sabato 24 novembre 2018

ACQUA, TRASPARENZA, VIGILANZA

Acquedotti e approvigionamento idrico nella provincia di PU. (Della serie se la cantano e se la suonano!).

Sono stato all'incontro sull'acqua indetto dall'ATO Marche nord (formalmente), sponsorizzato da MMS, caffè iniziale e buffè finale. Il tutto si svolgeva intorno alla egregia attività svolta per evitare di lasciare mezza provincia senza acqua a causa della rottura della diga di San Lazzaro del 2017, quella che serve a fornire soprattutto Pesaro e Fano dato che alimenta il potabilizzatore di Saltara il quale serve le due principali città della provincia.
Valide le relazioni presentate sia dal dott Piccinini della Prot. Civile regionale, del prof. Nanni che ci ha cercato difar capire l'idrogeologia del nostro sistema provinciale e del direttore dell'Ato Ing Ranocchi che ci ha presentato le soluzioni attivate al fine di sistemare il pozzo del Burano, e la realizzazione di due nuovi pozzi profondi di San Lazzaro, 50-100 l/sec e S.Anna, 150/200 l/sec.
A moderare il tutto, la giornalista capo redattore di Mediaset, Claudia Marchionni.
Nella tavola rotonda finale Tiviroli di MMS, presidente regionale Ceriscioli, presidente Ato Tagliolini, ing. Guastadisegni dell'Enel, Reginelli pres. Aset; domande della conduttrice e risposte. Tagliolini aggiunge che all'entroterra non si deve solo prendere, ma anche ridare in servizi , tutti d'accordo anche il governatore.
Poi la domanda della giornalista: “E' possibile ai fini della trasparenza pensare alla bolletta parlante” ed mi son messo a ballare sulla sedia. Sono riuscito a chiedere di voler fare una domanda forzando la giornalista, ho insistito, visto che non capita che sono tutti insieme e che nell'organizzare questi incontri non pensano mai di confrontarsi con i cittadini.
Mi sono presentato per il WWF Marche, di Sant'Angelo in Vado, con la ss. 73 bis ancora chiusa (hanno parlato che consideravano l'entroterra), ho detto: “Il 23 ottobre scorso la UE (1) ha approvato la modifica di alcuni parametri dell'acqua potabile. Nella premessa alle modifiche motivata del 2 febbraio 2018, (2) nel questionario di presentazione (in inglese e francese) si sostiene che la diffidenza dei cittadini verso l'acqua potabile, è in gran parte dovuta alla mancata diffusione dei dati di analisi, nel questionario per ben 5 volte si parla di incremento di trasparenza dei dati, di maggior diffusione, di miglioramento all'acceso delle informazioni relative all'acqua potabile. Mi dite perché voi nonostante, il D.L.vo 195/2005 (3) sulle informazioni ambientali compresa l'acqua ed il recente D. L.vo 33/2013 (4) sulla trasparenza che all'art. 40 lo richiama, siete così riluttanti nella pubblicazione delle analisi dell'acqua potabile. A Pesaro MMS fa 304 analisi giornaliere, eppure nel comune di Pesaro sono tuttora pubblicate quelle del 18 agosto 2018?” “Noi siamo trasparentissimi – Ceriscioli - diamo tutto, anche i documenti per il progetto dell'ospedale (in realtà la consegna è stata differita ed il tempo scaduto, ma ancora siamo senza documentazione) che non si devono dare (altro errore, la legge è così chiara). Giustamente il presidente Aset si è risentito, loro le pubblicano, mentre Tiviroli , silenzio.
Eppure Arpam Regionale e Asur Regionale non pubblicano ancora le analisi delle acque che paghiamo e beviamo!
Analisi un po' riduttiva rispetto ad una programmazione che in 2 anni porterà ad una stabilizzazione nelle situazioni di carenza idrica...” Mi scrive il presidente ATO Tagliolini.
Certamente è stata una riflessione a caldo, buttata lì dopo anni che come ecologista, mi occupo di acqua, sicuramente riduttiva per quanto si è detto; una riunione egregia per le relazioni presentate, ma dato che parliamo d'acqua, pessima in tema di trasparenza e partecipazione del pubblico.
La normativa della diffusione dei dati è del 1997(5), poi rivista nel 2005 riconfermata con quella del 2013 e ancora non si pubblica questo e' riduttivo. Anche l'ATO potrebbe pubblicare. Poi il governatore che dice tutto trasparente, quando l'ASUR regionale attraverso i dipartimenti di prevenzione e l'ARPAM regionale, non pubblicano. Questo è riduttivo!!! Senza poi parlare delle casette dell'Acqua una presa per i fondelli, perchè la gente crede di trovare un'acqua più raffinata e invece trova l'acqua del sindaco come comunque c'è scritto. Se si va a vedere le analisi di quella di Urbino, lì affisse sono del 2016. 

Però risparmiamo la plastica delle bottiglie; se usassimo quella del rubinetto a casa, risparmieremmo non solo plastica, ma anche  carburante e fatiche. Fortuna la UE lo dice chiaramente: la diffidenza dell'acqua potabile è dovuta alla mancata diffusione dei dati. Quindi la responsabilità del ridotto uso di quella del rubinetto è dei gestori e amministrazioni che non pubblicano i dati dell'Acqua potabile!
Mi si chiede “Che dicono del nostro Metauro che anche in inverno è poco più di un torrente? Si continuerà con le captazioni superficiali?
Anche all'incontro si è parlato in maniera evidente di sconvolgimenti climatici. Non si è parlato in specifico del Metauro, se non per gli invasi di s. Lazzaro, Furlo e Tavernelle , da ripulire, per aumentarne l'invasamento. A mio avviso con 11 potabilizzatori nella sola provincia di  Pesaro Urbino, su 13 nelle Marche ci sarebbe la possibilità di allargare le aree sensibili (6), per garantire maggiori restrizioni negli scarichi, vedi Sant'Angelo in Vado, Mercatello, Fermignano, Urbania, quindi avere nel fiume meno carichi inquinanti. Con l'attivazione dei nuovi pozzi profondi di S.Anna e S. Lazzaro ridurranno l'uso di quello di Santara, che serve Fano e Pesaro, ma rimarranno gli altri 10 potabilizzatori.
Per la vigilanza idrica occorre a mio avviso fare le convenzioni con la vigilanza volontaria, che ha un bel numero di guardie, complessivamente alle diverse associazioni presenti nel territorio. Solo in questo modo possiamo incrementare gli interventi nei confronti delle captazioni abusive e nei furti di acqua. Ci stiamo battendo in regione, per avere il 30 % degli introiti dei tesserini funghi e tartufi e con questo copriremmo la benzina per la vigilanza a 360°. Temo che ci sia chi non la vuole, perché, ad esempio, sono stati dati per l'associazione carabinieri volontari 3000 € per l'assistenza all'ingresso e uscita dalle scuole ed alle associazioni di vigilanza volontaria, nonostante le richieste, non è stato risposto dalla Unione Montana. Pensate che ci sono dei privati, che hanno fatto donazioni, pur di avere la vigilanza volontaria nel loro territorio e le amministrazioni ancora non la vogliono!

domenica 18 novembre 2018

Ma se é motivata, è indiscutibile la decisione del sindaco?

Ma se é motivata, è indiscutibile la decisione del sindaco?

Va detto che il Testo unico degli enti locali all'art. 46 comma 4 da la possibilità al sindaco di revocare gli incarichi di assessore. Quindi palesemente è una sua possibilità. Ma è proprio cosi? Vediamo a grandi linee la vicenda che ricavo dalla partecipazione al consiglio comunale. Il sindaco comunica a voce la possibilità di cambiamenti, ma non fa partecipare il vicesindaco alla riunione prevista lo stesso giorno alle 18. Troppa visibilità, forse dovuta alle diverse sostituzioni del sindaco stesso. Nessun ritiro degli incarichi di assessore, dove ha dimostrato impegno e serietà, solo revoca da vicesindaco, incarico assegnato ad altro assessore.
C'è chi sostiene a livello dirigenziale la necessità dell'applicazione dell'avvio del procedimento ai sensi della 241/90 art. 7, ma non tutta la giurisprudenza è d'accordo. Una procedura di realizzazione di una opera pubblica (a caso, una rotonda), prevede obbligatoriamente la partecipazione di tutti i coinvolti, portatori di interessi diretti, confinanti, vicinori, affittuari, portatori di interesse collettivo, che possono poi presentare le loro osservazioni da recepire e verbalizzare al fine del tutto, per arrivare ad una soluzione condivisa e inficiando le decisioni, se tale procedura non viene ufficializzata. Questa è la norma! Ma solo una parte di giurisprudenza ha interpretato la necessità dell'avvio del procedimento, anche perché l'interessato in questo caso, non ha la possibilità di interferire nella decisione, che rimane in capo al sindaco; un'altra parte sostiene proprio che non sia necessaria tale procedura, bensì è necessario nel provvedimento di revoca una appropriata e motivata decisione. Infatti la motivazione viene ritenuta indispensabile dalla giurisprudenza.
Molti casi di revoca coinvolgono la mancanza di fiducia, comportamenti non collaborativi, rapporti con l'opposizione, rapporti interni alla maggioranza, mancanza di operosità e efficienza.
Pare, da quando sentito in consiglio comunale, tutte questi aspetti proprio non ci sono e allora vale l'opportunità di chiedere ancora, le giuste motivazioni.
Una recente sentenza del Consiglio di Stato, sez.V, n. 215 del 19.01.2017, scombussola un poco i decisionisti. Infatti, un assessore, prima consigliere poi dimessosi a seguito della nomina di un altro, ha conseguito quindi l'incarico in giunta. Il consigliere sopraggiunto, seppure di maggioranza, ha creato problemi all'interno del gruppo, tali da far decidere il sindaco al decreto di revoca dell'assessore. Tale decisione del Consiglio di Stato, mette in discussione l'ampio potere decisionale del sindaco in merito, che se fosse effettivo, lascerebbe al sindaco una sorta di prerogativa arbitraria, non sempre opportuna, a svantaggio dei requisiti minimi di stabilità della giunta comunale.
Qualcuno mi ha detto “Eh Peppe, vu spachè el capell!” “Serve per capire, anch se machè adoprn sol la motosega”!