Nuove norme europee per l’acqua potabile.
Con la Direttiva UE 2020/2184 del 16.12.2020 entrata in vigore il 12
gennaio 2021, l’Europa intende rivedere i parametri di controllo,
le garanzie e le prescrizioni delle acque potabili, di quella di
sorgente e di quella del rubinetto imbottigliata.
Una associazione di consumatori il Right 2 Water aveva chiesto, con
una raccolta di un milione e mezzo di firme, la revisione della
direttiva, che in Italia era stata recepita nel 2001 (D. Lgs. 31/2001)
e tuttora in vigore.
Quattro le aree da cambiare e dove si
è intervenuti:
elenco dei valori di parametro basati sulla qualità,
migliorare decisamente il ricorso basato sul rischio
incrementare e valorizzare le informazioni fornite ai consumatori
omologare i materiali che entrano in contatto con queste acque e
relative implicazioni sulla salute umana.
Alla luce degli studi effettuati dall’OMS, nelle analisi si sono
aggiunti enteropatogeni e la legionella, gli interferenti endocrini
di cui uno in particolare e 6 parametri chimici (il cromo è tuttora
in studio presso OMS). In particolare il piombo che per 15 anni dovrà
avere un valore di 10 microgrammi. Entro il 2024 saranno stabilite le linee guida per il rilevamento, la frequenza di campionamento, i valori di parametro dei PFAS, non analizzati finora, rilevati nelle acque potabili del Veneto ed in alcuni pozzi privati di Fermignano PU. Vengono resi meno rigidi 3
parametri e eliminati 5; i parametri cosiddetti “indicatori” non
intervengono direttamente sulla salute, ma stabiliscono il corretto
funzionamento degli impianti. In sostanza diventano 55 parametri di
analisi, contro i 63 della precedente direttiva.
Quindi acque sicure, non solo per l’assenza di sostanze e
microrganismi nocivi, ma anche per la presenza di quantità giuste di
minerali nelle acque addolcite, desalinizzate.
Un approccio sul controllo delle acque, basato su piani di gestione
della sicurezza dell’acqua, sui suoi possibili rischi, non solo
quindi monitoraggio, tempo e risorse dedicate alle analisi delle
sorgenti, serbatoi, reti; ma anche valutazione dei possibili rischi
delle aree e dei bacini di captazione, in sostanza sull’intera
catena di approvvigionamento.
E’ quindi, una valutazione e gestione del rischio dei bacini
idrografici, con un approccio olistico, che tenda alla riduzione dei
rischi prima delle analisi, per ridurne soprattutto l’inquinamento,
con attenzione in più, alle microplastiche ed interferenti
endocrini.
Rispetto dei parametri al rubinetto, almeno nei locali prioritari
quali ospedali, RSA, scuole, ristoranti, dove sarà necessario fare
controlli.
E’ necessaria una omologazione, a livello europeo, dei materiali
che vengono a contatto con l’acqua potabile, perché questo tipo di
sostanze, possono avere un impatto sulle acque attraverso la
migrazione di sostanze potenzialmente nocive o alterandone l’odore,
il sapore, il colore.
La direttiva sarà rivista tra 9 anni per un necessario riesame alla
luce di tutto questo.
Nei casi in cui l’erogazione
di acqua rappresenti un potenziale pericolo per la salute umana, la
sua fornitura dovrebbe essere vietata o l’uso della stessa
limitato, ma era già così. Le deroghe alla direttiva sono
condizionate dal fatto che non sia messa a rischio la salute umana.
Su iniziativa dei cittadini
europei «Acqua potabile e servizi igienico-sanitari: un diritto
umano universale! L’acqua è un bene comune, non una merce!», la
UE ha invitato gli Stati membri a garantire l’accesso a un livello
minimo di erogazione idrica a tutti i cittadini, in conformità alle
raccomandazioni dell’OMS (40 litri/giorno), ma a discrezione degli
stati membri.
I consumatori inoltre
dovrebbero ricevere informazioni in modo facilmente accessibile su
tutto il sistema acqua, dovrebbero avere accesso a informazioni
chiare in materia ambientale a livello nazionale; tali informazioni
dovrebbero essere aggiornate, accessibili online, così come i
risultati dei programmi di monitoraggio, informazioni sui
procedimenti di trattamento e disinfezione dell’acqua applicati,
informazioni sul superamento dei valori di parametro pertinenti per
la salute umana, sulla valutazione e gestione del rischio del sistema
di fornitura, consigli su come ridurre il consumo idrico ed evitare i
rischi per la salute causati dall’acqua stagnante; ma anche
informazioni complementari che potrebbero essere di utilità per il
pubblico, quali informazioni sugli indicatori, ai dati storici
disponibili, sull’efficienza della prestazione, i tassi di perdita,
l’assetto proprietario e la struttura tariffaria.
L’aspetto della trasparenza
dei dati dell’acqua pervade tutti gli atti preparatori della
direttiva dal marzo 2018, è poco considerato, soprattutto dai
gestori privati, ma il paradigma inserito nella direttiva è preciso:
più trasparenza, più fiducia da parte dei consumatori, più uso
dell’acqua del rubinetto.
A tal fine la direttiva
richiama anche la convenzione di Aarhus del 1998, recepita in Italia
con la L.108/2001 sulle informazioni ambientali, dati da fornire sia
tempestivamente su richiesta, che da diffondere attivamente.
Altro aspetto della norma
europea, è la riduzione delle perdite delle reti messe in evidenza
anche dall’ISTAT.
La direttiva europea, sulle
acque potabili, dovrà essere recepita entro 3 anni dagli stati
membri.
https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=OJ:L:2020:435:FULL&from=ES
la direttiva UE
https://www.arpal.liguria.it/images/stories/testi_normative/DLgs_31-2001.pdf
attuale norma sulle acque potabili
https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=LEGISSUM:l28056&from=IT
convenzione di Aarhus
https://www.istat.it/it/files/2020/03/Le-statistiche-Istat-sull%E2%80%99acqua.pdf
Acqua ISTAT
https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/acqua-potabile-rete-colabrodo-si-perdono-274mila-litri-minuto/886100ba-5841-11e8-9f2b-7afb418fb0c0-va.shtml
perdite reti
http://dati.istat.it
su “distribuzione acqua comuni” verificare perdite del proprio
acquedotto.