sabato 17 agosto 2024

Carissimo consigliere regionale Giacomo Rossi

Carissimo consigliere regionale Giacomo Rossi,

leggo con rammarico che continui ad affermare che le guardie volontarie sono degli sceriffi. Non ti è bastato dirlo in aula regionale, lo scorso anno, assieme al consigliere Cancellieri Giorgio.
Imperterrito continui a mettere in discredito l’attività di tutti i volontari che si occupano di far rispettare le leggi che tutelano l’ambiente nel suo complesso.
Siete stati così bravi da non approvare neanche il corso GEV effettuato con l’Università di Urbino, per un cavillo di parole sostenuto dalla Provincia di Pesaro, quando questa già dal 2015 (1) non poteva più fare corsi di formazione, perché tali compiti erano ritornati alla Regione.

La vigilanza volontaria è riconosciuta da leggi statali dal lontano passato, perché si riconosceva da allora l’importanza del servizio delle guardie nei rispettivi compiti: la pesca dal 1931, la zoofila dal 1913, le erbe officinali dal 1931, per finire la caccia dal 1992, i tartufi dal 1995, i funghi dal 1985.
Il servizio che si effettua è riconosciuto di pubblica utilità (2) ed ogni interruzione o turbamento è punito col il 340 del codice penale (3) . Addirittura nella zoofila e nella pesca abbiamo le funzioni di polizia giudiziaria. Ciò significa che se non facciamo rispettare le norme trasgredite, possiamo essere accusati di “omissione di atti di ufficio”. Qualche sindaco me lo ha detto apertamente: “Quando andate in vigilanza prima avvisate, poi se ci ritornate e non è a posto sanzionate”. Ma non è così , specialmente se ci sono persone, se la trasgressione è evidente.
Questa tua cocciuta insistenza sui sceriffi, ci mette in cattiva luce; ci hai pensato che può essere motivo per aumentare i rischi che andiamo ad incorrere durante i servizi?
Qualche giorno fa in un’area riservata di raccolta tartufi un bracconiere ci ha spintonato, alzato contro la vanghella, scagliatoci contro la cancellata e non ha voluto fornirci i suoi dati né quelli dei suoi cani. E noi lì a far rispettare le norme, che regolano prima di tutto il nostro vivere civile.

Per il 2023 sono stati inviati al Questore i seguenti servizi: con attive 18 guardie, 321 servizi per 963 ore complessive. Hanno percorso 11376 km, controllato 20 persone ed effettuato 13 verbali amministrativi per un importo totale di 3748,75 €. Come fai a continuare nel dire che siamo sceriffi?
Controlliamo il territorio questo sì! Non ho chiesto 30.000 euro alla Regione. Quello è il contributo da voi dato alla Provincia per la formazione delle guardie (tutte) che la stessa non può più fare. Gustoso, no! Chiederò con accesso civico per capire che fine hanno fatto. Ho invece richiesto alla Regione il rimborso di 5000 euro di benzina questo sì. Parli delle GEV, ma vorrei ricordarti che la loro istituzione con legge regionale è servita alla Regione per dimostrare di garantire la vigilanza ambientale richiesta dall’Unione Europea. La stessa norma prevede il finanziamento delle GEV, anche il vestiario, il materiale, le assicurazioni che stiamo pagando tutto noi (4) , col contributo del 5x1000 che la gente ci da , riconoscendo il nostro servizio; quest’anno è arrivato a 3420 euro. 
Sei riuscito a dare alla speleologia 40.000 euro perché era una legge che finanziava la Regione, perchè quella delle GEV no? Il tuo ufficio è stato il primo contattato per la modifica della legge, tanto speravamo in te!
Ti abbiamo aiutato per le leggi dei funghi e tartufi che hai entrambe dovuto correggere, anche se le sanzioni sono rimaste abbassate (5). Continuerai a darci dei sceriffi? Nel caso useremo la pazienza e li metteremo tra i tanti ragli che trasgressori, antagonisti, superficialoni, ci scagliano contro.
 

mercoledì 7 agosto 2024

La catechesi ambientale negli scouts.

La catechesi ambientale negli scouts.

Mi permetto di intervenire, da capo a disposizione che ha partecipato, assieme al Capo Gruppo Francesco, all’incontro dello scorso giugno, promosso dalla zona di Pesaro con gli eccezionali don Sandro e don Andrea, rispettivamente vescovi di Pesaro e Fano, sulla catechesi proposta dal Progetto Emmaus. Avendo lasciato la direzione del gruppo di Sant’Angelo in Vado nel 2007, non ho vissuto le trasformazioni in atto nella nostra associazione, se non marginalmente e attraverso le letture di Proposta Educativa e Servire.

Vorrei fare alcune riflessioni sulla catechesi, senza togliere nulla al Progetto Emmaus, se mai le ritengo, più riconducibili alla nostra formazione.

Da Taccuino di BP si legge “Ma la sua religione può non essere riconosciuta da tutti: non è una religione come le altre, non è stata formulata dall’uomo, ma è il naturale risultato della sua costante comunanza con la natura…Egli si rende conto che la felicità si conquista superando le difficoltà, ma che la vita è vuota e insoddisfacente se si lavora solo per se stessi: che il servizio agli altri dà la più grande soddisfazione”.


Certo parole del 1918 eppure...leggiamone alcune più recenti.

Sta così formandosi una coscienza ecologica, che non deve essere mortificata, ma anzi favorita, in modo che si sviluppi e maturi trovando adeguata espressione in programmi ed iniziative concrete...Non pochi valori etici, di fondamentale importanza per lo sviluppo di una società pacifica, hanno una diretta relazione con la questione ambientale...E Dio vide che era cosa buona. Ma quando, dopo aver creato il cielo e il mare, la terra e tutto ciò che essa contiene, Iddio crea l'uomo e la donna, l'espressione cambia notevolmente: - E Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco era cosa molto buona-...Queste considerazioni bibliche illuminano meglio il rapporto tra l'agire umano e l'integrità del creato. Pur riconoscendo l'utilità pratica di simili misure, sembra necessario risalire alle origini e affrontare nel suo insieme la profonda crisi morale, di cui il degrado ambientale è uno degli aspetti preoccupanti...Ciò ha messo crudamente in rilievo come ogni intervento in un'area dell'ecosistema non possa prescindere dal considerare le sue conseguenze in altre aree e, in generale, sul benessere delle future generazioni...Ma il segno più profondo e più grave delle implicazioni morali, insite nella questione ecologica, è costituito dalla mancanza di rispetto per la vita (nella sua globalità n.d.a.)...D'altra parte, la terra è essenzialmente un'eredità comune, i cui frutti devono essere a beneficio di tutti...


I concetti di ordine nell’universo e di eredità comune mettono entrambi in rilevo che è necessario
un sistema di gestione delle risorse della terra meglio coordinato a livello internazionale. La crisi ecologica pone, in evidenza l'urgente necessità morale di una nuova solidarietà...Ma c'è un'altra pericolosa minaccia, che ci sovrasta: la guerra...La società odierna non troverà soluzione al problema ecologico, se non rivedrà seriamente il suo stile di vita… C'è dunque l'urgente bisogno di educare alla responsabilità ecologica: responsabilità verso se stessi; responsabilità verso gli altri; responsabilità verso l'ambiente… Non si può trascurare, infine, il valore estetico del creato. Il contatto con la natura è di per sé profondamente rigeneratore, come la contemplazione del suo splendore dona pace e serenità...Oggi la questione ecologica ha assunto tali dimensioni da coinvolgere la responsabilità di tutti… La crisi ecologica - ripeto ancora - è un problema morale.” (1)

Perdonatemi questa riduzione di un messaggio ben più importate nella sua totalità. “Pace con Dio Creatore Pace con il Creato 1990 di San Giovanni Paolo 2°. Ha 34 anni ed è ancora attualissimo nella sua proposta etica e perché no, catechetica. Questa catechesi ambientale da sviluppare, che la fantasia scout non temerà sicuramente di affrontare, ma che potrà certamente distribuire nei tre grossi momenti dello sviluppo scout: l’ambiente fantastico, l’area delle esperienze proposte, il momento dell’agire e delle scelte. D’altra parte non possiamo avere timori, sostenuti dalla più recente enciclica Laudato sì, (2) molto più dettagliata, dal successivo continuo, l’esortazione apostolica Lodate Dio del 4 ottobre 2023 (3) più specifica e dal più giustificativo al fine teologico, discorso sulla giornata del creato 2024 del 27 giugno 2024 (4).


Vi chiederete perché i nostri vescovi, i nostri parroci, non ne parlano. Intanto non è proprio cosi. La CEI, a Vicenza il 4 marzo 2023, ha organizzato il Convegno nazionale “Era cosa molto buona – Custodire le nostre terre: salute, ambiente, lavoro” (5) per parlare dei problemi legati anche alla loro zona dove le Mamme No Pfas si battono per vietare i prodotti perfluoro alchilici, usati anche per impermeabilizzare le nostre tende ed i nostri capi di abbigliamento tecnico, interferenti endocrini persistenti, che abbandonati in falda hanno compromesso l’acqua potabile di 350.000 abitanti. C’è poi anche il movimento mondiale Laudato sì, di cui sono animatore assieme ad altri di Pesaro: una valida iniziativa per stimolare interventi nel settore dell’enciclica. Poi ogni settembre è proposto dalla CEI, come mese per la cura del creato, con tanto di documentazione, ormai da ben 19 anni (6).

Che dirvi, sul mancato stimolo da parte della struttura clericale: c’è una, non tanto velata, paura di una deriva panteistica di questo aspetto (la Terra adorata come una dea), qualche vescovo, ha scritto dei libri in tal senso. C’è anche un mancato approfondimento dei nostri sacerdoti, su questi temi considerati di altri. Il mio giovane parroco sostiene il far basta con le parole, di voler conoscere cosa fare e gli ho proposto di incontrarci, per conoscere le parole e tradurle in azioni: “Sperare per agire” (4), è il motto del messaggio del creato di quest’anno.


A volte penso che molte proposte di tutela della vita, sanno di fariseismo; noi sempre pronti a tutelare la vita all’inizio ed alla fine, che ci dimentichiamo del durante. Che dire dell’inquinamento atmosferico che in Italia provoca 80 mila morti all’anno (dati dell’Agenzia Europea dell’Ambiente) ben di più degli aborti annuali, o i dati di AIRTUM registro tumori, che addebita all’inquinamento ambientale il 30% delle patologie, o anche l’aumento del 15 % delle neoplasie, a Taranto, nei ragazzi.

Credo che la scelta di una catechesi ambientale sia piuttosto interessante, se pensata ad una ecologia integrale a 360°.

Già la Centesimus Annus (1991) (7) allarga decisamente gli ambiti di intervento (par. 36-37-38): qualità delle merci, il fenomeno del consumismo, abitudini di consumo e stili di vita, investire in un settore produttivo piuttosto che in un altro come scelta morale e culturale, salvaguardare le condizioni morali di una autentica ecologia umana, difendere i beni collettivi.

Per noi più adulti rimangono imperterrite le parole di S. Giovanno Paolo 2° dette ai giovani a Ravenna in piena esplosione del reattore nucleare di Chernobyl,13 maggio 1986 “Sempre ogni generazione sperpera e guadagna a svantaggio e danno delle generazioni future.” (8)

Se non apriamo noi scouts a questa catechesi ambientale, come pietra di inciampo, come prua che apre le acque per l’intero scafo, chi potrà farlo?

Vi invito a rifletterci.

Buona strada!

1) https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/messages/peace/documents/hf_jp-ii_mes_19891208_xxiii-world-day-for-peace.html 

2)  https://www.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20150524_enciclica-laudato-si.html

3) https://www.vatican.va/content/francesco/it/apost_exhortations/documents/20231004-laudate-deum.html

4) https://www.vatican.va/content/francesco/it/messages/cura-creato/documents/20240627-messaggio-giornata-curacreato.html

5)  https://salute.chiesacattolica.it/era-cosa-molto-buona/

6)  https://lavoro.chiesacattolica.it/19a-giornata-per-la-custodia-del-creato-1-settembre-2024/

7) https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_01051991_centesimus-annus.html

8) https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/speeches/1986/may/documents/hf_jp-ii_spe_19860511_ippodromo-ravenna.html

lunedì 8 luglio 2024

Onorevole Antonio Baldelli in visita all’Oratorio

Onorevole Antonio Baldelli in visita all’Oratorio di Sant'Angelo in Vado


Ho conosciuto Antonio Baldelli quando altri governavano la regione e ci avevano ostacolato nella vigilanza ecologica di cui faccio parte e lui ci ha suggerito interventi; oggi che loro governano la regione, si comportano, sempre nei confronti delle guardie volontarie, come gli altri di allora. L’ho sentito parlare ad Acqualagna ad un convegno sulla legalità ed ho ammirato la sua eccezionale capacità di oratore.


Ho saputo dai social, della sua venuta a Sant’Angelo in Vado, per parlare ai giovani dell’oratorio.

Mi è apparso subito una stranezza educativa, poco opportuna in un luogo dove si fa educazione, improvvisata, non programmata o quanto meno non rientrante in un quadro formativo preparato.

Mi sono chiesto che cosa sarebbe accaduto, se avessi fatto venire Marta Ruggeri consigliere regionale (le mie conoscenze non mi permetto deputati o senatori); sarebbe stata accettata alla pari?

Questo non significa che non apprezzo il lavoro che si fa all’oratorio; ho collaborato in questi anni al Grest con il laboratorio di mani abili, senza chiedere alcunché, quest’anno non sono stato chiamato.

Come capo scout a disposizione, ogni tanto sono sollecitato a sostituire qualcuno, negli incontri fatti con le associazioni locali.

In 40 anni di attività scout, non ho mai utilizzato l’associazione per indirizzare a scelte partitiche: negli anni ‘80 sono stato accusato di portare i giovani verso i Verdi del sole che ride (allora partito) mentre chi mi accusava, aveva arbitrariamente fatto le tessere del partito di maggioranza ai giovani scouts.

Questo certamente non significa disimpegno sociale: le scelte di aiutare i deboli, dedicarsi al servizio verso il prossimo, lasciare meglio di come abbiamo trovato, sono attività che aiutano anche a chi le compie, aggregano, si fanno amicizie e strade insieme.


Papa Francesco alla 50.a settimana sociale, da poco conclusasi, fa l’appello ad una assunzione di responsabilità per “costruire qualcosa di buono nel nostro tempo”, dando “attenzione alla gente che resta fuori o ai margini dei processi”. Pensando anche alla poca partecipazione elettorale, aggiunge “È evidente che nel mondo di oggi la democrazia non gode di buona salute. Questo ci interessa e ci preoccupa, perché è in gioco il bene dell’uomo, e niente di ciò che è umano può esserci estraneo.”

Nel messaggio per la giornata del Creato di fine giugno sottolinea anche: “Sperare e agire con il creato significa anzitutto unire le forze e, camminando insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, contribuire a «ripensare alla questione del potere umano...siamo diventati altamente pericolosi, capaci di mettere a repentaglio la vita di molti esseri e la nostra stessa sopravvivenza»

Ecco che allora la tutela del Creato, diventa la catechesi da proporre ai giovani. Gli aspetti della “ecologia integrale” di papa Francesco sottolineati nella Laudato sì, aprono un settore a 360 gradi, si può proporre di tutto, ma chissà perché, si hanno remore nella sua applicazione; ecco che qui le associazioni giovanili cattoliche potrebbero essere di stimolo ad una chiesa ritualista ancorata alle paure panteistiche. Fra l’altro come sottolinea spesso un mio collaboratore, l’ambiente non ha colore, è di tutti! Ne va la nostra stessa vita, che va difesa sempre. Alla via Crucis della Metola, dove ho partecipato, in ben due stazioni si è sottolineato il problema degli aborti. Sono circa 66 mila quelli praticati, ma le morti in Italia per inquinamento atmosferico, dai dati dell’agenzia dell’Ambiente europea sono 80 mila; nel Veneto l’inquinamento dell’acqua potabile da sostanze perfluoro alchiliche PFAS, interessa 350 mila abitanti.


C’è da chiedersi, come chiesa locale, come ci stiamo preparando per settembre 19.o mese dedicato alla tutela del Creato?

Le agenzie educative come gli scouts, l’oratorio, la stessa scuola, devono essere attente quando propongono scelte o aspetti più partitici. I ragazzi che curano sono figli degli abitanti del luogo e qui da noi, lo abbiamo visto, siamo divisi pressoché a metà, dobbiamo quindi evitare, da educatori, di stimolare ancor più le divisioni. Per carità, non dico che l’incontro con l’onorevole Baldelli non sia stato utile, non sia servito, don Igino citava spesso Bernanos “tutto è grazia”, quindi tutto serve, ma lo ritengo davvero inopportuno.


mercoledì 19 giugno 2024

Le Guardie Ecologiche approfondiscono il sistema sanzionatorio

Guardie Ecologiche in aggiornamento sulle sanzioni.

Domenica 16 giugno, presso la stazione ferroviaria di Fermignano, il Raggruppamento GEV PU ha incontrato per approfondimenti legislativi, il Comandante della Polizia locale di Porto S.Giorgio, Giovanni Paris.


Il comandante ha già tenuto approfondimenti per il raggruppamento sin dal 2007,  primi anni di operatività dell’associazione. È membro fondatore dell’Accademia di Polizia Locale (1) di Porto Sant'Elpidio, che ha lo scopo di mantenere informati gli agenti alle recentissime sentenze.

Si è trattato di aggiornare le guardie volontarie, alle disposizioni di legge che devono applicare in occasione di trasgressioni e violazioni ambientali. Si è parlato di modalità di accertamento, di contestazione delle infrazione, di notifica delle stesse, di rapporti con gli uffici contenzioni presso i comuni e gli enti delegati dalle stesse normative. A tutt’oggi abbiamo avuto alcune archiviazioni non comunicate (2) , o anche impropriamente avviate. Gli uffici spesso fanno riferimento ai 5 anni (3) di scadenza, per recepire le somme delle sanzioni, mentre in realtà i procedimenti dovrebbero essere il più veloci possibili e se necessario arrivare al termine quinquennale, dovrebbero essere giustificati (4).

Ecco perché è necessario che le guardie volontarie sappiano correttamente ciò che il sistema sanzionatorio preveda e quindi dovrebbero seguire il procedimento fino al suo termini, non bastando più limitarsi a verbalizzare la sanzione.


Si è parlato quindi di verbale di rapporto ovvero, la “fotografia” descritta di ciò che è accaduto, di scritti difensivi da parte dei trasgressori, di sanzioni da applicare, un terzo del massimo previsto o il doppio del minimo (5) , quello più conveniente per chi ha commesso l’illecito. Se poi il trasgressore, nei 5 anni successivi, ricade nello stesso illecito, si ha per lui la cosiddetta “reiterazione” o recidiva (6), si ha un rafforzamento delle sanzioni e la eventuale perdita delle licenze e autorizzazioni.

Il Raggruppamento GEV in questo momento ha acquisito altri due automezzi, per la vigilanza e Protezione Civile, ma ha le risorse limitate, affidate gran parte al 5x1000, non ricevendo dalla Regione alcun finanziamento, neanche per il carburante usato. Anzi dalla Regione ci dicono “sceriffi” (7), senza considerare che queste affermazione, oltre che essere denigratorie, rafforzano i rischi cui sono soggette le guardie nella vigilanza. Continuano le difficoltà di acceso alle documentazioni delle amministrazioni. A seguito di un nuovo decreto, la vigilanza zoofila effettuata anche dalle GEV, viene penalizzata nella


documentazione, presente a livello nazionale, dell’anagrafe degli animali di affezione. Oggi quella banca dati, dietro rilevamento del microchip, permette solo di vedere il nominativo del proprietario del cane, negando tutti gli altri dati a motivo che il benessere animale,  che è assegnato ai soli veterinari pubblici. Non sarebbe un grande problema, facendo le opportune richieste al servizio veterinario dislocato negli ambiti provinciali. Eppure difficoltà, ostruzionismo, riferimento alla privacy, dilazione temporale, non ci permettono di essere tempestivi negli accertamenti, nonostante che, nella vigilanza zoofila, le guardie abbiano le funzioni di Polizia Giudiziaria. 

Peccato, perché se si fosse più collaborativi, con anche azioni congiunte, si sarebbe più efficaci nella vigilanza del territorio, scopo prioritario della nostra giornata di approfondimento.

  1) https://accademiapolizialocale.wordpress.com/2024/05/22/sanzione-proporzionale-e-pagamento-in-misura-ridotta-ex-art-16-l-689-81-cass-civ-vi-03-05-24-n-11921/

2) Art 17 L. 689/1981

3) Art. 23 della L. 689/1981

4) https://www.cortecostituzionale.it/actionSchedaPronuncia.do?anno=2021&numero=151

5) Art. 16 L. 689/1981

6)  Art. 8 bis della L. 689/1981

7) guardare da 1.34 a 3.00 ore si parla delle GEV

martedì 21 maggio 2024

La nuova Fano Grosseto sotto la lente della Commissione di Aarhus

 La nuova Fano Grosseto sotto la lente della Commissione di Aarhus

Mercatello sul Metauro è un piccolo paese dell’entroterra urbinate, a 430 metri di quota ed a ridosso della dorsale appenninica centrale. Chi arriva in questa piccola città di 1360 abitanti, non può che notare l’operosità dei suoi cittadini per proporre il loro territorio: Bandiera arancione del Touring club per la qualità turistico-ambientale, bandiera Gialla per accoglienza e servizi al turismo in movimento, targa de I borghi più belli d’Italia. Vanta anche l’esser stato paese natio di Santa Veronica Giuliani, dottore della Chiesa e di Santa Margherita della Metola, protettrice delle persone diversamente abili.

Eppure una spina nel fianco ce l’ha: la grande incompiuta, la superstrada Fano Grosseto.

Iniziata nel 1990 con il ministro Prandini, realizzata con poco rispetto ambientale, il fiume diventava color latte per oltre 20 chilometri fino ad Urbania; la ditta di allora finì in tribunale, il WWF si costituì parte civile, ma il direttore dei lavori patteggiò. La strada riprese qualche anno dopo, per alcuni chilometri fermandosi alle porte del paese, in una strettoia difficilmente risolvibile, con una rupe sovrastante su cui è alloggiato l’acquedotto cittadino ed un precipizio sul fiume.

Oggi c’è un tentativo di apertura, ma in modalità cantiere, in un solo senso di marcia (verso l’Umbria) per soli 2000 auto giornaliere, con la strada del tratto umbro, non autorizzata per i lavori, dalla provincia di Perugia, perché a carreggiata troppo stretta. La piccola strada comunale della Guinza, diventerà la Fano Grosseto che si verserà al centro di Mercatello, sulla statale 73 bis.


Il fatto è che per questo nuovo progetto voluto dall’attuale Giunta Regionale, ha attuato un tracciato diverso dal progetto iniziale. L’Anas, che dirige i lavori, ha già fatto nuovi espropri: una casa abitata si trova col terreno requisito dal vecchio tracciato nella parte superiore ed davanti preso dal nuovo progetto. Non sono state tenute in conto le osservazioni effettuate, anzi non figurano affatto negli atti. Un altro proprietario ha proposto, al taglio di oltre 100 piante centenarie, di spostare a monte la nuova strada “Tanto la proprietà è sempre la mia, salviamo le piante” ha detto ai tecnici Anas intervenuti sul posto. Inascoltato!

Così alcuni abitanti di Mercatello, interessati al proprio territorio, si sono riuniti in comitato, Voci dalla Valle, hanno fatto incontri gremitissimi di persone, anche di altre cittadine limitrofe e hanno preso in considerazione di appellarsi alla Commissione di Aarhus presso la corte dei diritti dell’Uomo dell’ONU a Ginevra (1). 

A metà di giugno avranno una videoconferenza proprio con la Commissione per difendere il loro diritto partecipativo. A dirla tutta la Convenzione di Aarhus, è stata recepita in Italia come legge, nel 2001 ed in Europa come direttiva con proprio regolamento del 2006 e prevede, oltre l’accesso alle informazioni ambientali e alla giustizia amministrativa facilitata, anche la partecipazione dei cittadini ai piani e atti che coinvolgono l’ambiente, prima che questi terminino l’iter.

Tutto questo però risulta poco considerato da qualsiasi amministratore e manca da parte loro, una vera abitudine al confronto con i cittadini.

Ecco che allora, sempre Mercatello sul Metauro, è interessato dal metanodotto Brindisi Minerbio, nel tratto Foligno Sestino (2), che taglierà perpendicolarmente proprio il tracciato della Fano Grosseto.

Il gestore idrico Marche Multiservizi, ha proposto la realizzazione di un lago per fini potabili, proprio nel confine di Mercatello con l’Umbria. Diverse scosse di terremoto, con epicentro nei pressi della presunta diga, pare che abbiano fatto rinunciare al progetto (3).

Un impianto eolico a Sestino (AR) interessa diversi comuni compreso Mercatello. Sono 6 aeromotori con colonna da 125 metri di altezza e pale da 77 metri con potenza da 5 Milioni di Watt ciascuno (4).

Tutto questo contro 1360 abitanti nell’entroterra urbinate, nascosti tra le pieghe dell’Appennino; cosa può tutelare questi cittadini, se non la partecipazione, espressa dalla convenzione di Aarhus?



1) https://unece.org/env/pp/cc/pre.accc.c.2024.209_italy

2) http://www.ato1acqua.marche.it/atomarchen1/po/mostra_news.php?id=55&area=H

3) https://va.mite.gov.it/it-IT/Oggetti/Info/160

4) https://va.mite.gov.it/it-IT/Oggetti/Documentazione/10497/15536

Foto tratte dalla Pagina FB di Voci della Valle; cartellonistica da Google Maps

 

 

lunedì 20 maggio 2024

Pentecoste alla Madonna dei Sodi per la discarica di Riceci


Pentecoste alla Madonna dei Sodi per la discarica di Riceci

Domenica 19 maggio si è tenuto un incontro per sensibilizzare sulla situazione della discarica di Riceci. Proposto e condotto dal Movimento per la Laudato si. Si tratta di una organizzazione mondiale cattolica nata a seguito dell’Enciclica di Papa Francesco.

Il circolo Laudato sì di Pesaro, animato da Elisa Borselli, ha sollecitato un incontro presso l’edicola della Madonna dei Sodi, arrivandoci a piedi dalla antica parrocchia di Riceci che prima del 1954 era il riferimento spirituale per gli abitanti del Gallo. A condurre questo percorso c’é stato il vescovo di Pesaro Sandro Salvucci. Tantissime le persone presenti da riempire tutto il piazzale dell’edicola. Mons Salvucci ha officiato la santa Messa animata, dal coro di Sant’Angelo in Lizzola e dai ragazzi della parrocchia del Gallo.


Nell’omelia il vescovo ha fatto diversi riferimenti allo Spirito della Pentecoste e come questo è sceso a rinnovare la terra; una terra alle prese con la guerra, distruzioni, alterazioni ambientali. Ha messo in evidenza il motto francescano “Laudato sì per tutte le tue creature”, e che dobbiamo lodare Dio per riconoscerlo nelle sue creature. Lo Spirito che con un soffio crea e che ci guida alla verità, più vuoi essere un uomo felice e più la devi possedere. Satana il nemico, ci illude facendoci credere dei piccoli padroni del mondo, vogliamo possedere e accumulare denaro e se c’è qualcuno di ostacolo, nasce la violenza che tende ad eliminare. Lasciatevi guidare dallo spirito di verità, alle opere della carne si oppongono le opere dello Spirito, L’amore è un dono non un possedimento, è una grazia dono dello Spirito e i doni di Dio sono per tutti. E’ necessario abitare la terra con rispetto, pensando anche cosa lasciamo alle generazioni future e siamo fatti per vivere come fratelli. E’ la seconda volta che il vescovo viene alla madonna dei Sodi e aggiunge che questo luogo sia un presidio per la tutela e rispetto del creato, impariamoci a rinnovarci in tal senso è questo lo Spirito che rinnova.

Puoi cambiare il mondo partendo dai tuoi stili di vita personali abitudinari. Proviamo a migliorali con piccoli gesti domestici; sono piccole gocce di vita nuova e di speranza. Se ognuno di noi fa qualcosa potremo fare tutti molto.

Interessanti anche le intenzioni dei fedeli proposte dai ragazzi: non pensiamo di confinare la natura nel nostro giardino; impegniamoci nella ricerca di un modello veramente circolare di produzioni che ci assicuri risorse e preservi il patrimonio naturale per le generazioni future; non illudiamoci di poter sostituire una bellezza irripetibile e non recuperabile con un’altra creata da noi; la terra ci precede e ci è stata data. Le leggi possono essere redatte in forma corretta, ma spesso rimangono lettera morta o sono eluse con furbizia. Se i cittadini non controllano il potere politico nazionale, regionale, locale, neppure è possibile un contrasto ai danni ambientali.


I numerosissimi presenti hanno dimostrato di essere fedeli sensibili alla problematica della discarica. L’ecologia è una degli aspetti che via via sta prendendo corpo anche nei fedeli cattolici.

La partecipazione del pubblico agli atti e processi che coinvolgono l’ambiente è sancita da diverse leggi nazionali e europee. La convenzione di Aarhus è stata recepita come legge nel 2001ed ha tre colonne fondamentali: l’accesso all’informazione ambientale, la giustizia facilitata e la partecipazione del pubblico. Va infine ricordato, che la partecipazione fa parte della grande schiera dei diritti umani, che sono anche diritti etici.


 

 

sabato 16 marzo 2024

Partecipazione dei cittadini; no, si, mah...

 Partecipazione dei cittadini; no, si, mah...

Ho letto con interesse l’articolo di Alice Mauri sul Carlino di Pesaro di venerdì 15 marzo. Sul caso Riceci dove si titola “Aurora carica a testa bassa. Cacciate Pachiarotti rivogliamo Bartoli per decidere su Riceci”.

Al di là del caso, dove nessuno fa una bella figura, semplicemente assistendo alle varie convocazioni della commissione parlamentare antimafia, in queste decisioni dove i privati ovviamente fanno i loro interessi, c’è una figura profondamente dimenticata e bistrattata da tutti: i cittadini.

Nelle numerose decisioni che vengono proposte nel nostro territorio, cito alcuni esempi dalla cronaca, il digestore di Talacchio, l’impianto fotovoltaico di Sant’Angelo in Vado, la galleria della Guinza, il lago sul Candigliano, il metanodotto Brindisi Minerbio, ma anche l’antenna di Fiorenzuola, il nuovo laboratorio dell’Istituto zooprofilattico a Pesaro, il taglio improvvido di alberi, vedono i cittadini ribellarsi alle decisioni, sì imposte dall’alto, in maniera pragmatica senza un minimo di coinvolgimento pubblico.


Ho letto anche definire, in maniera poco analitica, dal una nota associazione ambientale, riguardo ai 5000 firmatari contro il digestore di Talacchio, di “scelta politica diversa” o anche tirare in ballo la solita sindrome di Nimby (dappertutto ma non nel mio giardino), il tutto per denigrare e sottovalutare la giusta opposizione dei residenti, ai progetti che li coinvolgono localmente, decisi da altri che abitano in tutt’altro territorio.

A Sant’Angelo in Vado il fotovoltaico è stato deciso dal dirigente provinciale, addirittura in piena difformità dalla norma sull’acceso agli atti del 1990 (1), che prevede il coinvolgimento dei confinanti interessati. La stessa cita “qualora da un provvedimento possa derivare un pregiudizio a soggetti facilmente individuabili, diversi dai diretti destinatari, l’amministrazione è tenuta a fornire loro, con le stesse modalità, notizia dell’inizio del procedimento”, mai avvenuta neanche nei confronti anche di Anas che lì gestisce la strada statale 73 bis. Nonostante tutto la ditta, qui ha richiesto al ministero, questi giorni, l’allacciamento alla sottostazione ENEL lì vicina.


Nel dialogare con la Presidente della Commissione ONU per la convenzione di Aarhus (2), per il fotovoltaico vadese, essa ha sostenuto che il caso era davvero interessante e che la partecipazione fa parte della più ampia schiera dei diritti umani. Va detto che questa convenzione, è diventata legge dello stato nel 2001 (3); la partecipazione rappresenta con l’accesso ai dati e informazioni, con una giustizia amministrativa agevolata, i tre pilastri fondanti della norma .

Eppure continuiamo ad avere autorizzazioni per motocavalcate nelle aree demaniali e aree Natura 2000, assegnate il giorno prima pubblicate il successivo, concessioni ai cacciatori dell’intera foresta demaniale di Monte Vicino per addestramento cani, senza far nulla sapere, anche per le associazioni che tutelano interessi collettivi, come il WWF.

Diversa è la situazione in caso di un progetto che richieda la Valutazione di Impatto ambientale, che spesso viene evitata dai committenti. In questo caso il pubblico deve essere coinvolto prima della fine del procedimento, le osservazioni dovrebbero essere prese in giusto conto ed inserite nella documentazione autorizzativa (4).

Molto interessante è una legge regionale del 2020 che prevede l’avvio di processi partecipativi per “atti normativi, progetti, procedure amministrative o scelte pubbliche su cui gli enti responsabili non hanno ancora assunto un atto definitivo (5).”

Per poter partecipare occorre conoscere gli atti delle amministrazioni pubbliche o dei gestori privati, equiparati per il servizio pubblico effettuato. In caso di diniego dei documenti richiesti, occorre creare giurisprudenza: infatti è possibile il ricorso al Tar “ in materia di accesso le parti possono stare in giudizio personalmente, senza assistenza del difensore” (6) e questo vale anche per i dati ambientali (7), dove il ricorso è del tutto gratuito mentre per il primo occorre pagare solo il contributo per lo Stato.


Molti enti pubblici si dimenticano ancora oggi, che la trasparenza è l’ordinario ed il diniego è l’eccezione.

Non è il caso dell’Unione Europea che quando si chiede un loro intervento risponde “ La ringraziamo per le sue osservazioni” o la stessa segretaria della commissione di Aarhus che si scusa per aver tardato di un giorno l’invio delle sue risposte.

Purtroppo penso che anche si professa politicamente per i più deboli e svantaggiati, cittadini, operai, debba rivedere le proprie politiche di di approccio verso le persone comuni.

E’ uno dei motivi che come coordinatore Guardie Giurate WWF Marche, spesso ho dato il contributo ai cittadini, che hanno problemi nei confronti di amministrazioni, progetti, scelte imposte.

Basta ricordare che l’accesso alle informazioni, è il primo passo per un cittadino consapevole, capace di dare dare il suo contributo verso la società in cui vive.


1) L. 241/1991 art. 7

2) Convenzione di Aarhus

3) L.108/2001

4) Direttiva2014/52EU

5) L.R. 31/2020

6) L. 241/1990 art 25 co. 5 bis art.23  D.Lgs. 2 luglio 2010, n. 104

7) D. Lgs 195/2005

mercoledì 4 ottobre 2023

Lodate Dio


Lodate Dio

Una esortazione redatta da un vero politico, da uno scienziato, da un Papa. Non poteva che iniziare rammentando il vangelo: ”Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro” Una sorta di invito pressante a fidarci maggiormente della Provvidenza.

Considerazioni sul cambiamento climatico che danneggia la vita di molte persone, che ha conseguenze sulla esistenza di popoli, che per quanto si cerchi di negarli, nasconderli, dissimularli, relativizzarli (c’é chi lo fa con metodo), sono sempre più evidenti. Il riscaldamento del pianeta sta provocando siccità alluvioni prosciugamento di laghi, spazza via persone. Un inquinamento provocato da una percentuale bassa più ricca della popolazione, rispetto al 50% di quella più povera. L’anidride carbonica ha raggiunto il massimo storico nel giugno 2023 di 423 parti per milione aumentando negli ultimi 50 anni ad una velocità inedita e che soprattutto non può più essere nascosta. 

A noi cosa viene chiesto? Nulla di più di una certa eredità che lasceremo dietro di noi, ai nostri discendenti. Eppure con la transizione energetica verso le rinnovabili, ben gestita, potremmo anche generare innumerevoli posti di lavoro in diversi settori.

Con la pandemia ci siamo accorti la stretta relazione che c’è tra nostra vita umana, gli altri esseri viventi e l’ambiente, con le relative ripercussioni su tutto il pianeta. Un pianeta troppo spesso saccheggiato, in nome di crescita illimitata, che entusiasma molti. Tanti non sono d’accordo su queste affermazioni e certe opinioni sprezzanti ed irragionevoli, in tal senso, si trovano anche all’interno della Chiesa Cattolica.

Le risorse non sono certo illimitate, ma il problema è l’ideologia per accrescere oltremodo il potere dell’uomo. Si passa dal dono di apprezzare quanto la terra offre, al diventare uno schiavo del capriccio della mente umana e delle sue capacità. Ciò che ci fa aumentare il potere, non sempre è un progresso per l’umanità; pensiamo alle tecnologie “mirabili” usate per decimare popolazioni,  per annientare gruppi etnici,  alle bombe atomiche.

 Contrariamente alla tecnocrazia, si afferma che il mondo che ci circonda non è un oggetto di sfruttamento, di uso sfrenato, di ambizione illimitata. Il Papa cita Solovev teologo russo, che ironicamente sostiene di questi ultimi anni: “Un secolo così progredito che perfino gli era toccata in sorte di essere l’ultimo”.

Troppo spesso oggi la decadenza della morale del potere reale, é mascherata da marketing e dalla falsa informazione. Troppo spesso si cede al denaro, in cambio di impianti pericolosi.

Nella nostra coscienza e di fronte ai nostri figli, che pagheranno per le azioni di noi padri, vale domandarsi: Quale è il senso della mia vita? Quale é il senso del mio passaggio sulla terra? Quale é il senso del mio lavoro e del mio impegno? Vale la pena ricordare che il bene, come anche l’amore, la giustizia e la solidarietà, non si raggiungono una volta per sempre; vanno conquistati ogni giorno.

E’ perciò necessario che i cittadini insieme, riprendano il controllo del potere politico, nazionale, regionale, municipale, per contrastare l’inquinamento e rispondere alle sfide ambientali, sanitarie, culturali, sociali consolidando il rispetto dei diritti umani basilari. Per fare ciò sono anche necessari spazi di conversazione, consultazione, arbitrato, partecipazione, per una sorta di democratizzazione nella sfera globale.

I negoziati internazionali, non possono essere significativi, se ogni paese tenta di privilegiare i propri interessi nazionali che ricadranno su di loro, come mancanza di coscienza e di responsabilità. Non possiamo però rinunciare a sognare, che la COP 28 porti una decisa accelerazione della transizione energetica. Non dobbiamo solo apparire sensibili al problema, ma anche avere il coraggio di effettuare i cambiamenti sostanziali. Non possiamo risolvere ciascun problema con la tecnica; ciò significa isolare cose che sono connesse, significa nascondere i problemi del sistema mondiale: un pragmatismo fatale che provocherà un effetto valanga.

Basta ridicolizzare la questione ambientale, come “verde” o romantica, per interessi economici. Diciamo che é un problema umano e sociale ampio a vari livelli.

Se vogliamo che la COP28 diventi storica dobbiamo aspettarci forme di transizione energetica con tre caratteristiche: efficienti, vincolanti, monitorabili.

«Perché si vuole mantenere oggi un potere che sarà ricordato per la sua incapacità di intervenire quando era urgente e necessario farlo?».

Riduzione a cura di Peppe Dini 

Lodate Dio originale https://www.vatican.va/content/francesco/it/apost_exhortations/documents/20231004-laudate-deum.html

domenica 24 settembre 2023

La partecipazioni dei cittadini è un diritto umano inalienabile.

La partecipazioni dei cittadini è un diritto umano inalienabile.

Siamo a Sant’Angelo in Vado, dove una società di Verona, ha proposto di installare un campo agrivoltaico da 6 megawatt, interessando 70.000 m. quadri, a 52 metri dal centro abitato.

I cittadini raccolgono 55 firme e inoltrano le osservazioni a gennaio, al dirigente del servizio pianificazione territoriale della Provincia di PU, dott. Maurizio Bartoli. La documentazione del progetto è pubblicata nel sito del servizio.


Non avendo risposte, ad aprile chiedo di sapere se le osservazioni sono state accettate ed in quale modo è stata garantita la partecipazione dei cittadini dato che anche i confinanti non hanno ricevuto alcuna comunicazione.

La sua risposta il dott. Bartoli, indica che con l’avvio del procedimento e la pubblicazione “sono state pienamente garantite le forme partecipative e di pubblicazione”.

Scrivo al difensore civico regionale, il quale sostiene che a lui compete solo l’accesso agli atti e non la partecipazione.

A luglio scrivo all’AGID agenzia governativa che ha il controllo della corretta applicazione dei dispositivi digitali nella amministrazioni pubbliche. Chiedo di intervenire perché i documenti pubblicati dal Servizio Pianificazione Territoriale sono tutti firmati in maniera tale, da crittografare l’intero documento. La Provincia mette a disposizione il programma di decifratura, ma queste operazioni sono eccessive ed ostacolano l’accesso, in particolare quando i progetti contengono anche 240 documenti (vedi digestore di Talacchio). In sostanza non risulta un “accesso facilitato” così come richiesto dal Codice dell’Amministrazione Digitale. La Cassazione è intervenuta in merito alle firme digitali nel 2017, dicendo che sia quelle che crittografano il documento e sia quelle che lo lasciano in chiaro, sono del tutto equivalenti. Stiamo aspettando la risposta dell’AGID.

Inoltre scrivo alla commissione per la Convenzione Aarhus presso l’ONU a Ginevra. Ho sostenuto la mancata partecipazione dei cittadini in particolare dei confinanti, diretti interessati.

Martedì 19 settembre sono stato convocato per una videoconferenza con detta commissione. La Presidente ed il Vicepresidente si sono congratulati per l’esposizione dei fatti e delle problematiche, sostenendo che la partecipazione dei cittadini rientra nella vasta categoria dei diritti umani. Il ministero dell’Ambiente dell’Italia, come controparte, ha sostenuto che abbiamo scritto molto tempo dopo la scadenza dei termini, non rispettando le modalità di accesso alla giustizia amministrativa. Ho ribattuto che le osservazioni sono state inviate tre giorni dopo la scadenza e che la giustizia amministrativa facilitata, è riservata solo per l’accesso ai documenti ambientali e non per la partecipazione.

Ho ringraziato per l’attenzione posta al caso da me sollevato, ribadendo che le autorità nazionali preposte, solitamente sono restie a dare risposte.

La commissione per la convenzione di Aarhus, giovedì, mi ha comunicato che il procedimento di realizzazione dell’impianto è stato bloccato.

Non conosco i poteri che ha questa Commissione ONU, né cosa significhi in pratica la messa in mora dell’Italia.

Certo è che la partecipazione dei cittadini è per le amministrazioni un obbligo. A tutti gli quelli che seguono le varie amministrazioni pubbliche dal punto di vista giuridico, ai vari dirigenti degli affari legali, ai dirigenti dei procedimenti che investono un territorio, ribadisco che è indispensabile coinvolgere il pubblico, prima della fine dei procedimenti, non farlo significa non rispettare i diritti umani dei cittadini comuni.

 

 1) foto degli striscioni messi dai cittadini Vadesi

2 ) schermata dell'incontro con la commissione Onu per la Convenzione di Aarhus, insieme con la cara interprete Katherine