lunedì 1 maggio 2023

Da che parte sta?


Caro Peppino. Mi permetto di chiamarti così Presidente, dato che siamo quasi coetanei.

Ormai settantenne continuo a impegnarmi nella vigilanza ecologica come sai. In questi anni di vita mi sono da sempre impegnato nella difesa dei diritti dei cittadini, nella tutela ambientale ed in quella dei cosiddetti beni comuni.


Spero che tutto questo sia sufficiente per capire da che parte sto.

Leggere dell’aumento dei stipendi della partecipata Marche Multiservizi, da te avvallati, mette il dito su una piaga che da anni va emergendo: ma il tuo partito sì tanto progressista, da che parte sta? O parafrasando Moretti “fa qualcosa di sinistra”.

Nulla valgono le cerimonie, specialmente quelle ancorate al passato, nè miti ed eroi, se oggi non riusciamo ad essere difensore dei deboli, di quelli che non hanno niente, dei sfortunati, dei cittadini comuni.

Non si riesce neanche a difendere o meglio a capire, l’importanza della partecipazione dei cittadini, alla gestione della cosa pubblica.

Accade che la tua Provincia approva un digestore di biogas, eppure i cittadini raccolgono 5.000 firme per opporsi e continuano a lottare per questo.

Siamo invasi da una marea di impianti ad energia rinnovabile e la tua Provincia nel rilasciare la non assoggettabilità alla VIA, sostiene che la partecipazione è garantita dalla sola pubblicazione all’albo pretorio, facilitando di fatto il committente, non chiamando in causa i portatori di interesse, come avrebbe dovuto. 

Accade che a Mercatello, dopo una serie di vari proposte, si espropriano terreni alla luce del 4.o-5.o (?) progetto della Fano Grosseto, senza che i cittadini ne fossero avvisati prima, durante il procedimento decisionale. 

Che dire poi del biolaboratorio di Pesaro, la cui decisione è sorvolata sul capo dei cittadini stessi, che si sono ribellati costituendo un comitato. 

O si decide una discarica a Petriano senza aspettarci che i cittadini si ribellino e non è la sindrome di NIMBY, come un caro amico ambientalista direbbe, bensì impedire una decisione senza che sia avvallata dalla gente che lì ci vive. 

L’informazione e la partecipazione, certamente non facilitano i procedimenti e non permettono decisioni dall’alto, cui noi cittadini ormai siamo soggetti a subire, ma è la maniera più giusta per amministrare i beni pubblici. I pragmatici del passato che ricorderai, furono sommersi di monetine.

Se davvero non vogliamo consegnare ad altri la gestione dei nostri territori, dei nostri problemi, delle nostre esigenze, occorre avere il coraggio di una riconversione profonda, che metta in prima persona le esigenze dei più bisognosi, di quelli più in difficoltà, della gente che fa fatica a percorre il giorno su giorno, altrimenti avremo ancora un aumento di quelli, che anche per motivi nobili, rifiutano di andare a votare, per chi non li rappresenta più.

lunedì 24 aprile 2023

CITTADINI IN PARTECIPAZIONE: Il contrario di Pubblico non è privato , ma “oscuro, nascosto”

Cittadini in partecipazione

Il contrario di Pubblico non è privato , ma “oscuro, nascosto”


Egregio dottor Maurizio Bartoli servizio 6 Provincia di Pesaro Urbino

Scrivo queste note in forma aperta, a seguito della sua nota di risposta alla richiesta dei 55 cittadini di Sant'Angelo in Vado in merito al campo agrivoltaico realizzabile a 50 m dal centro abitato.


La nostra richiesta verteva, sulla informazione e partecipazione dei cittadini al procedimento così come indicato dalla convenzione di Aarhus recepita In Italia dal 2001 (1).

La sua risposta ineccepibile, ha riguardato la garanzia dell'informazione, a seguito della pubblicazione all'albo pretorio della documentazione dell'agrivoltaico (2).

Va detto che il committente, ha chiesto la non assoggettabilità alla Valutazione di Impatto Ambientale VIA e con questa richiesta, assecondata, il progetto riceve così un iter agevolato da facilitarne la realizzazione senza che cittadini interessati, confinanti dirimpettai abbiano ricevuto una qualsiasi informazione relativa all'impianto fotovoltaico.

Ora la normativa sui procedimenti amministrativi, prevede che l'amministrazione, è tenuta ad informare tutte quelle persone che dal procedimento, possano loro derivare un qualsiasi pregiudizio, allo stesso modo con cui informa il committente (3).

Nelle tavole di progettazione non risulta essere presente la tavola di raccolta dei casellari di confine all'impianto, con i nominativi dei confinanti da contattare alla pari del committente, come avviene solitamente, nei progetti presentati alla regione e questa e la prima vera mancanza del suo ufficio.

Inoltre come ho già fatto modo di di rilevare in altri procedimenti, i documenti pubblicati, sono in formato firma digitale; ora la normativa sulla trasparenza prevede che tutti i documenti pubblicati siano informato aperto editabile (4) E’ pur vero che viene messo a disposizione degli utenti il programma Dike per per la conversione dei file, ma questo comporta per il cittadino utente un aggravio in più, infatti i documenti pubblicati devono essere di facile accesso, cosa che il suo ufficio puntualmente non applica (5).

Le chiedo perciò di adoperarsi, al fine di applicare tutte le norme che favoriscono la partecipazione attiva del pubblico, per garantire una effettiva forma partecipativa di tutti i cittadini, che diversamente se li troverà ovviamente contro.


Dedicata anche a tutti quei cittadini che combattono le amministrazioni pragmatiche, interventiste in tema di abbattimento piante urbane, realizzazione di impianti eolici, fotovoltaici, discariche e impianti di biogas, strade, in sostanza tutti quei progetti e realizzazioni, imposti, non condivisi.



1) L.108/2001 Applicazione Convenzione di Aarhus

3) art. 7 L. 241/1990

4) D.Lgs 33/2013 art. 7; art. 1 e art. 68 D. Lgs 82/2005

5) art. 3 D. L.gs 82/2005 

2) Lettera di risposta del Arch. Maurizio Bartoli


 

sabato 25 marzo 2023

Le Guardie Ecologiche Volontarie del Raggruppamento GEV PU sono sul territorio

Le Guardie Ecologiche Volontarie del Raggruppamento GEV PU sono sul territorio

Le guardie volontarie del Raggruppamento GEV PU sono intervenute giovedì 23 marzo sulla provinciale 81 che da Sant’Angelo in Vado va a Piobbico, all’altezza del ponte di San Paterniano detto anche “ponte di Visani, in comune di Urbania, a ridosso della foresta Demaniale di monte Vicino.


Da una segnalazione di escursionisti, sono apparsi sotto il ponte, nell’acqua del torrente Bottrina che alimenta i pozzi dei residenti fino ad Urbania, ben 8 sacchi di scarti di macellazione di animali.

Un controllo diretto sul posto, sono risultati di macellazione di cinghiali; sono rinvenute fra gli scarti, anche due grosse teste di suinidi. Il rilievo è stato fatto, con le dovute attenzioni previste nel caso di eventuale PSA (Peste Suina Africana).

Il presidente del Raggruppamento GEV, debitamente informato dalle guardie sul posto, ha contattato il veterinario capo dell’Asur di Fano, i carabinieri forestali per le opportune indagini, il Cras per il recupero degli animali ed il comune di Urbania per avere a disposizione alcuni operai per il possibile recupero, non
intervenuti. Sul posto hanno operato ben 6 persone con 4 automezzi.

Non è stato semplice arrivare al torrente ed estrarre i sacchi lì gettati dal ponte. L’indagine sui fatti saranno condotte dai Carabinieri Forestali di Carpegna intervenuti, quella sulla Psa, dai veterinari di Urbino che hanno recuperato tre milze da analizzare, dal veterinario del Cras per scoprire eventuali metodi di uccisione e ai fini amministrativi dalle GEV.

Un gesto veramente rimarchevole quello dell’abbandono dei scarti, che penalizza tutta la categoria dei seguaci di Diana, anche alla luce della scarsità idrica che stiamo vivendo.

Il giorno prima, le guardie ecologiche volontarie avevano ravvisato dei lavori di ripulitura del sottobosco lungo la ss Adriatica, in via san Biagio comune di Fano, zona vincolata. Si è provveduto ad avvisare tramite Pec, l’Ufficio Ambiente del comune di Fano e Provincia, interessati ai vincoli, alle relative autorizzazioni e prescrizioni, nonché i Carabinieri Forestali.

lunedì 20 febbraio 2023

Le attività 2022 del Raggruppamento GEV PU

Le attività 2022 del Raggruppamento GEV PU

Il raggruppamento GEV PU è una associazione di vigilanza ambientale nella quale sono inseriti soci che appartengono anche ad altre associazioni e aderendo alla FEDERGEV Italia è riconosciuta dal Ministero della Transizione. Lo scopo è la vigilanza dell’ambiente ed i soci operativi sono tutti pubblici ufficiali con competenze previste nei rispettivi decreti prefettizi e Provinciali. Ci sono guardie ecologiche, ittiche, venatorie, zoofile, funghi e tartufi, tutti con funzioni di polizia amministrativa e nel caso ittico/idraulico e zoofilo con funzioni di polizia giudiziaria.

Possono accertare le infrazioni relativamente alle descrizioni contenute nei rispettivi decreti prefettizi; per questo possono assumere informazioni, fare rilievi, di qualsiasi genere, fotografie e tutto ciò che può servire a consolidare l’accertamento delle violazioni. Vestono una particolare uniforme e le loro auto hanno una specifica livrea, come indicato negli atti depositati in Prefettura.

Nel 2022 hanno effettuato i servizi così come Inviati al Questore che ne coordina le attività, qui riportati:

  1. 244 servizi

  2. 684 ore complessive

  3. 9001 km percorsi

  4. 126 persone controllate

  5. 25 verbali amministrativi effettuati

  6. 7932 € importo totale sanzioni

  7. 2 comunicazione di reato ex 331 cpp

  8. 2 ordinanze ripristino luoghi e installazione contatore pompa

  9. 10 comunicazioni agli enti

  10. 34 animali selvatici recuperati per il CRAS

  11. 3 interventi di protezione civile antisciacallaggio a Cantiano e controllo boschivo


Queste attività sono state possibili grazie all’uso di risorse e mezzi personali; a fine anno sono stati ricevuti 1800 € del 5 x 1000 segno sempre più evidente della considerazione che i cittadini anno del Raggruppamento; inoltre il Ministero degli affari sociali ha concesso un contributo di 5000 € come disposto per le associazioni di volontariato. Inoltre ci è stato donato da un privato, un gruppo elettrogeno da 2 kw per le attività previste. Alla Regione è stato chiesto un rimborso per la benzina degli automezzi di 5300 €.

Non sono mancate le difficoltà, ma fa davvero specie quando queste sono promosse proprio dagli enti cui dovremmo collaborare. Infatti l’Unione dei comuni di Urbania ha annullato ben 6 verbali sulla forestazione lasciandoci in difficoltà, dato che l’avvocato del settore Ambiente della Regione sostiene la validità dei nostri interventi; mentre l’agronomo del settore Forestazione della Regione sostiene il contrario in virtù di una delibera, non applicando invece quella che viene definita gerarchia delle fonti giuridiche.


Cosi come ancora manca il riconoscimento del corso Gev promosso dall’Università di Urbino, con tutti i carismi voluti dalla Regione, che si è ripresa la formazione professionale, prima delegata alla Provincia e questa ci nega la nomina perché non presente agli esami. Ciò comporta il mancato decreto a 16 nuove guardie la cui domanda è stata presentata 15 mesi fa. Abbiamo chiesto un incontro con la Prefettura per avere risposte, non ancora fornite nonostante diversi solleciti effettuati.

Anche la Regione nonostante diverse proposte, pare con non voglia modificare la legge GEV che è del 1992, con le necessarie modifiche intercorse, da effettuare.

Viene da chiedersi quanto si creda davvero nella tutela ambientale e pare davvero veritiera l’affermazione del dott. Gratteri “Il potere non ama il controllo”.



venerdì 17 febbraio 2023

Agrivoltaico a Sant’Angelo in Vado

Agrivoltaico a Sant’Angelo in Vado

40 vadesi questi giorni riuniti, hanno parlato e discusso del nuovo impianto fotovoltaico o meglio agrivoltaico, che si vorrebbe realizzare proprio alle porte di Sant’Angelo in Vado. Si tratta di un sistema di produzione di elettricità dal sole, abbinata al contemporaneo uso del terreno. Infatti i pannelli che vorrebbero installare in località Cà Rinalduccio sono situati ad una altezza di 4 metri dal suolo, in modo tale che vi possano passare sotto le macchine agricole. Saranno orientabili da est ad ovest.


Vicinissimo al centro abitato, una ditta tedesca ha chiesto di poter fare questo agrofotovoltaico, su ben 7 ettari si installeranno pannelli per 6,1 milioni di watt che supererà di gran lunga l’impianto di Pole di Acqualagna. La ditta in virtù del decreto Draghi del luglio 2022, ha chiesto alla Provincia la non assoggettazione alla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), il 28 dicembre la Provincia ha accordato questo aspetto. Ovviamente come spesso accade in queste realizzazioni, senza peraltro coinvolgere i cittadini. Eppure le norme ci sono e sono anche datate , ma i cittadini sono comunque trascurati. I vadesi però non sono stati con le mano in mano ed hanno inviato ai primi di febbraio le proprie osservazioni all’ufficio VIA con tanto di raccolta firme, soprattutto per ribadire “Ci siamo anche noi dovete ricordarvene in fase di attivazione di un procedimento”. Inoltre hanno chiesto di conoscere l’ufficio che tratterà in maniera definitiva questo progetto. A dir la verità la norma Draghi prevede la realizzazione anche col parere negativo della soprintendenza. Su quel suolo agricolo esistono il vincolo di falda freatica, il vincolo del vecchio tracciato della Fano Grosseto, questo dal punto di vista formale; da lì è però visibile in buona parte il monte Nerone che dovrebbe trascinare il suo vincolo ed è distante dal centro abitato 50 m. Nel 2010 l’amministrazione di allora, purtroppo, non aveva adottato il piano delle aree non soggette a fotovoltaico, previsto in Regione Marche.

E’ come se ti realizzassero una costruzione alle porte della tua abitazione senza dirti granchè. E Sant’Angelo in Vado racchiude al suo interno innumerevoli opere d’arte: chiese monumentali, il centro storico medioevale completamente restaurato, la Domus del mito e le terme romane, per le quali ci si sta attivando come parco archeologico, ma che stonano ampiamente con quell’impianto tecnologico al suo ingresso.


Non sono spiegati poi come la produzione elettrica e la coltivazione sono legati agli aspetti agricoli della proprietà e cosa si pensa di produrvi sotto: c’è chi dice frutteti, ma ancora sono in via sperimentale, altri dicono fragole e pomodori, ma alle nostre latitudini se non vedono il sole non arrossiranno, oppure erba, grano e foraggio come fatto finora.

I cittadini vadesi si sono comunque costituiti in comitato, continueranno nella raccolta di firme, coinvolgeranno gli altri cittadini, hanno messo a disposizione una cifra concreta per le prime spese da affrontare si sono riuniti più volte e promettono una valida opposizione al progetto e per favore non la chiamate sindrome di NIMBY, squalifichereste il nostro impegno.


sabato 7 gennaio 2023

2023 inizio infausto per le Guardie Ecologiche Volontarie

 2023 inizio infausto per le Guardie Ecologiche Volontarie

Inizio anno 2023 infausto per il Raggruppamento Guardie ecologiche Volontarie. Oltre al mancato finanziamento per l’attività prodotta dalle guardie, come messo in evidenza dal consigliere regionale Micaela Vitri, l’associazione si ritrova con ancora 24 allievi guardie usciti dal corso dell’Università di Urbino, senza decreto. La Provincia non concede loro la nomina pur avendo perso, con la riforma Del Rio, le deleghe per la formazione professionale riprese dalla Regione (1), cui rientravano anche i corsi GEV. La Regione non vuol cambiare la legge istitutiva delle guardie ecologiche, pur essendo del 1992. Solleciti ai vari amministratori, proposte di modifiche inviate alla maggioranza, interventi specifici nel merito da parte delle  minoranze, sono caduti nel vuoto.

Per di più si aggiunge da parte dell’Unione montana di Urbania l’annullamento di 6 verbali amministrativi in tema di forestazione per un totale di 3133 €. La motivazione, secondo gli uffici è che le GEV non hanno competenza, essendo inserito solo il Corpo Forestale dello Stato nella vigilanza. Tale aspetto contrasta con l’ultimo articolo della stessa norma regionale (2), che prevede laddove non attuato il Regolamento del Verde Urbano, possa valere la legge regionale precedente, seppure abrogata, dove la vigilanza è concessa anche alle guardie ecologiche. Fra l’altro la maggior parte dei comuni regionali, non hanno recepito tale regolamento e i nuovi Carabinieri Forestali non sono inseriti nella vigilanza sulla forestazione. Tale aspetto non significa certo che non possono intervenire in merito.

La stessa cosa vale per le guardie ecologiche che ricevono competenze e limiti, dal decreto prefettizio a loro rilasciato; infatti hanno vigilanza sulla caccia (3) e sull’antirandagismo (4) che hanno inserito, nei loro articoli la vigilanza sull’ambiente, nell’ampio settore che può comprendere e inoltre con la legge istitutiva delle GEV (5) possono accertare, come da decreto del Prefetto: “inquinamento idrico, acustico e atmosferico; gestione integrata dei rifiuti; escavazioni di materiali litoidi; polizia idraulica; protezione della fauna e della flora; esercizio della caccia e della pesca; tutela del patrimonio naturale e paesistico; difesa dagli incendi boschivi; osservanza delle prescrizioni di polizia forestale; tutela degli animali da affezione e biodiversità.”

Certo è che la Unione montana ha escluso nelle sue comunicazioni, proprio “l’osservanza delle prescrizioni di polizia forestale” nascondendola negli omissis. Inoltre ha effettuato un procedimento nei confronti delle guardie ecologiche senza per niente contattarle, come previsto sulla norma degli atti amministrativi, come già fra l’altro già fatto, in un precedente simile tentativo del 2015 (6). Eppure gli interventi delle guardie volontarie rivestono carattere di interesse pubblico che dovrebbe essere valutato appieno e non bistrattato.

Sebbene fossero state delle semplici segnalazioni, e non lo sono, avrebbero dovute essere trasmesse agli organi competenti. Seppure fossero sbagliate nei riferimenti di legge, i verbali devono essere sempre considerati comunque, applicando i giusti riferimenti come sostiene il Consiglio di Stato con sentenza del 2018 (7).

Si continua a portare i procedimenti dei verbali amministrativi alla massima scadenza prevista dalla legge di depenalizzazione (8), di 5 anni scadenza non ammessa, perché il trasgressore ha diritto ad un procedimento il più breve possibile e l’utilizzo del termine quinquennale deve essere appositamente giustificato (9).


Si continua a dire che le guardie devono essere coordinate dalla Provincia che è priva di finanziamenti ed ha perso la sua Polizia Provinciale. In realtà, seppure il coordinamento sia auspicabile per tutte le guardie volontarie, questo non può evitare che le stesse possano agire in base a quanto indicato dalle proprie associazioni di appartenenza, esclusivamente con i limiti e settori indicati nel decreto prefettizio (10). In tal senso le guardie volontarie fanno riferimento al Questore (11). Si sostiene che le guardie volontarie debbono avere le convenzioni con gli enti pubblici, ma le nostre innumerevoli richieste in merito sono cadute nel vuoto e l’Unione montana ha preferito la vigilanza effettuata dalle cooperative, piuttosto che quella dei volontari, come indicato anche dalla Regione. Eppure il nostro 5x1000 quest’anno è raddoppiato, indicativo di chi ci segue e apprezza i nostri interventi. Non è stata sufficiente neanche la risposta del dirigente della Regione che coordina le GEV, a confermare la giusta applicazione dell’operato delle guardie. A conclusione mi sorge una affermazione del magistrato Gratteri “Il potere non ama il controllo!”

Giuseppe Dini Raggruppamento GEV PU, guardie giurate WWF Marche

1) LR 13/2015  https://www.consiglio.marche.it/banche_dati_e_documentazione/leggi/dettaglio.php?arc=vig&idl=1882

2) LR 6/2005 art. 34 c. 4 https://www.consiglio.marche.it/banche_dati_e_documentazione/leggi/dettaglio.php?arc=vig&idl=1882

3) L. 157/1992 art. 27 c. 6  https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1992;157

4) L. 281/1991 art. 1 https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1991;281

5) LR 29/1992 art. 2 c.2 https://www.consiglio.marche.it/banche_dati_e_documentazione/leggi/dettaglio.php?arc=vig&idl=911#art2

6) L.241/1990 art. 7 https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1990-08-07;241

7) Consiglio di Stato sentenza n. 4373/2018  https://renatodisa.com/consiglio-di-stato-sezione-quarta-sentenza-18-luglio-2018-n-4373/#La_massima_estrapolata

8) L. 689/1981 art. 28 https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1981-11-24;689

9) sentenza Consiglio di Stato n. 1081/2022 https://i2.res.24o.it/pdf2010/Editrice/ILSOLE24ORE/QUOTIDIANI_VERTICALI/Online/_Oggetti_Embedded/Documenti/2022/02/19/sen1081.pdf

10) sentenza TAR Piemonte n. 3007/2010   https://www.ambientediritto.it/sentenze/2010/TAR/Tar_Piemonte_2010_n.3007.htm

11) R.D. n. 1952/1935 art.1 https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?!vig=urn:nir:stato:regio.decreto.legge:1935-09-26;1952

venerdì 16 dicembre 2022

GIRA, RIGIRA, TRA LE AIUOLE...

 

Gira, rigira, tra le aiuole…


Parafrasando una vecchia canzone, vorrei anch’io intervenire in merito alla rotonda di ingresso di Sant’Angelo in Vado dalla ss. 73 bis.

Certo che ormai, occorre prima vederla finita, con tutta la segnaletica verticale e orizzontale completata, prima di intervenire in merito. Personalmente non ho alcuna competenza nel settore e non mi sento di rubare il posto di tecnici, professionisti, ingegneri abilitati a questo.

Sicuramente “ad occhio” le aiuole mi sembrano eccessive, “ad occhio” qualche autotreno sovraccarico tirerà diritto, “ad occhio” quei triangolini di piazzole saranno divelti dalla furia dei mezzi a motore, “ad occhio” l’inchino degli autoarticolati e autocorriere alle Poste Italiane mi sembra prorompente.

Eppure occorre ricordare che questa rotonda è stata voluta dalla scorsa amministrazione sin dal suo insediamento. Così presi dalla frenesia del fare, che si sono dimenticati di contattare inizialmente, vari interessati alla sua realizzazione, i diretti confinanti, gli abitanti a margine della stessa, gli interessati da possibili espropri. Che dire poi di quella realizzata al bivio di via Madonna Grande?

A dir la verità, in qualità di cittadini del nostro comune, tutti avevano la possibilità di intervenire nel progetto, chiedendo di partecipare e producendo proprie osservazioni. Nei procedimenti che li coinvolgono, i cittadini debbono essere contattati, come per i parcheggi tolti ai residenti del centro storico, per i quali da voce autorevole, mi sono sentito dire “Voi residenti se volete stare qui, dovete soffrire un po di più'”.

Mi chiedo, quanti leoni da tastiera che oggi scrivono, allora lo abbiano fatto. Mi sono permesso di intervenire sin dall'inizio, nel procedimento; certo l’ho fatto per tutelare i tigli protetti, lì abbattuti, con la goduria di qualche professionista Attila. Ne dovrebbero essere ripiantati almeno 24. Attendo con trepidazione.

Certo che né l’amministrazione precedente, né quella attuale mi hanno mai contattato, ma so attendere pazientemente il completamento della rotonda, per far pesare la mia richiesta, per la dovuta sostituzione delle piante protette abbattute.

Allora ai smanettoni tastieristi, dico che occorre partecipare fin dall’inizio nei procedimenti che riguardano la nostra città, non delegare alcuno, oggi che le normative prevedono il coinvolgimento del pubblico, nei processi amministrativi, prima della fine degli stessi, perché la partecipazione è il primo passaggio per sentirsi liberi.

sabato 19 novembre 2022

THE REPAIRMAN (L'uomo Riparatore)

 

The RepairMan (L’uomo riparatore)

A Sant’Angelo in Vado se c’è da aggiustare un apparecchio elettrico c’è la persona giusta. A chi sarà capitato di andare in via Mancini, al civico 34, c’è quella che era una vecchia vetrina espositrice. All’interno, davanti alla luce, ci sono un paio di banchi da lavoro colmi di pezzi e attrezzi. L’idea che si ha entrando, è quella di un luogo con materiali ed attrezzature accumulate, quasi un ammasso caotico di materiali, si direbbe; in realtà osservando bene ogni scatola ha la sua dicitura: interruttori, spazzole, cuscinetti, alimentatori, fusibili, morsetti di ceramica, di gomma e via così sino a riempire ben tre locali.


Appare subito che dentro quella che sembra un grande assortimento, solo lui possa orientarsi: il nostro repairman, l’Archimede vadese come lo chiama Di Domenico, “Fagiulin” gli dicono gli amici, in anagrafe Gabriele Faggiolini, in arte Lello.

Anno 1945 (la classe di don Pasquini e don Pellegrini, di Gabriele Tombi, di Daniele Montecchi), racconta subito della sua esperienza all’IPSIA, presso quella che oggi la sede di una nota banca in piazza Mar del Plata. “C’erano come professori, Sartini Lucio, Ferri Piero. l’avvocato Spezi, Don Giovanni Lani ed il direttore Cognini di Ancona ed il bidello Curzio Curzi. C’era Spezi Luigi, Spezi Renato, Spadin, el Pì, Ettore Faggiolini, Grassi Aleardo. Nel piano sottostante c’era il laboratorio di elettrotecnica dove si facevano gli avvolgimenti dei motori. Il filo veniva ricavato dalle sperimentazioni precedenti e spesso quelli realizzati dai ragazzi, al collaudo si bruciavano, suscitando una forte ilarità in tutti.


Avevamo fatto il collegamento citofonico con quella che era la “palestra” in via Piobbichese dove c’erano i torni; avevamo steso un cavo lungo le strade, via delle Rimembranze, fino alle scuole medie e quindi l’officina. C’era un telefono da campo a manovella. A casa mia ho rifatto un quadro di prova identico a quello della scuola e lì mi allenavo con i circuiti elettrici.

Uscito da scuola ho fatto il tornitore alla Benelli di Pesaro e abitavo dalla signora Zella di S. Angelo, parente della Maria Cucchiarini, ma quel lavoro non faceva per me. Nel 1970 sono entrato come operaio nella Vetreria Lapilli, poi alla INPE di Fantoni di Urbania, con Antonio Ferri ho montato la parte elettrica ai depuratori fino a Napoli, con Giovagnoli per la illuminazione pubblica vadese e di Borgo Pace dove ho illuminato l’abete recentemente caduto. Poi mi sono messo in proprio come elettricista e riparatore di elettrodomestici”.

Lui lo dice sommessamente, ma sorridendo, che ogni tanto qualche scossa elettrica l’ha presa, ma tutto a posto. Ha sempre studiato e si è tenuto aggiornato sulle norme CEI sugli impianti elettrici. In casa ha due scrivanie con libri, documenti, le sue progettazioni e valutazioni sui circuiti che sta analizzando. C’è anche una teca con tutte le apparecchiature elettriche del passato, prevalentemente di ceramica e vetro.

Lello non ama vedere le cose sprecate e fino a ieri ha recuperato nelle festività, la legna secca trasportata dalle piene del fiume. Il suo termocamino, anche questo autocostruito, gli ha permesso di riscaldare il suo appartamento anche nei freddi inverni. Ora avanti negli anni, lo ha integrato con una caldaia a metano, più facile da alimentare.


E’ in pensione dal 2012, ma non sa smettere la sua professione “Altrimenti cosa faccio?” dice. Ecco che allora l’ho visto riparare con un giovane ragazzo il monopattino elettrico, che con lui ha smontato fino alla batteria, che però è risultata inefficiente. Mentre aspetto nella sua officina, ecco che arriva il vicino con una radio “Lello non mi fa più la voce”. Smontata rifatte le saldature eccola cantare al massimo volume . Nel frattempo una signora arriva con una lampada da salotto “Fa ad intermittenza quando muovo il filo”. Smontato l’interruttore rifatti i collegamenti eccola lì risplendere di nuovo. Gli hanno portato ad aggiustare una fresetta a batteria il cui motore è risultato bruciato, quindi irriparabile. Al proprietario che era tornato a riprenderla, gli ha chiesto di lasciarla, così ci avrebbe preso i pezzi per altri.

Quando i morsetti dei pirografi degli scout si rompono, vado da lui perché sono in ceramica. “Aspetta che ho quelli delle stufe elettriche” va nel locale attiguo e rientra con un paio di scatole; ecco le morsettiere nuove di ricambio. Recentemente gli hanno portato a collegare un generatore ed un motore, per realizzare la corrente perpetua, come si vedono spesso nei social. “L’ho provato, ma quando ci metto la lampadina si ferma il tutto. Non sanno che ogni apparecchio ha un rendimento che abbassa quello generale. Non esiste il moto perpetuo”, sostiene. Gli ci esce anche di aiutare le famiglie in difficoltà con diversi bimbi e a volte ci rimette il materiale ed il tempo. Lui si accontenta del caffè, del dolce domenicale, del pranzo, visto che è solo in casa e deve anche cucinare .

Certamente una attività quella che svolge, che appartiene al passato e forse dovremo recuperare. Oggi dove impera l’usa e getta, il riparare diventa un eccesso a volte anche impossibile, viste come vengono sempre più realizzate le attrezzature, molte delle quali però, vanno in discarica con un carico di risorse ancora elevato e potenzialmente recuperabile.

Grazie Lello per tutto quello che ancora fai, anche per farci capire che prima di buttare un attrezzo, è importate cercare di riparalo e rientra in quella che oggi si chiama economia circolare.


martedì 18 ottobre 2022

COLPA DEGLI AMBIENTALISTI ?

 COLPA DEGLI AMBIENTALISTI ?

Errare è umano perseverare è diabolico.

Il Corriere Adriatico prima ed ora Il Resto del Carlino hanno pubblicato  gli articoli, che addossano apertamente le responsabilità delle alluvioni avvenute gli scorsi giorni, agli ambientalisti. A far eco a questi interventi anche quello del Presidente della Regione Acquaroli, che presiedendo il consiglio regionale del 4 ottobre, attribuisce le responsabilità ad un “ambientalismo ideologico che vuole lasciate tutto in una visione museale”.

Occupandomi di tutela ambientale da oltre 40 anni, mi è sembrato importante intervenire in merito. Che gli ambientalisti fossero così forti, una lobby così energica, mi pare davvero eccessivo. Così potenti da indirizzare le scelte degli amministratori sull’azione nel territorio.


In questi 40 anni ho visto tantissimi colleghi, amici, frazionati in tante sigle da agire soprattutto di persona, facendosi carico dello studio di progetti, di valutare scelte politiche, di stimare i piani territoriali, mettendo in evidenza lacune, errori, scelte ed in base ai risultati, agire nei vari aspetti. Molte volte gli interventi si basano sulle normative realizzate, non certamente dagli ambientalisti, ma dagli amministratori di turno.

Che gli strali provengano dalla zona di Frontone fa specie, dal momento che il comune ha voluto realizzare le piste da sci in un comprensorio intorno ai 1500 m di altezza quando nelle Alpi non vengono più finanziati impianti oltre 2000 m slm. Nel 2010 quale coordinatore regionale delle guardie del WWF inviai una copiosa informativa alla Procura proprio in merito allargamento delle piste da sci, con la conseguente sparizione di una tipica felce, che si trovava solo in quel luogo. Un articolo di due pagine intere di Mauro Ceccarelli evidenziava la problematica.

Successivamente il comune delegato dalla Provincia, curò il progetto che vediamo oggi sotto gli occhi, ma guarda caso non aveva personale per il normale andamento amministrativo.

Ho visto l’intervento effettuato sul fiume Metauro nel mio comune, dove si è disalberato l’alveo che “così è più bello” ed i tronchi interrati ai margini, con oggi, la conseguente nutrita gemmazione di fitte talee. Lavori fatti senza la opportuna autorizzazione, di intervento in alveo, prevista dalla legge ittica regionale (1). E’ successo anche recentemente a Trasanni sull’Apsa.

Una delibera regionale del 1996 prevede che qualsiasi cittadino possa asportare dall’alveo dei fiumi, i tronchi secchi e seccaginosi, quelli che ostacolano il flusso, quelli trasversi, ma pochi lo fanno. Così come è obbligo per i confinanti tenere pulito l’argine, cosa che pochissimi mantengono anche perché oggi la coltivazione viene effettuata dalle aziende, più frettolose nel terminare i lavori.


Nessuno ha messo in evidenza anche per non infierire, che a Cantiano il Tenetra passa sotto piazza Bartolucci per aprirsi sul piazzale della chiesa ed in fondo a via dei Molini, unirsi col Bevano; anche questo a valle del centro di troticoltura è intubato fino a fine via e guarda caso è letteralmente esploso. L’ansa del Burano è stata deviata in una ampia galleria,  che la piena non ha rispettato, finendo sul suo vecchio alveo. Dallo spazio web della provincia si evidenzia che il rischio per Cantiano è R4, il più alto.


A Senigallia, il Misa aveva il fosso Penna che serviva per smaltire parte delle piene fu tombato nel 1930. L’ unica cassa si espansione di undici progettate, dopo l’alluvione del 2014, deve ancora essere ultimata.

Eppure nel piano triennale trasparenza 2021 della Regione Marche, si metteva in evidenza il rischio di corruttibilità proprio nel settore ambientale pari al 49 %, mentre l’attuale piano 2024, da un rischio elevato del 9% ed un rischio medio del 37%. 

Vale la pena ricordare il recente scandalo che ha coinvolto il Genio Civile regionale a Pesaro, con estesi tagli fluviali per fare biomassa legnosa (2). O lo scandalo biogas del 2014 (3) ed anche lo scandalo Protezione Civile del dopo terremoto (4).

E’ il caso di dare ancora responsabilità agli ambientalisti?

Credo che si debba davvero valutare insieme e con spirito collaborativo reciproco, le azioni sul territorio. 

La trasparenza deve essere la regola e la partecipazione dei cittadini in particolare negli interventi ambientali (5), deve essere prevista prima delle decisioni finali, senza sotterfugi di sorta, con la chiarezza di chi vuole davvero difendere i beni comuni.


 

 

1) L.R. 11/2003 art. 14 https://www.ambientediritto.it/Legislazione/Caccia/2003/marche%20lr2003%20n.11.htm 

2)https://www.sr71.it/2022/06/14/tangenti-per-fare-piu-tagli-boschivi-scandalo-ambientale-nelle-marche-ai-domiciliari-un-imprenditore-aretino/

3) https://www.cronachemaceratesi.it/2014/07/18/indagine-biogas-20-denunciati-e-10-milioni-di-euro-sequestrati-chiusa-loperazione-green-profit/552538/

4) https://www.corriereadriatico.it/macerata/macerata_inchiesta_appalti_costruzione_casette_terremoto_sae_david_piccinini_protezione_civile_ultime_notizie-6063478.html

5)  https://www.isprambiente.gov.it/it/garante_aia_ilva/normativa/Normativa-sull-accesso-alle-informazioni/normativa-sovranazionale/la-convenzione-di-aarhus

 

sabato 3 settembre 2022

CASO ACQUA POTABILE A SANT'ANGELO IN VADO

 

Caso acqua potabile a Sant’Angelo in Vado


Con ordinanza sindacale del 13/07/2022 abbiamo appreso della non potabilità della nostra acqua di rubinetto. Il prelievo è stato dell’11/07/2022. Dopo appena 3 gg il problema è stato risolto. Tutto a posto verrebbe da dire, ma in questo caso, mi permetto alcune osservazioni, perché penso di conoscere discretamente sia le problematiche che le normative della nostro acqua potabile sbandierata da tutti, anche da molti colleghi ambientalisti, come sicura, controllata, più ecologica dell’acqua in bottiglia.

Ho fatto domanda delle analisi al nostro comune che mi sono state date immediatamente. La presenza in due diverse zone di prelievo di 2 e 5 Escherechia coli e di 25 e 40 coliformi totali, mi ha stimolato una serie di domande che ho inoltrato agli organi competenti, Asur servizio di Prevenzione e gestore Marche Multiservizi.

Ho richiesto ai sensi della normativa sulle informazioni ambientali (1), di conoscere la motivazioni di questa forma di inquinamento organico, anche se, solo supposta, di conoscere quale erano le forniture di acqua potabile attuate a Sant’Angelo in Vado nei giorni immediatamente precedenti all’ordinanza: acqua dal ripartitore di Fermignano (Giordano o potabilizzatore di Pole), delle sorgenti di Cà Alessandro, dai pozzi in località Bersaglio, dai pozzi in località Bensi, di avere copia delle relazioni in merito, effettuate dai vostri uffici relativi al problema, non solo quelle inviate al sindaco, ma anche quelle inoltrate all’Asur. Ho aggiunto se sia il caso di riclassificare, le acque captate a Sant’Angelo in Vado, dai pozzi di subalveo dei Bensi e del Bersaglio da A1 ad A3 (2), in considerazione anche che le acque del potabilizzatore di Mercatello sul Metauro prese dalle sorgenti del S. Antonio sono classificate A3. Ho chiesto inoltre di valutare il caso, di adottare le possibili “aree sensibili” di cui alla direttiva 271/91 allegato 2 (3), anche per il fiume Metauro visto che l,85% delle acque potabilizzate proviene da acque superficiali.

Ineccepibile la risposta di Marche Multiservizi. “La forma di inquinamento è dovuta ad una anomalia sull’impianti di disinfezione individuata il 13/07/2022 e risolta. Serbatoio Cappuccini alto, (prelievo 1) con acqua da località Bersaglio circa 2 l/sec, da Ca’ Alessandro 0,2 l/sec; serbatoio Cappuccini centrale (prelievo 2) con acqua da Bersaglio 6 l/sec, da Ripartitore di Fermignano (potabilizzatore di Pole) 4 l/sec.”

Da parte del Servizio Prevenzione dell’Asur è stato comunicato che: “I prelievi sono stati effettuati l’11.07.2022. Le cause di contaminazione possono essere diverse. Marche Multiservizi ha indicato la causa nel malfunzionamento nella pompa di clorazione dei pozzi del Bersaglio. E’ stato comunicato dal gestore, l’avvio del potabilizzatore di Pole a maggio. Le analisi non vengono al momento pubblicate sul sito di Vesa Marche da parte dell’Arpam, a causa di un attacco hacker serio, subito a marzo.” Sia gestore che Asur si sono dichiarati non competenti per la classificazione delle acque superficiali ai fini della potabilizzazione e dell’applicazione delle “aree sensibili”, entrambe di competenza della Regione.

Questa in estrema sintesi, i fatti, come potrete leggere nella documentazione allegata.

Qui mi permetto di inserire alcune considerazione di merito. Va detto chiaramente che le analisi disponibili sul sito Veterinaria Alimenti Marche (4), grazie alle pressioni del Forum Beni Comuni. In genere per Sant’Angelo in Vado si trovano pubblicate nel mese di ottobre quelle complete chimiche e nel mese di Luglio le batteriologiche quindi in un anno vengono effettuate 5 prelievi. Questo è stabilito nel D.Lgs 31/2001 sull’acqua potabile nell’allegato 2 tabella B (5). In totale noi a luglio, utilizziamo 12,2 l/sec, equivalenti a 1054 m3/giorno, circa 256 l/abitante/g. Teniamo presente che le nostre perdite di rete, ammontano a 41,25 % (dati Istat 2015) (6) .

Se davvero si volesse fare prevenzione sarebbe auspicabile, a mio avviso, cercare di fare analisi dell’acqua in mesi diversi da quelli prestabiliti, in particolare nei mesi estivi, dove abbiamo maggiori problematiche. Il fiume abbassa la sua portata ed il carico inquinante aumenta in percentuale; sono considerazioni da fare. Così come le pompe elettriche abbassano il cono di emungimento della falda sotterranea, col rischio di richiamare attraverso dei canalicoli, direttamente acqua del fiume. Basta vedere le analisi per accorgersi che i problemi vengono direttamente dalla zona fluviale e vengono resi più evidenti nel serbatoio che più si approvvigiona dal Bersaglio. Negli anni ‘80-’90 questo problema fu così evidente che si ridusse l’uso dei pozzi del Bersaglio, si realizzarono interventi di ripulitura del fango limoso depositato e successivamente si realizzarono i pozzi dei Bensi.

Solitamente le pompe dosatrici di cloro, sono di tipo peristaltico, (non conosco quelle montate al Bersaglio), ma non hanno problemi con le bolle d’aria, a meno che non si rompi il tubicino flessibile di spinta, per usura. Certo è, che a 1500 metri a monte del fiume sono stati depositati oltre 90 scarichi di letame a circa 60 m dal fiume da marzo-aprile scorsi. La velocità della falda idrica, nella nostra zona, è di 1 metro al giorno. In due mesi il percolato raggiunge il fiume. L’escherechia coli è presente anche nelle deiezioni animali (7). Dalle analisi non possiamo dirlo in quanto non è stata fatto l’esame batterico dei ceppi di provenienza, diversi tra quelli umani e animali. Basterebbe indagare.

Per quanto riguarda la pubblicazione delle analisi dell’acqua potabile, la norma sulle informazioni ambientali prevede che siano pubblicate purché detenute dall’ente. Mentre ci si è affidati alla diffusione, a quelle messe nel sito del gestore (8). Se provate non troverete alcuna analisi nonostante che la norma obblighi alla pubblicazione dei dati, anche i concessionari di pubblici servizi. E’ un problema che più volte sollevato nel passato e qualche mese prima, col Forum, fa abbiamo fatto apposito ricorso all’ANAC per questa mancanza di trasparenza, non solo del gestore, ma anche dell’AATO.

Inoltre l’ordinanza del divieto di uso dell’acqua comunale, è stata fissata anche nella casetta distributrice, a conferma che l’acqua erogata è la stessa dell’acquedotto, non contenendo il distributore, alcun sistema di filtrazione particolare.

Per quanto riguarda l’estensione della “aree sensibili” esse sono indicate nella direttiva CE del 1991 e mai attuate nella provincia di Pesaro Urbino nonostante che essa ha un rifornimento di acqua potabile da acque superficiali per circa l’85 %. In queste aree sarebbe previsto la riduzione degli scarichi inquinanti, in particolare dell’azoto, proprio per proteggere la risorse destinata all’uso umano. Ho effettuato la richiesta alla regione da tempo, mi hanno notificato che risponderanno in merito, ma già siamo a due mesi, senza ricevere le dovute informazioni. Sarà mia cura diffondere quanto da loro comunicato.

Per concludere credo che sia doveroso lanciare un appello: interessiamoci a queste problematiche ambientali, anche perché mettono a rischio la nostra stessa salute e quella dei nostri figli.


(1) D. Lgs. 195/2005 https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legislativo:2005-08-19;195!vig=

(2) Classificazione acque superficiali https://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=4249&area=acque_potabili&menu=acque

(3) Direttiva CE 271/1991 allegato 2 https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:31991L0271

(4) Veterinaria alimenti Marche https://veterinariaalimenti.sanita.marche.it/ARPAM-Rapporti-di-Prova-Acque-Potabili

(5) D. L.gs. 31/2001 Allegato 2 https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2001/03/03/001G0074/sg

(6) Perdite reti 2015 https://www.openpolis.it/le-perdite-di-acqua-potabile-sono-un-problema-nel-nostro-paese/

(7) Escherechia coli https://www.ecdc.europa.eu/en/escherichia-coli-ecoli/facts

(8) Marche Multiservizi analisi acqua potabile comuni http://www.gruppomarchemultiservizi.it/#/acqua/informazioni_allutenza/

Fotografie in ordine di apparizione:

Torrente S.Antonio Mercatello sul Metauro. Presa del potabilizzatore A3

Fiume Metauro Loc Bersaglio Sant'Angelo in Vado. Acque fluviali A1

Deposito letami a 1500 m a monte della zona Bersaglio

Scarico di liquami sul Morsina avvenuto il 10 gennaio 2022

 

Rsposta Asur Servizio Prevenzione

Risposta Marche Multiservizi