Partecipazione dei cittadini; no, si, mah...
Ho letto con interesse l’articolo di Alice Mauri sul Carlino di
Pesaro di venerdì 15 marzo. Sul caso Riceci dove si titola “Aurora
carica a testa bassa. Cacciate Pachiarotti rivogliamo Bartoli per
decidere su Riceci”.
Al di là del caso, dove nessuno fa una bella figura, semplicemente
assistendo alle varie convocazioni della commissione parlamentare
antimafia, in queste decisioni dove i privati ovviamente fanno i loro
interessi, c’è una figura profondamente dimenticata e bistrattata
da tutti: i cittadini.
Nelle numerose decisioni che vengono proposte nel nostro territorio,
cito alcuni esempi dalla cronaca, il digestore di Talacchio,
l’impianto fotovoltaico di Sant’Angelo in Vado, la galleria della
Guinza, il lago sul Candigliano, il metanodotto Brindisi Minerbio, ma
anche l’antenna di Fiorenzuola, il nuovo laboratorio dell’Istituto
zooprofilattico a Pesaro, il taglio improvvido di alberi, vedono i
cittadini ribellarsi alle decisioni, sì imposte dall’alto, in
maniera pragmatica senza un minimo di coinvolgimento pubblico.
Ho letto anche definire, in maniera poco analitica, dal una nota
associazione ambientale, riguardo ai 5000 firmatari contro il
digestore di Talacchio, di “scelta politica diversa” o anche
tirare in ballo la solita sindrome di Nimby (dappertutto ma non nel
mio giardino), il tutto per denigrare e sottovalutare la giusta
opposizione dei residenti, ai progetti che li coinvolgono localmente,
decisi da altri che abitano in tutt’altro territorio.
A Sant’Angelo in Vado il fotovoltaico è stato deciso dal dirigente
provinciale, addirittura in piena difformità dalla norma
sull’acceso agli atti del 1990 (1), che prevede il coinvolgimento
dei confinanti interessati. La stessa cita “qualora da un
provvedimento possa derivare un pregiudizio a soggetti facilmente
individuabili, diversi dai diretti destinatari, l’amministrazione
è tenuta a fornire loro, con le stesse modalità, notizia
dell’inizio del procedimento”, mai avvenuta neanche nei confronti
anche di Anas che lì gestisce la strada statale 73 bis. Nonostante
tutto la ditta, qui ha richiesto al ministero, questi giorni,
l’allacciamento alla sottostazione ENEL lì vicina.
Nel dialogare con la Presidente della Commissione ONU per la
convenzione di Aarhus (2), per il fotovoltaico vadese, essa ha
sostenuto che il caso era davvero interessante e che la
partecipazione fa parte della più ampia schiera dei diritti umani.
Va detto che questa convenzione, è diventata legge dello stato nel
2001 (3); la partecipazione rappresenta con l’accesso ai dati e
informazioni, con una giustizia amministrativa agevolata, i tre
pilastri fondanti della norma .
Eppure continuiamo ad avere autorizzazioni per motocavalcate nelle
aree demaniali e aree Natura 2000, assegnate il giorno prima
pubblicate il successivo, concessioni ai cacciatori dell’intera
foresta demaniale di Monte Vicino per addestramento cani, senza far
nulla sapere, anche per le associazioni che tutelano interessi
collettivi, come il WWF.
Diversa è la situazione in caso di un progetto che richieda la
Valutazione di Impatto ambientale, che spesso viene evitata dai
committenti. In questo caso il pubblico deve essere coinvolto prima
della fine del procedimento, le osservazioni dovrebbero essere prese
in giusto conto ed inserite nella documentazione autorizzativa (4).
Molto interessante è una legge regionale del 2020 che prevede
l’avvio di processi partecipativi per “atti normativi, progetti,
procedure amministrative o scelte pubbliche su cui gli enti
responsabili non hanno ancora assunto un atto definitivo (5).”
Per poter partecipare occorre conoscere gli atti delle
amministrazioni pubbliche o dei gestori privati, equiparati per il
servizio pubblico effettuato. In caso di diniego dei documenti
richiesti, occorre creare giurisprudenza: infatti è possibile il
ricorso al Tar “ in materia di accesso le parti possono stare in
giudizio personalmente, senza assistenza del difensore” (6) e
questo vale anche per i dati ambientali (7), dove il ricorso è del
tutto gratuito mentre per il primo occorre pagare solo il contributo
per lo Stato.
Molti enti pubblici si dimenticano ancora oggi, che la trasparenza è
l’ordinario ed il diniego è l’eccezione.
Non è il caso dell’Unione Europea che quando si chiede un loro
intervento risponde “ La ringraziamo per le sue osservazioni” o
la stessa segretaria della commissione di Aarhus che si scusa per
aver tardato di un giorno l’invio delle sue risposte.
Purtroppo penso che anche si professa politicamente per i più deboli
e svantaggiati, cittadini, operai, debba rivedere le proprie
politiche di di approccio verso le persone comuni.
E’ uno dei motivi che come coordinatore Guardie Giurate WWF Marche,
spesso ho dato il contributo ai cittadini, che hanno problemi nei
confronti di amministrazioni, progetti, scelte imposte.
Basta ricordare che l’accesso alle informazioni, è il primo passo
per un cittadino consapevole, capace di dare dare il suo contributo
verso la società in cui vive.
1) L. 241/1991 art. 7
2) Convenzione di Aarhus
3) L.108/2001
4) Direttiva2014/52EU
5) L.R. 31/2020
6) L. 241/1990 art 25 co. 5 bis art.23 D.Lgs. 2 luglio 2010, n. 104
7) D. Lgs 195/2005