domenica 24 settembre 2023

La partecipazioni dei cittadini è un diritto umano inalienabile.

La partecipazioni dei cittadini è un diritto umano inalienabile.

Siamo a Sant’Angelo in Vado, dove una società di Verona, ha proposto di installare un campo agrivoltaico da 6 megawatt, interessando 70.000 m. quadri, a 52 metri dal centro abitato.

I cittadini raccolgono 55 firme e inoltrano le osservazioni a gennaio, al dirigente del servizio pianificazione territoriale della Provincia di PU, dott. Maurizio Bartoli. La documentazione del progetto è pubblicata nel sito del servizio.


Non avendo risposte, ad aprile chiedo di sapere se le osservazioni sono state accettate ed in quale modo è stata garantita la partecipazione dei cittadini dato che anche i confinanti non hanno ricevuto alcuna comunicazione.

La sua risposta il dott. Bartoli, indica che con l’avvio del procedimento e la pubblicazione “sono state pienamente garantite le forme partecipative e di pubblicazione”.

Scrivo al difensore civico regionale, il quale sostiene che a lui compete solo l’accesso agli atti e non la partecipazione.

A luglio scrivo all’AGID agenzia governativa che ha il controllo della corretta applicazione dei dispositivi digitali nella amministrazioni pubbliche. Chiedo di intervenire perché i documenti pubblicati dal Servizio Pianificazione Territoriale sono tutti firmati in maniera tale, da crittografare l’intero documento. La Provincia mette a disposizione il programma di decifratura, ma queste operazioni sono eccessive ed ostacolano l’accesso, in particolare quando i progetti contengono anche 240 documenti (vedi digestore di Talacchio). In sostanza non risulta un “accesso facilitato” così come richiesto dal Codice dell’Amministrazione Digitale. La Cassazione è intervenuta in merito alle firme digitali nel 2017, dicendo che sia quelle che crittografano il documento e sia quelle che lo lasciano in chiaro, sono del tutto equivalenti. Stiamo aspettando la risposta dell’AGID.

Inoltre scrivo alla commissione per la Convenzione Aarhus presso l’ONU a Ginevra. Ho sostenuto la mancata partecipazione dei cittadini in particolare dei confinanti, diretti interessati.

Martedì 19 settembre sono stato convocato per una videoconferenza con detta commissione. La Presidente ed il Vicepresidente si sono congratulati per l’esposizione dei fatti e delle problematiche, sostenendo che la partecipazione dei cittadini rientra nella vasta categoria dei diritti umani. Il ministero dell’Ambiente dell’Italia, come controparte, ha sostenuto che abbiamo scritto molto tempo dopo la scadenza dei termini, non rispettando le modalità di accesso alla giustizia amministrativa. Ho ribattuto che le osservazioni sono state inviate tre giorni dopo la scadenza e che la giustizia amministrativa facilitata, è riservata solo per l’accesso ai documenti ambientali e non per la partecipazione.

Ho ringraziato per l’attenzione posta al caso da me sollevato, ribadendo che le autorità nazionali preposte, solitamente sono restie a dare risposte.

La commissione per la convenzione di Aarhus, giovedì, mi ha comunicato che il procedimento di realizzazione dell’impianto è stato bloccato.

Non conosco i poteri che ha questa Commissione ONU, né cosa significhi in pratica la messa in mora dell’Italia.

Certo è che la partecipazione dei cittadini è per le amministrazioni un obbligo. A tutti gli quelli che seguono le varie amministrazioni pubbliche dal punto di vista giuridico, ai vari dirigenti degli affari legali, ai dirigenti dei procedimenti che investono un territorio, ribadisco che è indispensabile coinvolgere il pubblico, prima della fine dei procedimenti, non farlo significa non rispettare i diritti umani dei cittadini comuni.

 

 1) foto degli striscioni messi dai cittadini Vadesi

2 ) schermata dell'incontro con la commissione Onu per la Convenzione di Aarhus, insieme con la cara interprete Katherine

 

mercoledì 13 settembre 2023

Fano Grosseto questa incompiuta.

Fano Grosseto questa incompiuta.

Ambientalista da 44 anni, ho sempre osteggiato questa strada proprio per i danni ambientali da questa attivati. Non era una soluzione, a mio avviso, quella proposta allora, nel 1990, né può essere la soluzione di oggi, quella di aprire una unica galleria a senso unico, verso la provincia di Perugia per soli 2000 veicoli leggeri, che per il ritorno dovranno passare a Bocca Trabaria. Si dice che sia una soluzione provvisoria, per intanto aprire il passaggio, senza fare altro se non l’inserimento di questa arteria, nella strada che da Mercatello sul Metauro, porta alla Guinza. I tracciati rimangono gli stessi esistenti, se non una parte a 4 corsie abbattendo 58 querce secolari ed altre piante pregiate. Quindi l’immissione nella ss 73 bis, proprio davanti il chiostro, al centro di Mercatello. Conseguenze saranno che il traffico veicolare certamente più intenso interesserà anche l’abitato di Sant’Angelo in Vado, con 28 incroci a raso, le frazioni di S.Giovanni in Petra, sulla Metaurense S.Silvestro, Calagostina e quindi Canavaccio, frazione di Urbino con 1600 abitanti. 

 
Qui non si tratta solo difendere le piante ed il paesaggio, ma anche aspetti di una ecologia integrale che riguardano la sicurezza e la salute di chi vive proprio sulla strada. Abitazioni e condomini confinanti, non saranno certamente tutelati, così come i loro abitanti. C’è poi la ristrettezza delle carreggiate non solo sulla provinciale per la Guinza. L’abbiamo percorsa, nei 5 anni di chiusura di Bocca Trabaria per il masso pericolante e per la frana, con ordigni esplosivi, quando occorreva andare a Roma o Arezzo. Ma anche dalla parte di Parnaciano (Umbria) dove è impossibile passare con due auto nello stesso tempo. Va anche detto che gli abitati tiberini, sono poco interessati a questo tracciato e più propensi alla sistemazione della E45 ammalorata in diversi punti.
 
Vale comunque la pena ricordare che nel 1990 tutti aderirono a questo sogno (parole di Paolo Cincilla sindaco di allora), ma col fallimento della ditta e la messa sotto inchiesta del Ministro Prandini per tangenti, si capirono così le vere motivazioni di questa opera. Allora la ditta Vienne costruzioni con i suoi lavori trasformò, con i suoi fanghi, il fiume Metauro di un bianco latte fin sotto Urbania. Il Presidente della Provincia stanziò 27 milioni di lire per il depuratore che si rilevò pressoché inutile. Il Sant’Antonio torrente della Giunza alterò, il suo equilibrio biologico e molte specie di fauna fluviale scomparvero. La Valle del Mulino dei Roghi, divenne una spianata per il deposito dei materiali estratti dalla galleria e lì stoccati. Sotto di esso, sotterrati, vi finirono gli automezzi e le scavatrici non funzionanti, della ditta.
Poche le proteste di allora; giovani e pescatori vadesi si trovarono con cartelli e striscioni alla galleria, ma nessuno intervenne da Mercatello. Il WWF intentò la costituzione di parte civile, che saltò, a causa della richiesta di patteggiamento del direttore di cantiere. 
 
Ho partecipato all’incontro pubblico promosso a Mercatello del 7 settembre. Ho ascoltato attentamente tutti, prima i sindaci, poi ex amministratori, quindi i cittadini. Alcuni dei primi hanno affermato di non sapere, eppure alla conferenza indetta hanno votato sì col parere condizionato del vecchio tracciato, altri hanno affermato di non conoscere le varianti. L’ultima presentata dall’ANAS nel 2018 e avvalorata nel 2020, segno che non si seguono gli sviluppi dei progetti che coinvolgono il nostro territorio. Inoltre pur essendo di fatto, questo di oggi, un nuovo tracciato le autorizzazioni sono quelle del 1987. Perchè?
 
Un elogio al volontà dei cittadini di Mercatello, che hanno promosso questo incontro e che così chiedono di partecipare. La partecipazione è così importate e garantita dal 1990, solo che deve essere chiesta ed assegnata sempre, non solo nei momenti più cruciali. Ed è altrettanto importante che gli amministratori, anche quelli regionali, sentano prima, il parere dei cittadini coinvolti nei procedimenti autorizzativi.
 
Il nostro territorio interno, va salvaguardato da attacchi sempre più massicci, fatti per spremere risorse a svantaggio dell’ambiente: il 4 settembre c’è stata la conferenza per il metanodotto Sulmona Sestino che attraverserà il territorio di Mercatello proprio sul nuovo tracciato della Fano Grosseto e sbucherà a Fiumelungo, per proseguire a Borgo Pace e quindi Sestino. Poi c’è l’eolico della Badia del vento, con 6 pale da 6,6 megawat ciascuna, 3 volte più grandi di quelle di Apecchio, che interesserà il comuni di Borgo Pace e Mercatello, soprattutto con la viabilità cantieristica, per portare sul posto pale da circa 100 m.
 
In conclusione credo che la soluzione del nostro entroterra, sia nel valorizzare le sue peculiari caratteristiche cultura, ambiente, gastronomia. Il trasporto è a mio avviso secondario seppure importante, visto la piega che prenderà, con la carenza di combustibili fossili che avremo; dovremo sicuramente ritornare ai trasporti pubblici. Inoltre è necessaria la riscoperta del meno, di quello che abbiamo, valorizzandolo: solo così capiremo che meno è di più.
 
N.B. Le foto riguardano gli scarichi provocati dai lavori in galleria, sono del 2000; abbiamo avuto 10 anni di questi scarichi. La prima è il Sant'Antonio torrente che proviene dalla Guinza, dove è collocato proprio il potabilizzatore di Mercatello sul Metauro, la seconda è la confluenza del Sant'Antonio con il Metauro, la terza riguarda il Metauro a Sant'Angelo in Vado. Il  bianco lattigginoso proseguiva fino oltre Urbania. Non conteneva solo fanghi , ma anche flocculanti, tensioattivi, oli minerali. Il WWF uscì con diversi articoli sulla stampa, chiedendo alla magistratura di intervenire non solo per inquinamento acque, ma anche per alterazione paesaggistica, per cui ottenne la partecipazione civile al processo intentato ai dirigenti del cantiere.