Scuola di qualità
Da oltre un anno dalla mio pensionamento dalla scuola, quale
insegnante di Educazione Tecnica nelle medie di primo grado, provo a
riprendere un discorso in merito, all'andamento formativo e di
coinvolgimento degli insegnanti nella scuola, da parte dei dirigenti.
Leggo che quella scuola fa quel tipo di didattica, quell'altra ha
quel progetto inclusivo, l'altra ancora promuove la didattica delle
competenze.
Mi chiedo in tutto questo gli insegnanti da che parte stanno? Oggi
con i dirigenti sempre più decisionisti, comandanti di una nave
educativa, dove sembrerebbe utile valutare tutti nella stessa
maniera, fare tutti quel tipo di prove strutturali, la cui
valutazione deve essere non meno di…, altrimenti crolla il castello
preparato dal dirigente. La legge 107, ha rafforzato i poteri dei
nostri superiori, che hanno la possibilità di infliggere una
sospensione fino a 10 giorni. Dopo, se mai, si può discutere, con i
ricorsi al giudice del lavoro, se appropriata o meno.
E' pur vero che nella scuola c'è chi ne approfitta, come in tutti i
luoghi di lavoro, ma non è sempre così evidente: 30% di insegnanti
attivi, 50% i coinvolgibili, 20 % di interessati ad altro,
percentuali discusse con i vari sindacati intercorsi nei nostri
incontri professionali.
Tutti i dirigenti, fra l'altro hanno ormai la reggenza obbligata su
più scuole, che vale la pena chiedersi se l'andamento didattico,
educante e professionale, la facciano loro o i docenti delegati e
coinvolti nelle varie mansioni.
Poi ci sono anche quelli che apertamente sostengono “Se non vi sta
bene andatevene, chiedete il trasferimento” e se nella loro
valutazione fosse inserito questo parametro, forse qualcuno non
passerebbe la sufficienza. Fra l'altro con l'introduzione a
dirigente, un aspetto di recessione dalla loro nomina, è proprio il
contenzioso: in base alla conflittualità possono essere rimandati al
ruolo di appartenenza.
Per confrontarci con i superiori, occorre essere formati
professionalmente, conoscere le leggi del proprio lavoro per
sostenere non solo, le ripercussioni del capo, ma anche la pressione
degli stessi docenti che con lui si schierano. Ho conosciuto tanti
colleghi ottimi educatori, ma la cui preparazione di lavoratore è
purtroppo stentata. Nel mio discorso di pensionamento l'augurio
rivolto ai colleghi, è stato proprio quello di crescere nella
conoscenza delle normative che regolano il nostro rapporto di lavoro.
Un aspetto che ho sempre sostenuto, molto di più negli ultimi anni è
stato l'art. 33 della Costituzione Italiana: “L'arte e la scienza
sono libere e libero ne è l'insegnamento”. Non è certo per
togliersi le responsabilità di una professione che serve a
promuovere l'allievo ragazzo attraverso una crescita graduale, fatta
anche di conoscenza, ma per essere quell'educatore che adatta la
trasmissione del sapere e dello sviluppo intellettivo, alle diverse
classi e ai diversi allievi.
L'art. 25 del D. L.vo 165/2001 dedicato proprio ai dirigenti
scolatici sostiene: “Nel rispetto delle competenze degli organi
collegiali scolastici, spettano al dirigente scolastico autonomi
poteri di direzione, di coordinamento e di valorizzazione delle
risorse umane. In particolare, il dirigente scolastico, organizza
l'attività scolastica secondo criteri di efficienza e di efficacia
formative ed è titolare delle relazioni sindacali…Il dirigente
scolastico promuove gli interventi per assicurare la qualità dei
processi formativi e la collaborazione delle risorse culturali,
professionali, sociali ed economiche del territorio, per l'esercizio
della libertà di insegnamento, intesa anche come libertà di ricerca
e innovazione metodologica e didattica, per l'esercizio della libertà
di scelta educativa delle famiglie e per l'attuazione del diritto
all'apprendimento da parte degli alunni.”
Spetta al collegio docenti la possibilità di deliberare in fatto di
didattica, non al preside imporre la didattica, quello o quell'altro
progetto, ma “esercita tale potere nel rispetto della libertà
di insegnamento garantita a ciascun docente” sostiene il Testo
Unico del 1997 all'art.7. Quindi nel stabilire orari, quadrimestri,
recuperi le decisioni collegiali sono vincolanti, ma nessuna
maggioranza può obbligare a fare verifiche comuni, adottare moduli
prestabiliti, stesse griglie.
Libertà sì, applicando però le indicazioni del ministero al
percorso educativo, del diritto allo studio dei propri allievi, del
percorso di apprendimento e di sviluppo personale. Infatti
“l’esercizio di tale libertà è diretto a promuovere la
piena formazione della personalità degli alunni” sostiene
l'art. 2 del TU 1997.
Il regolamento dell'autonomia scolastica del 1999, inoltre prevede la
pluralità del collegio docenti: “garanzia di
libertà di insegnamento e di pluralismo culturale” (art.1);
mentre il regolamento al piano dell'offerta formativa della scuola,
POF, ne considera tutte le componenti anche di minoranza: “comprende
e riconosce le diverse opzioni metodologiche, anche di gruppi
minoritari, e valorizza le corrispondenti professionalità”.
Non per niente si chiama “corpo docente” dove ognuno ha la sua
importanza e funzione, tutti insieme agiscono come un corpo,
impegnati per la crescita umana educativa dei ragazzi.
Nella scuola media ed. musicale, ed. fisica, ed. tecnica, ed.
artistica, francese, religione hanno tante classi, da rendere
difficile per gli insegnanti qualsiasi proposta burocratica didattica, a meno che ridotta ad un copia/incolla. Anche il
calendario scolastico delle attività non di insegnamento, proposto
dal dirigente, ma approvato dal collegio, dovrebbe considerare gli
impegni di queste discipline. Sostenevo esacerbandone l'aspetto, che
solo restando seduto alle riunioni avrei tranquillamente superato le
40 ore assegnate e lì, nelle ore di non insegnamento, ci andrebbero
le ore obbligatorie sulla sicurezza e le ore di aggiornamento. Quanti
dirigenti sono chiari su questo? Quanti dirigenti sono pronti a
riconoscere le ore fatte in più ? Quanti dirigenti pronti sì a
chiedere l'esonero delle responsabilità, al docente per le gite,
sono attenti a valutarne il giusto impegno?
Un'arma a dire il vero gli insegnanti ce l'hanno: limitarsi a fare
solo lo stretto obbligatorio e negare tutto il di più. Anche per
questo occorre però essere informati della propria professione, non
trascurando la necessità di approfondimento culturale ed educativo,
per intervenire con la giusta autonomia, consapevolmente convinti
delle proprie scelte, con l'obbiettivo della crescita educativa dei
propri allievi, futuri adulti , in una scuola davvero di qualità.
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