Errare è umano perseverare è diabolico.
Il Corriere Adriatico prima ed ora Il Resto del Carlino hanno pubblicato gli articoli, che addossano apertamente le responsabilità delle alluvioni avvenute gli scorsi giorni, agli ambientalisti. A far eco a questi interventi anche quello del Presidente della Regione Acquaroli, che presiedendo il consiglio regionale del 4 ottobre, attribuisce le responsabilità ad un “ambientalismo ideologico che vuole lasciate tutto in una visione museale”.
Occupandomi di tutela ambientale da oltre 40 anni, mi è sembrato importante intervenire in merito. Che gli ambientalisti fossero così forti, una lobby così energica, mi pare davvero eccessivo. Così potenti da indirizzare le scelte degli amministratori sull’azione nel territorio.
In questi 40 anni ho visto tantissimi colleghi, amici, frazionati in tante sigle da agire soprattutto di persona, facendosi carico dello studio di progetti, di valutare scelte politiche, di stimare i piani territoriali, mettendo in evidenza lacune, errori, scelte ed in base ai risultati, agire nei vari aspetti. Molte volte gli interventi si basano sulle normative realizzate, non certamente dagli ambientalisti, ma dagli amministratori di turno.
Che gli strali provengano dalla zona di Frontone fa specie, dal momento che il comune ha voluto realizzare le piste da sci in un comprensorio intorno ai 1500 m di altezza quando nelle Alpi non vengono più finanziati impianti oltre 2000 m slm. Nel 2010 quale coordinatore regionale delle guardie del WWF inviai una copiosa informativa alla Procura proprio in merito allargamento delle piste da sci, con la conseguente sparizione di una tipica felce, che si trovava solo in quel luogo. Un articolo di due pagine intere di Mauro Ceccarelli evidenziava la problematica.
Successivamente il comune delegato dalla Provincia, curò il progetto che vediamo oggi sotto gli occhi, ma guarda caso non aveva personale per il normale andamento amministrativo.
Ho visto l’intervento effettuato sul fiume Metauro nel mio comune, dove si è disalberato l’alveo che “così è più bello” ed i tronchi interrati ai margini, con oggi, la conseguente nutrita gemmazione di fitte talee. Lavori fatti senza la opportuna autorizzazione, di intervento in alveo, prevista dalla legge ittica regionale (1). E’ successo anche recentemente a Trasanni sull’Apsa.
Una delibera regionale del 1996 prevede che qualsiasi cittadino possa asportare dall’alveo dei fiumi, i tronchi secchi e seccaginosi, quelli che ostacolano il flusso, quelli trasversi, ma pochi lo fanno. Così come è obbligo per i confinanti tenere pulito l’argine, cosa che pochissimi mantengono anche perché oggi la coltivazione viene effettuata dalle aziende, più frettolose nel terminare i lavori.
Nessuno ha messo in evidenza anche per non infierire, che a Cantiano il Tenetra passa sotto piazza Bartolucci per aprirsi sul piazzale della chiesa ed in fondo a via dei Molini, unirsi col Bevano; anche questo a valle del centro di troticoltura è intubato fino a fine via e guarda caso è letteralmente esploso. L’ansa del Burano è stata deviata in una ampia galleria, che la piena non ha rispettato, finendo sul suo vecchio alveo. Dallo spazio web della provincia si evidenzia che il rischio per Cantiano è R4, il più alto.
A Senigallia, il Misa aveva il fosso Penna che serviva per smaltire parte delle piene fu tombato nel 1930. L’ unica cassa si espansione di undici progettate, dopo l’alluvione del 2014, deve ancora essere ultimata.
Eppure nel piano triennale trasparenza 2021 della Regione Marche, si metteva in evidenza il rischio di corruttibilità proprio nel settore ambientale pari al 49 %, mentre l’attuale piano 2024, da un rischio elevato del 9% ed un rischio medio del 37%.
Vale la pena ricordare il recente scandalo che ha coinvolto il Genio Civile regionale a Pesaro, con estesi tagli fluviali per fare biomassa legnosa (2). O lo scandalo biogas del 2014 (3) ed anche lo scandalo Protezione Civile del dopo terremoto (4).
E’ il caso di dare ancora responsabilità agli ambientalisti?
Credo che si debba davvero valutare insieme e con spirito collaborativo reciproco, le azioni sul territorio.
La trasparenza deve essere la regola e la partecipazione dei cittadini in particolare negli interventi ambientali (5), deve essere prevista prima delle decisioni finali, senza sotterfugi di sorta, con la chiarezza di chi vuole davvero difendere i beni comuni.
1) L.R. 11/2003 art. 14 https://www.ambientediritto.it/Legislazione/Caccia/2003/marche%20lr2003%20n.11.htm
Nessuno in questa tragedia provocata dall'alluvione, ha mai parlato dei numerosi capanni, capannini, cucce, orti con relative recinzioni, ubicate lungo l'argine dei fiumi. Qualche anno fa, il Prefetto di allora chiese il censimento di questi manufatti che si rivelò una vera impresa. Con l'esondazione tutti i materiali sono stati strappati , portati a valle, per contribuire così alle ostruzioni ai ponti: legnami, tettoie , botti, pneumatici, frigoriferi e congelatori. Questi ultimi ancora galleggiano sulla diga di S.Lazzaro. Quasi tutte costruzioni abusive, fatte per gli orti altrettanto abusivi, per tenere i propri cani, la cui ubicazione è proprio vietata nelle aree di alluvionamento. Quanti di questi sono morti li potremo vedere nell'anagrafe canina se i loro padroni saranno onesti nel dichiararlo.
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