Politici:
a servizio di chi?
La
solita Simona Gabanelli, non più voluta dalla RAI, dalle pagine del
Corriere della sera del 1 maggio 2018 rivela l'ennesima “fuffa”.
Due
senatori approfittando dell'appisolamento degli altri, inseriscono
nella finanziaria del 27 dicembre 2017, un piccolo emendamento, che
permette ad una società costituita da poco più di 20 giorni, di
poter ricevere ben 3 milioni di euro. Amici, figli e soci ricevono
questa regalia, per la promozione del digitale in Italia quando il
vero piano informatico italiano non passa perché ha bisogno di
almeno 50 milioni di euro. La ditta finanziata ha due partecipazione
societarie una si occupa di attività editoriali pubblicitarie del
settore turistico, l'altra si occupa di costruzioni di strade
autostrade e piste di aeroporti, ben poco attinenti con lo sviluppo
digitale. Il ministro Calenda quando si accorge del fatto, seppure
imbarazzato, coinvolge la commissione Europea e ben poco ha potuto
fare Cantone dell'anticorruzione, dato che questa è di fatto legge e
lui si occupa di provvedimenti amministrativi. Leggetevi l'articolo è
di fatto esilarante e tragico al tempo stesso.
Capitan
Ventosa, di Striscia la notizia questa volta mette in evidenza la
mancata trasparenza di alcuni siti di amministrazioni pubbliche.
http://www.striscialanotizia.mediaset.it/video/siti-della-pubblica-amministrazione-poco-trasparenti_35859.shtml.
Ebbene
nel filmato si mostra proprio come gli spazi web di cittadine
importanti, quali Milano e Catania abbiano inserito nel programma
istituzionale, un piccolo file, “robots.txt”, tale da evitare
l'intervento dei vari motori di ricerca, proprio nella pagina
“Amministrazione trasparente”. Tale spazio è ormai d'obbligo per
tutte le amministrazioni pubbliche e per tutti i gestori seppure
privati, di beni pubblici, come acqua, energia, trasporti, caccia…
Se andiamo a leggere il decreto sulla trasparenza all'articolo 9
esprime: “Le amministrazioni non possono disporre filtri o altre
soluzioni tecniche, atte ad impedire ai motori di ricerca web di
indicizzare ed effettuare ricerche nella sezione “Amministrazione
Trasparente”.
Eppure
quella che voleva essere un FOIA (Freedom
of Information Act in USA)
italiano, la legge sulla Trasparenza appunto, sta rivelando
non solo la forte opposizione delle amministrazioni, ma molti buchi
neri, contro gli stessi cittadini che dovrebbero usarla. L'Agenzia
delle Dogane che non pubblica in Gazzetta il concorso come chiede la
legge, perché ci sono sentenze contrarie, i dirigenti che devono
avere i compensi pubblicati, ora non più perché si è opposto il
garante della privacy, difficoltà di ricorrere nei confronti delle
amministrazioni statali, in caso di mancate risposte, se non
attraverso il TAR, mentre per le altre si ricorre al responsabile
trasparenza che spesse volte è lo stesso dirigente a cui hai avviato
la richiesta e quindi al difensore civico; ministeri o loro
emanazioni nei quali e difficile trovare gli indirizzi PEC giusti e
che ancora rispondono con le lettere vedi MIBAC, gestori di beni
pubblici che non sono affatto trasparenti sulla attività pubblica;
basta vedere in tal senso la nuova proposta di direttiva europea
sulle acque potabili, con la quale l'Europa mette in evidenza la
scarsa propensione per l'acqua del rubinetto, proprio per la mancata
pubblicazione/divulgazione dei dati di analisi.
E
nelle Marche? 53 dirigenti della Regione Marche sono sotto indagine
da parte della Guardia di Finanza per aver assunto 776 dipendenti
senza concorso pubblico o con bandi “fotografia” fatti solo ed
esclusivamente per permetterne l'assunzione.
Abuso
di atti d'ufficio è l'accusa penale, dal momento che i dirigenti
hanno contravvento, nell'assumere il personale, alla norma
costituzionale che prevede l’ingresso alle dipendenze della
pubblica
amministrazione
per
concorso.
Una
indagine di 18 mesi che ha rilevato fra l'altro un possibile danno
alle casse eraliali della regione, di
oltre
121 milioni di euro. Per questo
è stata informata anche la Procura regionale della Corte
dei Conti.
L'azienda
sanitaria regionale in una nota si è dichiarata estranea ai fatti e
disposta a collaborare. Dalle prime informazioni sembra che
l'indagine riguardi fatti risalenti a 10 anni fa. L'Asur
in un suo documento dichiara di essere a disposizione delle autorità
inquirenti, per qualsiasi
chiarimento necessario.
La
Regione Marche il 30 dicembre 2017 assegna alla
FIPSAS (Federazione Italiana della Pesca Sportiva ed attività
subacquee) 58.000,00 euro per il “Progetto
sperimentale di monitoraggio e immissione di specie ittiche nelle
acque interne della Regione Marche”
che
prevede un ripopolamento effettuato con popolazioni ittiche non
autoctone .
L'art.
18 della legge regionale sulla pesca esprime “Non
è consentita l'immissione nei corsi d'acqua di specie o popolazioni
non
autoctone, con la sola eccezione della carpa erbivora e della trota
iridea”. C'era
stato nel 2011 un tentativo di modifica per inserire in questo
articolo la possibilità di immissione anche di altre specie, ma la
corte costituzionale si impone e con una specifica sentenza del 2012
ne ha dichiarato l'incostituzionalità nella parte in cui consentiva
l'immissione della trota iridea non autoctona (ribadita
per il Fiuli Venezia Giulia nel 2017).
Infatti
il dispositivo abrogato è in contrasto con l'art 117 della
costituzione, in quanto la competenza ambientale è in mano allo
stato, sia con la norma europea sulla conservazione degli habitat
naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna
selvatiche.
Nel
frattempo alcune province e università delle Marche e umbre si erano
impegnate per il Progetto Life Trota, partito all’inizio del 2014
proprio per tutelare le ultime popolazioni native di trota
mediterranea delle Marche. L'assessore ha contattato il ministro
dell' ambiente, appellandosi alla tutela delle zone terremotate. Nel
marzo 2018 viene emesso un ulteriore decreto che autorizza le gare di
pesca previo uno studio, valutazione, in merito ai tratti fluviali e
relative attività alieutiche.
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