sabato 19 novembre 2022

THE REPAIRMAN (L'uomo Riparatore)

 

The RepairMan (L’uomo riparatore)

A Sant’Angelo in Vado se c’è da aggiustare un apparecchio elettrico c’è la persona giusta. A chi sarà capitato di andare in via Mancini, al civico 34, c’è quella che era una vecchia vetrina espositrice. All’interno, davanti alla luce, ci sono un paio di banchi da lavoro colmi di pezzi e attrezzi. L’idea che si ha entrando, è quella di un luogo con materiali ed attrezzature accumulate, quasi un ammasso caotico di materiali, si direbbe; in realtà osservando bene ogni scatola ha la sua dicitura: interruttori, spazzole, cuscinetti, alimentatori, fusibili, morsetti di ceramica, di gomma e via così sino a riempire ben tre locali.


Appare subito che dentro quella che sembra un grande assortimento, solo lui possa orientarsi: il nostro repairman, l’Archimede vadese come lo chiama Di Domenico, “Fagiulin” gli dicono gli amici, in anagrafe Gabriele Faggiolini, in arte Lello.

Anno 1945 (la classe di don Pasquini e don Pellegrini, di Gabriele Tombi, di Daniele Montecchi), racconta subito della sua esperienza all’IPSIA, presso quella che oggi la sede di una nota banca in piazza Mar del Plata. “C’erano come professori, Sartini Lucio, Ferri Piero. l’avvocato Spezi, Don Giovanni Lani ed il direttore Cognini di Ancona ed il bidello Curzio Curzi. C’era Spezi Luigi, Spezi Renato, Spadin, el Pì, Ettore Faggiolini, Grassi Aleardo. Nel piano sottostante c’era il laboratorio di elettrotecnica dove si facevano gli avvolgimenti dei motori. Il filo veniva ricavato dalle sperimentazioni precedenti e spesso quelli realizzati dai ragazzi, al collaudo si bruciavano, suscitando una forte ilarità in tutti.


Avevamo fatto il collegamento citofonico con quella che era la “palestra” in via Piobbichese dove c’erano i torni; avevamo steso un cavo lungo le strade, via delle Rimembranze, fino alle scuole medie e quindi l’officina. C’era un telefono da campo a manovella. A casa mia ho rifatto un quadro di prova identico a quello della scuola e lì mi allenavo con i circuiti elettrici.

Uscito da scuola ho fatto il tornitore alla Benelli di Pesaro e abitavo dalla signora Zella di S. Angelo, parente della Maria Cucchiarini, ma quel lavoro non faceva per me. Nel 1970 sono entrato come operaio nella Vetreria Lapilli, poi alla INPE di Fantoni di Urbania, con Antonio Ferri ho montato la parte elettrica ai depuratori fino a Napoli, con Giovagnoli per la illuminazione pubblica vadese e di Borgo Pace dove ho illuminato l’abete recentemente caduto. Poi mi sono messo in proprio come elettricista e riparatore di elettrodomestici”.

Lui lo dice sommessamente, ma sorridendo, che ogni tanto qualche scossa elettrica l’ha presa, ma tutto a posto. Ha sempre studiato e si è tenuto aggiornato sulle norme CEI sugli impianti elettrici. In casa ha due scrivanie con libri, documenti, le sue progettazioni e valutazioni sui circuiti che sta analizzando. C’è anche una teca con tutte le apparecchiature elettriche del passato, prevalentemente di ceramica e vetro.

Lello non ama vedere le cose sprecate e fino a ieri ha recuperato nelle festività, la legna secca trasportata dalle piene del fiume. Il suo termocamino, anche questo autocostruito, gli ha permesso di riscaldare il suo appartamento anche nei freddi inverni. Ora avanti negli anni, lo ha integrato con una caldaia a metano, più facile da alimentare.


E’ in pensione dal 2012, ma non sa smettere la sua professione “Altrimenti cosa faccio?” dice. Ecco che allora l’ho visto riparare con un giovane ragazzo il monopattino elettrico, che con lui ha smontato fino alla batteria, che però è risultata inefficiente. Mentre aspetto nella sua officina, ecco che arriva il vicino con una radio “Lello non mi fa più la voce”. Smontata rifatte le saldature eccola cantare al massimo volume . Nel frattempo una signora arriva con una lampada da salotto “Fa ad intermittenza quando muovo il filo”. Smontato l’interruttore rifatti i collegamenti eccola lì risplendere di nuovo. Gli hanno portato ad aggiustare una fresetta a batteria il cui motore è risultato bruciato, quindi irriparabile. Al proprietario che era tornato a riprenderla, gli ha chiesto di lasciarla, così ci avrebbe preso i pezzi per altri.

Quando i morsetti dei pirografi degli scout si rompono, vado da lui perché sono in ceramica. “Aspetta che ho quelli delle stufe elettriche” va nel locale attiguo e rientra con un paio di scatole; ecco le morsettiere nuove di ricambio. Recentemente gli hanno portato a collegare un generatore ed un motore, per realizzare la corrente perpetua, come si vedono spesso nei social. “L’ho provato, ma quando ci metto la lampadina si ferma il tutto. Non sanno che ogni apparecchio ha un rendimento che abbassa quello generale. Non esiste il moto perpetuo”, sostiene. Gli ci esce anche di aiutare le famiglie in difficoltà con diversi bimbi e a volte ci rimette il materiale ed il tempo. Lui si accontenta del caffè, del dolce domenicale, del pranzo, visto che è solo in casa e deve anche cucinare .

Certamente una attività quella che svolge, che appartiene al passato e forse dovremo recuperare. Oggi dove impera l’usa e getta, il riparare diventa un eccesso a volte anche impossibile, viste come vengono sempre più realizzate le attrezzature, molte delle quali però, vanno in discarica con un carico di risorse ancora elevato e potenzialmente recuperabile.

Grazie Lello per tutto quello che ancora fai, anche per farci capire che prima di buttare un attrezzo, è importate cercare di riparalo e rientra in quella che oggi si chiama economia circolare.