venerdì 4 marzo 2022

L’attività 2021 delle Guardie ecologiche volontarie

 

L’attività 2021 delle Guardie ecologiche volontarie

Il Raggruppamento GEV è una associazione che è formata da guardie volontarie di diversa provenienza associativa. E’ affiliata alla FEDERGEV nazionale e per questo riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente oggi della Transizione.

Ormai da tempo impegnata nelle tutela ambientale del territorio provinciale, ogni anno manda puntualmente le attività svolte dalle singole guardie, al questore, a cui sono sottoposte per la diretta vigilanza.

Per il 2021 le guardie del Raggruppamento GEV e quelle del WWF che hanno aderito, hanno effettuato complessivamente 211 servizi per 1581 ore complessive. Hanno percorso 9305 km, notificato 17 verbali amministrativi per un importo totale di 6566 €.

Sono state inviate 6 comunicazione di reato ai sensi dell’art. 331 del c.p.p. e 14 segnalazioni ufficiali agli enti competenti.

Sono stati recuperati 43 animali selvatici per il CRAS e svolto 18 interventi di Protezione civile, in assistenza ai centri Covid.


Tutto questo è stato possibile con 13 guardie attive, con il contributo finanziario di alcuni privati, del 5/1000 e delle risorse personali, non avendo alcuna forma di convenzione da parte di enti pubblici.


Con il corso effettuato presso l’Università di Urbino sono state formate 25 nuove allievi di cui 4 provenienti da altre regioni (l’ultima attività formativa è del 2010 da parte della Provincia). Avremmo la possibilità di dare il decreto da GEV a 21 persone giovani ed interessate, ma per un cavillo burocratico, a nostro avviso superabile, la Provincia ha bloccato le nomine, chiedendo la modifica della legge regionale.

La regione d’altro canto, fa fatica ad attivarsi per questa semplice modifica, come purtroppo non finanzia la vigilanza delle GEV da tempo, come invece sarebbe previsto dalla stessa norma.

Ci appelliamo quindi ai cittadini sensibili affinché solidarizzino con noi, contribuendo direttamente e col 5x1000, o sollecitando gli enti preposti ad una soluzione che garantisca la nomina delle nuove guardie ed il miglioramento della vigilanza ambientale nel territorio.


 


martedì 1 marzo 2022

Problema cinghiali. Caccia in braccata?

 PROBLEMA CINGHIALI. CACCIA IN BRACCATA?

Rispondo in merito all’articolo dedicato ai cinghiali su Flaminia febbraio 2022.

La peste suina africana preoccupa giustamente i produttori di carni, così come il sovranumero di questi ungulati.

Quello che mi viene da mettere in rilievo, è che la caccia non risolve il problema, né tanto meno la caccia in braccata.

Mi spiego. Intanto la braccata, dove intere squadre di cacciatori e di battitori con cani inseguono la preda, non fa che diffondere i branchi di suinidi e disperdere tutta la fauna presente; la soppressione della matriarca e il conseguente sparpagliamento in piccoli gruppi del branco, stimola le giovani femmine che vanno in estro e partoriscono numerosi striati; essendo giovani, riescono a figliare anche più cucciolate all'anno. Non sono io a dirlo ma ci sono relazioni dell’ISPRA, relazioni parlamentari ed articoli di etologi a confermarlo.

Inoltre l’importazione di cinghiali non autocnoni di peso maggiore, più resistenti, ha sconvolto l’equilibrio ecologico, con l’aumento appunto delle cucciolate, una causa della conseguente presenza dei loro predatori, quali i lupi. Infine se la caccia deve essere la soluzione dal 1992 anno istituzione della normativa sulla fauna e caccia, avrebbero risolto il problema, cosa che non è avvenuta.


Resta il fatto inoltre, che molto spesso è facile trovare nei boschi, sempre realizzati da cacciatori, distributori di foraggiamento del cinghiali, pratica ormai vietata dalla normativa, destinata al penale.

Quali soluzioni? Una soluzione proposta da noi guardie ecologiche, accolta dalla Regione Marche, è l’uso di chiusini e di appositi recinti di cattura. Li utilizzammo nel 2008 nella riserva del Furlo dove in tre mesi, catturammo 58 cinghiali nonostante il sabotaggio di due recinti. Sono così efficaci che un noto agricoltore del Peglio la scorsa estate in due mesi, ne ha catturati 68, che sono finiti nella filiera carni dell’azienda, anche a rimborso automatico dei danni ricevuti. Fra l’altro a Sassocorvaro c’è l’unico mattatoio pubblico per i selvatici e tutti gli agricoltori possono attivarsi in tal senso.

Il fatto deprecabile è che l’agricoltore è stato visitato dal caposquadra cinghialai della zona, per rimproverarlo di catture destinate a loro.

Resta il fatto che da solo in due mesi estivi ha catturato 68 capi, mentre ad esempio la squadra di cinghialai di Mercatello ne ha soppressi 94 , con 30 cacciatori in tre mesi.

Non funzionano repellenti chimici come quelli usati ad Urbino, ma le trappole poi montate successivamente.

Altra considerazione importante è che questa caccia dove si usano carabine a canna rigata con gittata anche pari a 3 km, è piuttosto pericolosa; infatti la stessa legge li obbligherebbe a stare lontani dalle case, in sparo, ad una distanza pari ad una gittata e mezzo. Eppure è facile incontrare la squadra dei cinghialai di Acqualagna lungo la vecchia nazionale, tutti bardati a guardare il monte, non certo così lontani dalle abitazioni, oppure incontrare i cacciatori in battuta nei pressi del bocciodrono di Urbino lungo la strada principale o anche assistere ad Urbania alla battuta del cinghiale lungo il Metauro proprio nel centro dell’abitato.