lunedì 8 luglio 2024

Onorevole Antonio Baldelli in visita all’Oratorio

Onorevole Antonio Baldelli in visita all’Oratorio di Sant'Angelo in Vado


Ho conosciuto Antonio Baldelli quando altri governavano la regione e ci avevano ostacolato nella vigilanza ecologica di cui faccio parte e lui ci ha suggerito interventi; oggi che loro governano la regione, si comportano, sempre nei confronti delle guardie volontarie, come gli altri di allora. L’ho sentito parlare ad Acqualagna ad un convegno sulla legalità ed ho ammirato la sua eccezionale capacità di oratore.


Ho saputo dai social, della sua venuta a Sant’Angelo in Vado, per parlare ai giovani dell’oratorio.

Mi è apparso subito una stranezza educativa, poco opportuna in un luogo dove si fa educazione, improvvisata, non programmata o quanto meno non rientrante in un quadro formativo preparato.

Mi sono chiesto che cosa sarebbe accaduto, se avessi fatto venire Marta Ruggeri consigliere regionale (le mie conoscenze non mi permetto deputati o senatori); sarebbe stata accettata alla pari?

Questo non significa che non apprezzo il lavoro che si fa all’oratorio; ho collaborato in questi anni al Grest con il laboratorio di mani abili, senza chiedere alcunché, quest’anno non sono stato chiamato.

Come capo scout a disposizione, ogni tanto sono sollecitato a sostituire qualcuno, negli incontri fatti con le associazioni locali.

In 40 anni di attività scout, non ho mai utilizzato l’associazione per indirizzare a scelte partitiche: negli anni ‘80 sono stato accusato di portare i giovani verso i Verdi del sole che ride (allora partito) mentre chi mi accusava, aveva arbitrariamente fatto le tessere del partito di maggioranza ai giovani scouts.

Questo certamente non significa disimpegno sociale: le scelte di aiutare i deboli, dedicarsi al servizio verso il prossimo, lasciare meglio di come abbiamo trovato, sono attività che aiutano anche a chi le compie, aggregano, si fanno amicizie e strade insieme.


Papa Francesco alla 50.a settimana sociale, da poco conclusasi, fa l’appello ad una assunzione di responsabilità per “costruire qualcosa di buono nel nostro tempo”, dando “attenzione alla gente che resta fuori o ai margini dei processi”. Pensando anche alla poca partecipazione elettorale, aggiunge “È evidente che nel mondo di oggi la democrazia non gode di buona salute. Questo ci interessa e ci preoccupa, perché è in gioco il bene dell’uomo, e niente di ciò che è umano può esserci estraneo.”

Nel messaggio per la giornata del Creato di fine giugno sottolinea anche: “Sperare e agire con il creato significa anzitutto unire le forze e, camminando insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, contribuire a «ripensare alla questione del potere umano...siamo diventati altamente pericolosi, capaci di mettere a repentaglio la vita di molti esseri e la nostra stessa sopravvivenza»

Ecco che allora la tutela del Creato, diventa la catechesi da proporre ai giovani. Gli aspetti della “ecologia integrale” di papa Francesco sottolineati nella Laudato sì, aprono un settore a 360 gradi, si può proporre di tutto, ma chissà perché, si hanno remore nella sua applicazione; ecco che qui le associazioni giovanili cattoliche potrebbero essere di stimolo ad una chiesa ritualista ancorata alle paure panteistiche. Fra l’altro come sottolinea spesso un mio collaboratore, l’ambiente non ha colore, è di tutti! Ne va la nostra stessa vita, che va difesa sempre. Alla via Crucis della Metola, dove ho partecipato, in ben due stazioni si è sottolineato il problema degli aborti. Sono circa 66 mila quelli praticati, ma le morti in Italia per inquinamento atmosferico, dai dati dell’agenzia dell’Ambiente europea sono 80 mila; nel Veneto l’inquinamento dell’acqua potabile da sostanze perfluoro alchiliche PFAS, interessa 350 mila abitanti.


C’è da chiedersi, come chiesa locale, come ci stiamo preparando per settembre 19.o mese dedicato alla tutela del Creato?

Le agenzie educative come gli scouts, l’oratorio, la stessa scuola, devono essere attente quando propongono scelte o aspetti più partitici. I ragazzi che curano sono figli degli abitanti del luogo e qui da noi, lo abbiamo visto, siamo divisi pressoché a metà, dobbiamo quindi evitare, da educatori, di stimolare ancor più le divisioni. Per carità, non dico che l’incontro con l’onorevole Baldelli non sia stato utile, non sia servito, don Igino citava spesso Bernanos “tutto è grazia”, quindi tutto serve, ma lo ritengo davvero inopportuno.


mercoledì 19 giugno 2024

Le Guardie Ecologiche approfondiscono il sistema sanzionatorio

Guardie Ecologiche in aggiornamento sulle sanzioni.

Domenica 16 giugno, presso la stazione ferroviaria di Fermignano, il Raggruppamento GEV PU ha incontrato per approfondimenti legislativi, il Comandante della Polizia locale di Porto S.Giorgio, Giovanni Paris.


Il comandante ha già tenuto approfondimenti per il raggruppamento sin dal 2007,  primi anni di operatività dell’associazione. È membro fondatore dell’Accademia di Polizia Locale (1) di Porto Sant'Elpidio, che ha lo scopo di mantenere informati gli agenti alle recentissime sentenze.

Si è trattato di aggiornare le guardie volontarie, alle disposizioni di legge che devono applicare in occasione di trasgressioni e violazioni ambientali. Si è parlato di modalità di accertamento, di contestazione delle infrazione, di notifica delle stesse, di rapporti con gli uffici contenzioni presso i comuni e gli enti delegati dalle stesse normative. A tutt’oggi abbiamo avuto alcune archiviazioni non comunicate (2) , o anche impropriamente avviate. Gli uffici spesso fanno riferimento ai 5 anni (3) di scadenza, per recepire le somme delle sanzioni, mentre in realtà i procedimenti dovrebbero essere il più veloci possibili e se necessario arrivare al termine quinquennale, dovrebbero essere giustificati (4).

Ecco perché è necessario che le guardie volontarie sappiano correttamente ciò che il sistema sanzionatorio preveda e quindi dovrebbero seguire il procedimento fino al suo termini, non bastando più limitarsi a verbalizzare la sanzione.


Si è parlato quindi di verbale di rapporto ovvero, la “fotografia” descritta di ciò che è accaduto, di scritti difensivi da parte dei trasgressori, di sanzioni da applicare, un terzo del massimo previsto o il doppio del minimo (5) , quello più conveniente per chi ha commesso l’illecito. Se poi il trasgressore, nei 5 anni successivi, ricade nello stesso illecito, si ha per lui la cosiddetta “reiterazione” o recidiva (6), si ha un rafforzamento delle sanzioni e la eventuale perdita delle licenze e autorizzazioni.

Il Raggruppamento GEV in questo momento ha acquisito altri due automezzi, per la vigilanza e Protezione Civile, ma ha le risorse limitate, affidate gran parte al 5x1000, non ricevendo dalla Regione alcun finanziamento, neanche per il carburante usato. Anzi dalla Regione ci dicono “sceriffi” (7), senza considerare che queste affermazione, oltre che essere denigratorie, rafforzano i rischi cui sono soggette le guardie nella vigilanza. Continuano le difficoltà di acceso alle documentazioni delle amministrazioni. A seguito di un nuovo decreto, la vigilanza zoofila effettuata anche dalle GEV, viene penalizzata nella


documentazione, presente a livello nazionale, dell’anagrafe degli animali di affezione. Oggi quella banca dati, dietro rilevamento del microchip, permette solo di vedere il nominativo del proprietario del cane, negando tutti gli altri dati a motivo che il benessere animale,  che è assegnato ai soli veterinari pubblici. Non sarebbe un grande problema, facendo le opportune richieste al servizio veterinario dislocato negli ambiti provinciali. Eppure difficoltà, ostruzionismo, riferimento alla privacy, dilazione temporale, non ci permettono di essere tempestivi negli accertamenti, nonostante che, nella vigilanza zoofila, le guardie abbiano le funzioni di Polizia Giudiziaria. 

Peccato, perché se si fosse più collaborativi, con anche azioni congiunte, si sarebbe più efficaci nella vigilanza del territorio, scopo prioritario della nostra giornata di approfondimento.

  1) https://accademiapolizialocale.wordpress.com/2024/05/22/sanzione-proporzionale-e-pagamento-in-misura-ridotta-ex-art-16-l-689-81-cass-civ-vi-03-05-24-n-11921/

2) Art 17 L. 689/1981

3) Art. 23 della L. 689/1981

4) https://www.cortecostituzionale.it/actionSchedaPronuncia.do?anno=2021&numero=151

5) Art. 16 L. 689/1981

6)  Art. 8 bis della L. 689/1981

7) guardare da 1.34 a 3.00 ore si parla delle GEV

martedì 21 maggio 2024

La nuova Fano Grosseto sotto la lente della Commissione di Aarhus

 La nuova Fano Grosseto sotto la lente della Commissione di Aarhus

Mercatello sul Metauro è un piccolo paese dell’entroterra urbinate, a 430 metri di quota ed a ridosso della dorsale appenninica centrale. Chi arriva in questa piccola città di 1360 abitanti, non può che notare l’operosità dei suoi cittadini per proporre il loro territorio: Bandiera arancione del Touring club per la qualità turistico-ambientale, bandiera Gialla per accoglienza e servizi al turismo in movimento, targa de I borghi più belli d’Italia. Vanta anche l’esser stato paese natio di Santa Veronica Giuliani, dottore della Chiesa e di Santa Margherita della Metola, protettrice delle persone diversamente abili.

Eppure una spina nel fianco ce l’ha: la grande incompiuta, la superstrada Fano Grosseto.

Iniziata nel 1990 con il ministro Prandini, realizzata con poco rispetto ambientale, il fiume diventava color latte per oltre 20 chilometri fino ad Urbania; la ditta di allora finì in tribunale, il WWF si costituì parte civile, ma il direttore dei lavori patteggiò. La strada riprese qualche anno dopo, per alcuni chilometri fermandosi alle porte del paese, in una strettoia difficilmente risolvibile, con una rupe sovrastante su cui è alloggiato l’acquedotto cittadino ed un precipizio sul fiume.

Oggi c’è un tentativo di apertura, ma in modalità cantiere, in un solo senso di marcia (verso l’Umbria) per soli 2000 auto giornaliere, con la strada del tratto umbro, non autorizzata per i lavori, dalla provincia di Perugia, perché a carreggiata troppo stretta. La piccola strada comunale della Guinza, diventerà la Fano Grosseto che si verserà al centro di Mercatello, sulla statale 73 bis.


Il fatto è che per questo nuovo progetto voluto dall’attuale Giunta Regionale, ha attuato un tracciato diverso dal progetto iniziale. L’Anas, che dirige i lavori, ha già fatto nuovi espropri: una casa abitata si trova col terreno requisito dal vecchio tracciato nella parte superiore ed davanti preso dal nuovo progetto. Non sono state tenute in conto le osservazioni effettuate, anzi non figurano affatto negli atti. Un altro proprietario ha proposto, al taglio di oltre 100 piante centenarie, di spostare a monte la nuova strada “Tanto la proprietà è sempre la mia, salviamo le piante” ha detto ai tecnici Anas intervenuti sul posto. Inascoltato!

Così alcuni abitanti di Mercatello, interessati al proprio territorio, si sono riuniti in comitato, Voci dalla Valle, hanno fatto incontri gremitissimi di persone, anche di altre cittadine limitrofe e hanno preso in considerazione di appellarsi alla Commissione di Aarhus presso la corte dei diritti dell’Uomo dell’ONU a Ginevra (1). 

A metà di giugno avranno una videoconferenza proprio con la Commissione per difendere il loro diritto partecipativo. A dirla tutta la Convenzione di Aarhus, è stata recepita in Italia come legge, nel 2001 ed in Europa come direttiva con proprio regolamento del 2006 e prevede, oltre l’accesso alle informazioni ambientali e alla giustizia amministrativa facilitata, anche la partecipazione dei cittadini ai piani e atti che coinvolgono l’ambiente, prima che questi terminino l’iter.

Tutto questo però risulta poco considerato da qualsiasi amministratore e manca da parte loro, una vera abitudine al confronto con i cittadini.

Ecco che allora, sempre Mercatello sul Metauro, è interessato dal metanodotto Brindisi Minerbio, nel tratto Foligno Sestino (2), che taglierà perpendicolarmente proprio il tracciato della Fano Grosseto.

Il gestore idrico Marche Multiservizi, ha proposto la realizzazione di un lago per fini potabili, proprio nel confine di Mercatello con l’Umbria. Diverse scosse di terremoto, con epicentro nei pressi della presunta diga, pare che abbiano fatto rinunciare al progetto (3).

Un impianto eolico a Sestino (AR) interessa diversi comuni compreso Mercatello. Sono 6 aeromotori con colonna da 125 metri di altezza e pale da 77 metri con potenza da 5 Milioni di Watt ciascuno (4).

Tutto questo contro 1360 abitanti nell’entroterra urbinate, nascosti tra le pieghe dell’Appennino; cosa può tutelare questi cittadini, se non la partecipazione, espressa dalla convenzione di Aarhus?



1) https://unece.org/env/pp/cc/pre.accc.c.2024.209_italy

2) http://www.ato1acqua.marche.it/atomarchen1/po/mostra_news.php?id=55&area=H

3) https://va.mite.gov.it/it-IT/Oggetti/Info/160

4) https://va.mite.gov.it/it-IT/Oggetti/Documentazione/10497/15536

Foto tratte dalla Pagina FB di Voci della Valle; cartellonistica da Google Maps

 

 

lunedì 20 maggio 2024

Pentecoste alla Madonna dei Sodi per la discarica di Riceci


Pentecoste alla Madonna dei Sodi per la discarica di Riceci

Domenica 19 maggio si è tenuto un incontro per sensibilizzare sulla situazione della discarica di Riceci. Proposto e condotto dal Movimento per la Laudato si. Si tratta di una organizzazione mondiale cattolica nata a seguito dell’Enciclica di Papa Francesco.

Il circolo Laudato sì di Pesaro, animato da Elisa Borselli, ha sollecitato un incontro presso l’edicola della Madonna dei Sodi, arrivandoci a piedi dalla antica parrocchia di Riceci che prima del 1954 era il riferimento spirituale per gli abitanti del Gallo. A condurre questo percorso c’é stato il vescovo di Pesaro Sandro Salvucci. Tantissime le persone presenti da riempire tutto il piazzale dell’edicola. Mons Salvucci ha officiato la santa Messa animata, dal coro di Sant’Angelo in Lizzola e dai ragazzi della parrocchia del Gallo.


Nell’omelia il vescovo ha fatto diversi riferimenti allo Spirito della Pentecoste e come questo è sceso a rinnovare la terra; una terra alle prese con la guerra, distruzioni, alterazioni ambientali. Ha messo in evidenza il motto francescano “Laudato sì per tutte le tue creature”, e che dobbiamo lodare Dio per riconoscerlo nelle sue creature. Lo Spirito che con un soffio crea e che ci guida alla verità, più vuoi essere un uomo felice e più la devi possedere. Satana il nemico, ci illude facendoci credere dei piccoli padroni del mondo, vogliamo possedere e accumulare denaro e se c’è qualcuno di ostacolo, nasce la violenza che tende ad eliminare. Lasciatevi guidare dallo spirito di verità, alle opere della carne si oppongono le opere dello Spirito, L’amore è un dono non un possedimento, è una grazia dono dello Spirito e i doni di Dio sono per tutti. E’ necessario abitare la terra con rispetto, pensando anche cosa lasciamo alle generazioni future e siamo fatti per vivere come fratelli. E’ la seconda volta che il vescovo viene alla madonna dei Sodi e aggiunge che questo luogo sia un presidio per la tutela e rispetto del creato, impariamoci a rinnovarci in tal senso è questo lo Spirito che rinnova.

Puoi cambiare il mondo partendo dai tuoi stili di vita personali abitudinari. Proviamo a migliorali con piccoli gesti domestici; sono piccole gocce di vita nuova e di speranza. Se ognuno di noi fa qualcosa potremo fare tutti molto.

Interessanti anche le intenzioni dei fedeli proposte dai ragazzi: non pensiamo di confinare la natura nel nostro giardino; impegniamoci nella ricerca di un modello veramente circolare di produzioni che ci assicuri risorse e preservi il patrimonio naturale per le generazioni future; non illudiamoci di poter sostituire una bellezza irripetibile e non recuperabile con un’altra creata da noi; la terra ci precede e ci è stata data. Le leggi possono essere redatte in forma corretta, ma spesso rimangono lettera morta o sono eluse con furbizia. Se i cittadini non controllano il potere politico nazionale, regionale, locale, neppure è possibile un contrasto ai danni ambientali.


I numerosissimi presenti hanno dimostrato di essere fedeli sensibili alla problematica della discarica. L’ecologia è una degli aspetti che via via sta prendendo corpo anche nei fedeli cattolici.

La partecipazione del pubblico agli atti e processi che coinvolgono l’ambiente è sancita da diverse leggi nazionali e europee. La convenzione di Aarhus è stata recepita come legge nel 2001ed ha tre colonne fondamentali: l’accesso all’informazione ambientale, la giustizia facilitata e la partecipazione del pubblico. Va infine ricordato, che la partecipazione fa parte della grande schiera dei diritti umani, che sono anche diritti etici.


 

 

sabato 16 marzo 2024

Partecipazione dei cittadini; no, si, mah...

 Partecipazione dei cittadini; no, si, mah...

Ho letto con interesse l’articolo di Alice Mauri sul Carlino di Pesaro di venerdì 15 marzo. Sul caso Riceci dove si titola “Aurora carica a testa bassa. Cacciate Pachiarotti rivogliamo Bartoli per decidere su Riceci”.

Al di là del caso, dove nessuno fa una bella figura, semplicemente assistendo alle varie convocazioni della commissione parlamentare antimafia, in queste decisioni dove i privati ovviamente fanno i loro interessi, c’è una figura profondamente dimenticata e bistrattata da tutti: i cittadini.

Nelle numerose decisioni che vengono proposte nel nostro territorio, cito alcuni esempi dalla cronaca, il digestore di Talacchio, l’impianto fotovoltaico di Sant’Angelo in Vado, la galleria della Guinza, il lago sul Candigliano, il metanodotto Brindisi Minerbio, ma anche l’antenna di Fiorenzuola, il nuovo laboratorio dell’Istituto zooprofilattico a Pesaro, il taglio improvvido di alberi, vedono i cittadini ribellarsi alle decisioni, sì imposte dall’alto, in maniera pragmatica senza un minimo di coinvolgimento pubblico.


Ho letto anche definire, in maniera poco analitica, dal una nota associazione ambientale, riguardo ai 5000 firmatari contro il digestore di Talacchio, di “scelta politica diversa” o anche tirare in ballo la solita sindrome di Nimby (dappertutto ma non nel mio giardino), il tutto per denigrare e sottovalutare la giusta opposizione dei residenti, ai progetti che li coinvolgono localmente, decisi da altri che abitano in tutt’altro territorio.

A Sant’Angelo in Vado il fotovoltaico è stato deciso dal dirigente provinciale, addirittura in piena difformità dalla norma sull’acceso agli atti del 1990 (1), che prevede il coinvolgimento dei confinanti interessati. La stessa cita “qualora da un provvedimento possa derivare un pregiudizio a soggetti facilmente individuabili, diversi dai diretti destinatari, l’amministrazione è tenuta a fornire loro, con le stesse modalità, notizia dell’inizio del procedimento”, mai avvenuta neanche nei confronti anche di Anas che lì gestisce la strada statale 73 bis. Nonostante tutto la ditta, qui ha richiesto al ministero, questi giorni, l’allacciamento alla sottostazione ENEL lì vicina.


Nel dialogare con la Presidente della Commissione ONU per la convenzione di Aarhus (2), per il fotovoltaico vadese, essa ha sostenuto che il caso era davvero interessante e che la partecipazione fa parte della più ampia schiera dei diritti umani. Va detto che questa convenzione, è diventata legge dello stato nel 2001 (3); la partecipazione rappresenta con l’accesso ai dati e informazioni, con una giustizia amministrativa agevolata, i tre pilastri fondanti della norma .

Eppure continuiamo ad avere autorizzazioni per motocavalcate nelle aree demaniali e aree Natura 2000, assegnate il giorno prima pubblicate il successivo, concessioni ai cacciatori dell’intera foresta demaniale di Monte Vicino per addestramento cani, senza far nulla sapere, anche per le associazioni che tutelano interessi collettivi, come il WWF.

Diversa è la situazione in caso di un progetto che richieda la Valutazione di Impatto ambientale, che spesso viene evitata dai committenti. In questo caso il pubblico deve essere coinvolto prima della fine del procedimento, le osservazioni dovrebbero essere prese in giusto conto ed inserite nella documentazione autorizzativa (4).

Molto interessante è una legge regionale del 2020 che prevede l’avvio di processi partecipativi per “atti normativi, progetti, procedure amministrative o scelte pubbliche su cui gli enti responsabili non hanno ancora assunto un atto definitivo (5).”

Per poter partecipare occorre conoscere gli atti delle amministrazioni pubbliche o dei gestori privati, equiparati per il servizio pubblico effettuato. In caso di diniego dei documenti richiesti, occorre creare giurisprudenza: infatti è possibile il ricorso al Tar “ in materia di accesso le parti possono stare in giudizio personalmente, senza assistenza del difensore” (6) e questo vale anche per i dati ambientali (7), dove il ricorso è del tutto gratuito mentre per il primo occorre pagare solo il contributo per lo Stato.


Molti enti pubblici si dimenticano ancora oggi, che la trasparenza è l’ordinario ed il diniego è l’eccezione.

Non è il caso dell’Unione Europea che quando si chiede un loro intervento risponde “ La ringraziamo per le sue osservazioni” o la stessa segretaria della commissione di Aarhus che si scusa per aver tardato di un giorno l’invio delle sue risposte.

Purtroppo penso che anche si professa politicamente per i più deboli e svantaggiati, cittadini, operai, debba rivedere le proprie politiche di di approccio verso le persone comuni.

E’ uno dei motivi che come coordinatore Guardie Giurate WWF Marche, spesso ho dato il contributo ai cittadini, che hanno problemi nei confronti di amministrazioni, progetti, scelte imposte.

Basta ricordare che l’accesso alle informazioni, è il primo passo per un cittadino consapevole, capace di dare dare il suo contributo verso la società in cui vive.


1) L. 241/1991 art. 7

2) Convenzione di Aarhus

3) L.108/2001

4) Direttiva2014/52EU

5) L.R. 31/2020

6) L. 241/1990 art 25 co. 5 bis art.23  D.Lgs. 2 luglio 2010, n. 104

7) D. Lgs 195/2005

mercoledì 4 ottobre 2023

Lodate Dio


Lodate Dio

Una esortazione redatta da un vero politico, da uno scienziato, da un Papa. Non poteva che iniziare rammentando il vangelo: ”Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro” Una sorta di invito pressante a fidarci maggiormente della Provvidenza.

Considerazioni sul cambiamento climatico che danneggia la vita di molte persone, che ha conseguenze sulla esistenza di popoli, che per quanto si cerchi di negarli, nasconderli, dissimularli, relativizzarli (c’é chi lo fa con metodo), sono sempre più evidenti. Il riscaldamento del pianeta sta provocando siccità alluvioni prosciugamento di laghi, spazza via persone. Un inquinamento provocato da una percentuale bassa più ricca della popolazione, rispetto al 50% di quella più povera. L’anidride carbonica ha raggiunto il massimo storico nel giugno 2023 di 423 parti per milione aumentando negli ultimi 50 anni ad una velocità inedita e che soprattutto non può più essere nascosta. 

A noi cosa viene chiesto? Nulla di più di una certa eredità che lasceremo dietro di noi, ai nostri discendenti. Eppure con la transizione energetica verso le rinnovabili, ben gestita, potremmo anche generare innumerevoli posti di lavoro in diversi settori.

Con la pandemia ci siamo accorti la stretta relazione che c’è tra nostra vita umana, gli altri esseri viventi e l’ambiente, con le relative ripercussioni su tutto il pianeta. Un pianeta troppo spesso saccheggiato, in nome di crescita illimitata, che entusiasma molti. Tanti non sono d’accordo su queste affermazioni e certe opinioni sprezzanti ed irragionevoli, in tal senso, si trovano anche all’interno della Chiesa Cattolica.

Le risorse non sono certo illimitate, ma il problema è l’ideologia per accrescere oltremodo il potere dell’uomo. Si passa dal dono di apprezzare quanto la terra offre, al diventare uno schiavo del capriccio della mente umana e delle sue capacità. Ciò che ci fa aumentare il potere, non sempre è un progresso per l’umanità; pensiamo alle tecnologie “mirabili” usate per decimare popolazioni,  per annientare gruppi etnici,  alle bombe atomiche.

 Contrariamente alla tecnocrazia, si afferma che il mondo che ci circonda non è un oggetto di sfruttamento, di uso sfrenato, di ambizione illimitata. Il Papa cita Solovev teologo russo, che ironicamente sostiene di questi ultimi anni: “Un secolo così progredito che perfino gli era toccata in sorte di essere l’ultimo”.

Troppo spesso oggi la decadenza della morale del potere reale, é mascherata da marketing e dalla falsa informazione. Troppo spesso si cede al denaro, in cambio di impianti pericolosi.

Nella nostra coscienza e di fronte ai nostri figli, che pagheranno per le azioni di noi padri, vale domandarsi: Quale è il senso della mia vita? Quale é il senso del mio passaggio sulla terra? Quale é il senso del mio lavoro e del mio impegno? Vale la pena ricordare che il bene, come anche l’amore, la giustizia e la solidarietà, non si raggiungono una volta per sempre; vanno conquistati ogni giorno.

E’ perciò necessario che i cittadini insieme, riprendano il controllo del potere politico, nazionale, regionale, municipale, per contrastare l’inquinamento e rispondere alle sfide ambientali, sanitarie, culturali, sociali consolidando il rispetto dei diritti umani basilari. Per fare ciò sono anche necessari spazi di conversazione, consultazione, arbitrato, partecipazione, per una sorta di democratizzazione nella sfera globale.

I negoziati internazionali, non possono essere significativi, se ogni paese tenta di privilegiare i propri interessi nazionali che ricadranno su di loro, come mancanza di coscienza e di responsabilità. Non possiamo però rinunciare a sognare, che la COP 28 porti una decisa accelerazione della transizione energetica. Non dobbiamo solo apparire sensibili al problema, ma anche avere il coraggio di effettuare i cambiamenti sostanziali. Non possiamo risolvere ciascun problema con la tecnica; ciò significa isolare cose che sono connesse, significa nascondere i problemi del sistema mondiale: un pragmatismo fatale che provocherà un effetto valanga.

Basta ridicolizzare la questione ambientale, come “verde” o romantica, per interessi economici. Diciamo che é un problema umano e sociale ampio a vari livelli.

Se vogliamo che la COP28 diventi storica dobbiamo aspettarci forme di transizione energetica con tre caratteristiche: efficienti, vincolanti, monitorabili.

«Perché si vuole mantenere oggi un potere che sarà ricordato per la sua incapacità di intervenire quando era urgente e necessario farlo?».

Riduzione a cura di Peppe Dini 

Lodate Dio originale https://www.vatican.va/content/francesco/it/apost_exhortations/documents/20231004-laudate-deum.html

domenica 24 settembre 2023

La partecipazioni dei cittadini è un diritto umano inalienabile.

La partecipazioni dei cittadini è un diritto umano inalienabile.

Siamo a Sant’Angelo in Vado, dove una società di Verona, ha proposto di installare un campo agrivoltaico da 6 megawatt, interessando 70.000 m. quadri, a 52 metri dal centro abitato.

I cittadini raccolgono 55 firme e inoltrano le osservazioni a gennaio, al dirigente del servizio pianificazione territoriale della Provincia di PU, dott. Maurizio Bartoli. La documentazione del progetto è pubblicata nel sito del servizio.


Non avendo risposte, ad aprile chiedo di sapere se le osservazioni sono state accettate ed in quale modo è stata garantita la partecipazione dei cittadini dato che anche i confinanti non hanno ricevuto alcuna comunicazione.

La sua risposta il dott. Bartoli, indica che con l’avvio del procedimento e la pubblicazione “sono state pienamente garantite le forme partecipative e di pubblicazione”.

Scrivo al difensore civico regionale, il quale sostiene che a lui compete solo l’accesso agli atti e non la partecipazione.

A luglio scrivo all’AGID agenzia governativa che ha il controllo della corretta applicazione dei dispositivi digitali nella amministrazioni pubbliche. Chiedo di intervenire perché i documenti pubblicati dal Servizio Pianificazione Territoriale sono tutti firmati in maniera tale, da crittografare l’intero documento. La Provincia mette a disposizione il programma di decifratura, ma queste operazioni sono eccessive ed ostacolano l’accesso, in particolare quando i progetti contengono anche 240 documenti (vedi digestore di Talacchio). In sostanza non risulta un “accesso facilitato” così come richiesto dal Codice dell’Amministrazione Digitale. La Cassazione è intervenuta in merito alle firme digitali nel 2017, dicendo che sia quelle che crittografano il documento e sia quelle che lo lasciano in chiaro, sono del tutto equivalenti. Stiamo aspettando la risposta dell’AGID.

Inoltre scrivo alla commissione per la Convenzione Aarhus presso l’ONU a Ginevra. Ho sostenuto la mancata partecipazione dei cittadini in particolare dei confinanti, diretti interessati.

Martedì 19 settembre sono stato convocato per una videoconferenza con detta commissione. La Presidente ed il Vicepresidente si sono congratulati per l’esposizione dei fatti e delle problematiche, sostenendo che la partecipazione dei cittadini rientra nella vasta categoria dei diritti umani. Il ministero dell’Ambiente dell’Italia, come controparte, ha sostenuto che abbiamo scritto molto tempo dopo la scadenza dei termini, non rispettando le modalità di accesso alla giustizia amministrativa. Ho ribattuto che le osservazioni sono state inviate tre giorni dopo la scadenza e che la giustizia amministrativa facilitata, è riservata solo per l’accesso ai documenti ambientali e non per la partecipazione.

Ho ringraziato per l’attenzione posta al caso da me sollevato, ribadendo che le autorità nazionali preposte, solitamente sono restie a dare risposte.

La commissione per la convenzione di Aarhus, giovedì, mi ha comunicato che il procedimento di realizzazione dell’impianto è stato bloccato.

Non conosco i poteri che ha questa Commissione ONU, né cosa significhi in pratica la messa in mora dell’Italia.

Certo è che la partecipazione dei cittadini è per le amministrazioni un obbligo. A tutti gli quelli che seguono le varie amministrazioni pubbliche dal punto di vista giuridico, ai vari dirigenti degli affari legali, ai dirigenti dei procedimenti che investono un territorio, ribadisco che è indispensabile coinvolgere il pubblico, prima della fine dei procedimenti, non farlo significa non rispettare i diritti umani dei cittadini comuni.

 

 1) foto degli striscioni messi dai cittadini Vadesi

2 ) schermata dell'incontro con la commissione Onu per la Convenzione di Aarhus, insieme con la cara interprete Katherine

 

mercoledì 13 settembre 2023

Fano Grosseto questa incompiuta.

Fano Grosseto questa incompiuta.

Ambientalista da 44 anni, ho sempre osteggiato questa strada proprio per i danni ambientali da questa attivati. Non era una soluzione, a mio avviso, quella proposta allora, nel 1990, né può essere la soluzione di oggi, quella di aprire una unica galleria a senso unico, verso la provincia di Perugia per soli 2000 veicoli leggeri, che per il ritorno dovranno passare a Bocca Trabaria. Si dice che sia una soluzione provvisoria, per intanto aprire il passaggio, senza fare altro se non l’inserimento di questa arteria, nella strada che da Mercatello sul Metauro, porta alla Guinza. I tracciati rimangono gli stessi esistenti, se non una parte a 4 corsie abbattendo 58 querce secolari ed altre piante pregiate. Quindi l’immissione nella ss 73 bis, proprio davanti il chiostro, al centro di Mercatello. Conseguenze saranno che il traffico veicolare certamente più intenso interesserà anche l’abitato di Sant’Angelo in Vado, con 28 incroci a raso, le frazioni di S.Giovanni in Petra, sulla Metaurense S.Silvestro, Calagostina e quindi Canavaccio, frazione di Urbino con 1600 abitanti. 

 
Qui non si tratta solo difendere le piante ed il paesaggio, ma anche aspetti di una ecologia integrale che riguardano la sicurezza e la salute di chi vive proprio sulla strada. Abitazioni e condomini confinanti, non saranno certamente tutelati, così come i loro abitanti. C’è poi la ristrettezza delle carreggiate non solo sulla provinciale per la Guinza. L’abbiamo percorsa, nei 5 anni di chiusura di Bocca Trabaria per il masso pericolante e per la frana, con ordigni esplosivi, quando occorreva andare a Roma o Arezzo. Ma anche dalla parte di Parnaciano (Umbria) dove è impossibile passare con due auto nello stesso tempo. Va anche detto che gli abitati tiberini, sono poco interessati a questo tracciato e più propensi alla sistemazione della E45 ammalorata in diversi punti.
 
Vale comunque la pena ricordare che nel 1990 tutti aderirono a questo sogno (parole di Paolo Cincilla sindaco di allora), ma col fallimento della ditta e la messa sotto inchiesta del Ministro Prandini per tangenti, si capirono così le vere motivazioni di questa opera. Allora la ditta Vienne costruzioni con i suoi lavori trasformò, con i suoi fanghi, il fiume Metauro di un bianco latte fin sotto Urbania. Il Presidente della Provincia stanziò 27 milioni di lire per il depuratore che si rilevò pressoché inutile. Il Sant’Antonio torrente della Giunza alterò, il suo equilibrio biologico e molte specie di fauna fluviale scomparvero. La Valle del Mulino dei Roghi, divenne una spianata per il deposito dei materiali estratti dalla galleria e lì stoccati. Sotto di esso, sotterrati, vi finirono gli automezzi e le scavatrici non funzionanti, della ditta.
Poche le proteste di allora; giovani e pescatori vadesi si trovarono con cartelli e striscioni alla galleria, ma nessuno intervenne da Mercatello. Il WWF intentò la costituzione di parte civile, che saltò, a causa della richiesta di patteggiamento del direttore di cantiere. 
 
Ho partecipato all’incontro pubblico promosso a Mercatello del 7 settembre. Ho ascoltato attentamente tutti, prima i sindaci, poi ex amministratori, quindi i cittadini. Alcuni dei primi hanno affermato di non sapere, eppure alla conferenza indetta hanno votato sì col parere condizionato del vecchio tracciato, altri hanno affermato di non conoscere le varianti. L’ultima presentata dall’ANAS nel 2018 e avvalorata nel 2020, segno che non si seguono gli sviluppi dei progetti che coinvolgono il nostro territorio. Inoltre pur essendo di fatto, questo di oggi, un nuovo tracciato le autorizzazioni sono quelle del 1987. Perchè?
 
Un elogio al volontà dei cittadini di Mercatello, che hanno promosso questo incontro e che così chiedono di partecipare. La partecipazione è così importate e garantita dal 1990, solo che deve essere chiesta ed assegnata sempre, non solo nei momenti più cruciali. Ed è altrettanto importante che gli amministratori, anche quelli regionali, sentano prima, il parere dei cittadini coinvolti nei procedimenti autorizzativi.
 
Il nostro territorio interno, va salvaguardato da attacchi sempre più massicci, fatti per spremere risorse a svantaggio dell’ambiente: il 4 settembre c’è stata la conferenza per il metanodotto Sulmona Sestino che attraverserà il territorio di Mercatello proprio sul nuovo tracciato della Fano Grosseto e sbucherà a Fiumelungo, per proseguire a Borgo Pace e quindi Sestino. Poi c’è l’eolico della Badia del vento, con 6 pale da 6,6 megawat ciascuna, 3 volte più grandi di quelle di Apecchio, che interesserà il comuni di Borgo Pace e Mercatello, soprattutto con la viabilità cantieristica, per portare sul posto pale da circa 100 m.
 
In conclusione credo che la soluzione del nostro entroterra, sia nel valorizzare le sue peculiari caratteristiche cultura, ambiente, gastronomia. Il trasporto è a mio avviso secondario seppure importante, visto la piega che prenderà, con la carenza di combustibili fossili che avremo; dovremo sicuramente ritornare ai trasporti pubblici. Inoltre è necessaria la riscoperta del meno, di quello che abbiamo, valorizzandolo: solo così capiremo che meno è di più.
 
N.B. Le foto riguardano gli scarichi provocati dai lavori in galleria, sono del 2000; abbiamo avuto 10 anni di questi scarichi. La prima è il Sant'Antonio torrente che proviene dalla Guinza, dove è collocato proprio il potabilizzatore di Mercatello sul Metauro, la seconda è la confluenza del Sant'Antonio con il Metauro, la terza riguarda il Metauro a Sant'Angelo in Vado. Il  bianco lattigginoso proseguiva fino oltre Urbania. Non conteneva solo fanghi , ma anche flocculanti, tensioattivi, oli minerali. Il WWF uscì con diversi articoli sulla stampa, chiedendo alla magistratura di intervenire non solo per inquinamento acque, ma anche per alterazione paesaggistica, per cui ottenne la partecipazione civile al processo intentato ai dirigenti del cantiere.

sabato 29 luglio 2023

La partecipazione dei cittadini

La partecipazione dei cittadini.

In questi giorni è emerso in maniera preponderante il problema della discarica di Riceci, tempo fa c’è stato il problema del digestore di Talacchio, l’antenna di Fiorenzuola, gli agrivoltaici di Sant’Angelo in Vado, di Rio Salso, di Cartoceto, i super eolici dell’alpe della Luna. Viene proprio da chiedersi, ma il cittadino che ruolo ha? Cosa può fare? Quali normative possono aiutarli?

La più chiara e più assodata è quella del 1990 sull’accesso agli atti amministrativi (1) che indica proprio l’obbligo di convocare i diretti interessati diversi dal committente da coinvolgere nel procedimento. Il guaio di questo dispositivo è che devi essere un cittadino che deve avere un interesse reale dimostrato: in sostanza devi essere un confinante, un dirimpettaio, un espropriando. Chi potrebbe intervenire in aiuto? In questo caso sono le associazioni ecologiste che avendo un interesse collettivo pubblico, nel caso di interventi ambientali, posso chiedere di partecipare al procedimento. La normativa sulle energie rinnovabili del 2003 prevede che gli impianti sono di pubblica utilità ma devono essere realizzati nel rispetto delle norme ambientali, culturali e storiche e con le modalità della legge su citata (2) Quello che spesso ho fatto come WWF per venire incontro alle esigenze dei cittadini; poi ci sono anche amministrazioni che negano caparbiamente questi documenti, pur essendo i richiedenti tra i promotori del procedimento e non sempre serve la denuncia di omissione di atti d’ufficio, perché vengono archiviate dalle procure.

Un’altra norma importante è quella sull’accesso ai dati ambientali del 2005 (3); anche qui si mette in evidenza il diritto alle informazioni ambientali del cittadino, in virtù di una serie di direttive UE che chiedono in caso di valutazioni ambientali di informare il pubblico prima della fine del procedimento. Questa norma permette il ricorso al TAR facilitato anche senza avvocato e senza contributo unificato. E’ quella che obbliga le amministrazioni a pubblicare le informazioni ambientali; eppure, per esempio, una serie di ordinanze sul divieto di uso dell’acqua potabile di Urbania di alcune settimane fa, non sono state pubblicate così pure come quelle di Sant’Angelo in Vado dello scorso anno. 

  Altre leggi come quelle dello statuto comunale inserito nel Testo unico degli enti locali del 2000 (4), che nei suoi primi articoli ha assorbito le disposizione dei statuti comunali e provinciali i quali prevedono appunto la partecipazione del pubblico.  

C’è anche la legge regionale del 2020 sulla partecipazione che contiene bellissimi spunti per i diritti del cittadino, ma che di fatto risulta spesso disapplicata. (5)  

Altra disposizione ancor più poco considerata e la legge che ha approvato la Convenzione di Aarhus, (6) che basandosi su tre colonne portanti, prevede l’accesso alle informazioni ambientali, la giustizia amministrativa in merito, la partecipazione. Questa norma riguarda anche ed in modo esplicito “qualsiasi altra persona fisica o giuridica che abbia responsabilità o funzioni pubbliche o presti servizi pubblici aventi attinenza con l'ambiente sotto il controllo degli organi o delle persone”. Sì, i gestori privati dei servizi pubblici sono equiparati agli enti pubblici così come previsto anche dalle disposizioni già citate. Questi seppure vincitori di premi ambientali, non sono evidentemente così trasparenti, basta vedere come (non) hanno coinvolto i cittadini nel procedimento della discarica di Riceci, o come (non) pubblicano le analisi delle acque potabili nel loro sito web, analisi richieste all’ANAC, ma non ancora nel portale. Ci sono anche amministrazioni come l’Unione montana di Urbania che autorizza il passaggio di motociclette all’interno del demanio forestale due giorni prima della gara, impedendo così di fatto la partecipazione al procedimento delle associazioni ad interesse collettivo. (7)  


Occorre che il cittadino affili le proprie armi e chieda in maniera incessante il diritto a partecipare, anche se diversi amministratori, persino progressisti, ritengono che non c’è proprio bisogno. Non c’è neanche giurisprudenza in merito, segno di poco pressione nei confronti di amministrazioni e gestori.  

Intanto è possibile attivarsi. Ad esempio il servizio pianificazione territoriale della Provincia, firma i documenti progettuali, quelli che dovrebbe vedere il cittadino, in maniera criptata. E’ vero che si mette a disposizione un programma per la decifratura, ma pensate ad un progetto come quello del digestore di Talacchio con oltre 200 files, diventa una impresa per l’utente. C’è la possibilità non utilizzata dal servizio di firmare in maniera leggibile, ha lo stesso valore dell’altra come sostiene la Cassazione (8), ma questo aspetto seppure sottolineato più volte, non viene effettuato. Ho scritto all’AGID agenzia governativa dell’informatizzazione, che vigila sulla giusta applicazione del Codice dell’amministrazione digitale (9), per chiedere l’uso di formati aperti, editabili, come prevede anche la norma sulla trasparenza (10) e facilità di accesso ai documenti (11). Altro aspetto è il ricorso alla commissione ONU in Svizzera sull’applicazione della convenzione di Aarhus (12). Nell’impianto agrivoltaico di Sant’Angelo in Vado il dirigente del servizio territoriale risponde che la partecipazione del pubblico si è risolta con la pubblicazione dei documenti per 60 giorni, ma si è dimenticato di informare quei cittadini direttamente interessati a confine dell’impianto.  

Vale la pena ricordare che la partecipazione dei cittadini è estremamente importante, prevista da una vasta serie di norme, anche regionali e sollecita il coinvolgimento dei cittadini alla vita sociale, assicura trasparenza, coerenza, conoscenza dei luoghi, qualità del procedimento.

1) L. 241/1990 sull'accesso ai dati amministrativi 

2) D. Lgs 387/2003 art. 12 co. 3 "...nel rispetto delle normative vigenti in materia di tutela dell'ambiente, di tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico, che costituisce, ove occorra, variante allo strumento urbanistico" co. 4"...nel rispetto dei principi disemplificazione e con le modalita' stabilite dalla legge 7 agosto1990, n. 241."

3) D. Lgs 195/2005

4) D.Lgs 267/2000 Testo Unico Enti  Locali 

5) L. R. Marche n. 31/2000

6) L. 108/2001 La partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l'accesso alla giustizia in materia ambientale. Convenzione di Aarhus

7) L. 241/1990 art. 7 coinvolgimento interessati, art. 22 definizioni

8) Sentenza Cassazione Sezioni Unite Civili n. 10266 pubblicata il 27 aprile 2018

9) D. Lgs 82/2005 CAD Codice Amministrazione Digitale

10 D. Lgs 33/2013 art 7 Dati aperti e riutilizzo

11) D. Lgs 82/2005 CAD art. 3

12)  https://www.isprambiente.gov.it/it/garante_aia_ilva/normativa/Normativa-sull-accesso-alle-informazioni/normativa-sovranazionale/la-convenzione-di-aarhus

Foto cittadini contro discarica di Riceci di STEED CAMERO

Foto eolico da www.edocr.com tutela Montefentro Valtiberina

 

lunedì 1 maggio 2023

Da che parte sta?


Caro Peppino. Mi permetto di chiamarti così Presidente, dato che siamo quasi coetanei.

Ormai settantenne continuo a impegnarmi nella vigilanza ecologica come sai. In questi anni di vita mi sono da sempre impegnato nella difesa dei diritti dei cittadini, nella tutela ambientale ed in quella dei cosiddetti beni comuni.


Spero che tutto questo sia sufficiente per capire da che parte sto.

Leggere dell’aumento dei stipendi della partecipata Marche Multiservizi, da te avvallati, mette il dito su una piaga che da anni va emergendo: ma il tuo partito sì tanto progressista, da che parte sta? O parafrasando Moretti “fa qualcosa di sinistra”.

Nulla valgono le cerimonie, specialmente quelle ancorate al passato, nè miti ed eroi, se oggi non riusciamo ad essere difensore dei deboli, di quelli che non hanno niente, dei sfortunati, dei cittadini comuni.

Non si riesce neanche a difendere o meglio a capire, l’importanza della partecipazione dei cittadini, alla gestione della cosa pubblica.

Accade che la tua Provincia approva un digestore di biogas, eppure i cittadini raccolgono 5.000 firme per opporsi e continuano a lottare per questo.

Siamo invasi da una marea di impianti ad energia rinnovabile e la tua Provincia nel rilasciare la non assoggettabilità alla VIA, sostiene che la partecipazione è garantita dalla sola pubblicazione all’albo pretorio, facilitando di fatto il committente, non chiamando in causa i portatori di interesse, come avrebbe dovuto. 

Accade che a Mercatello, dopo una serie di vari proposte, si espropriano terreni alla luce del 4.o-5.o (?) progetto della Fano Grosseto, senza che i cittadini ne fossero avvisati prima, durante il procedimento decisionale. 

Che dire poi del biolaboratorio di Pesaro, la cui decisione è sorvolata sul capo dei cittadini stessi, che si sono ribellati costituendo un comitato. 

O si decide una discarica a Petriano senza aspettarci che i cittadini si ribellino e non è la sindrome di NIMBY, come un caro amico ambientalista direbbe, bensì impedire una decisione senza che sia avvallata dalla gente che lì ci vive. 

L’informazione e la partecipazione, certamente non facilitano i procedimenti e non permettono decisioni dall’alto, cui noi cittadini ormai siamo soggetti a subire, ma è la maniera più giusta per amministrare i beni pubblici. I pragmatici del passato che ricorderai, furono sommersi di monetine.

Se davvero non vogliamo consegnare ad altri la gestione dei nostri territori, dei nostri problemi, delle nostre esigenze, occorre avere il coraggio di una riconversione profonda, che metta in prima persona le esigenze dei più bisognosi, di quelli più in difficoltà, della gente che fa fatica a percorre il giorno su giorno, altrimenti avremo ancora un aumento di quelli, che anche per motivi nobili, rifiutano di andare a votare, per chi non li rappresenta più.