiene la trasparenza, al fine di
soddisfare il cittadino nell'accesso ai dati . Tutto questo non è
certo trasparenza!
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