mercoledì 30 maggio 2018

In merito al problema dei cinghiali

Ricevo e pubblico In merito alla problema dei cinghiali
 
Assistiamo in questi giorni ad un doloroso dibattito sulla questione dei cinghiali che cresciuti in modo esponenziale stanno creando seri pericoli alla pubblica incolumità e all’agricoltura per il danno alle colture che arrecano. Mi permetto di suggerire alcune aspetti derivanti dalla nostra esperienza maturata all’interno del servizio ambiente provinciale, nelle operazioni di contenimento della specie nella riserva naturale statale gola del Furlo come Raggruppamento Gev Pesaro Urbino.
I sindaci possono emanare ordinanze, ma le stesse devono essere sempre motivate da censimenti della specie, dagli episodi che portano all’utilizzo di tali strumenti, dal numero di soggetti che si vogliono eradicare, dai giorni effettivi da impiegarsi, dall’indicazione dei soggetti che debbono partecipare inclusi i volontari formati, dal possesso della licenza di caccia per tutti polizie locali comprese.
Andare a caccia o catturare un cinghiale non è uno scherzo, come operare in ambito urbano rappresenta una difficoltà enorme per un intreccio di interessi a favore e contro l’animale che ne derivino dal sentire comune, molto diverso tra noi e dal pericolo che rappresenta per l’operatore. Certamente un Sindaco che vede devastare le proprie strade, crescere gli incidenti e vedere cinghiali scorrazzare nel centro abitato, deve certamente intervenire. Dapprima occorre ordinare ai soggetti deputati al controllo di adottare gli opportuni provvedimenti che già sono insiti nella legge caccia Se il cinghiale dalla normativa è considerato un animale pericoloso, si deve agire nel rispetto delle legge venatoria, prima adottando apposite trappole gestite dagli agricoltori, che si tengono la carne a compensazione dei danni subiti. Solo successivamente, si possono attuare anche eventuali azioni di sparo ove possibile (ricordo che la distanza dalle abitazioni deve essere pari ad una gittata e mezza della propria carabina, che per diverse si aggira sui 4,5 km) e da soggetti richiamati tra cui gli agenti della polizia provinciale, municipale, carabinieri e agricoltori ove insiste il proprio fondo e tutti in possesso di licenza di caccia. I grandi esclusi dalla legge sono proprio le guardie volontarie, che non sono citate e non sono state prese in considerazione, neanche nella attuale proposta di modifica e sono gli unici ad avere avuto i corsi per farlo. Allora per prima cosa, bisogna portare solo questa aggiunta nella normativa.
Inoltre i piani di contenimento devono essere fatti dagli uffici caccia regionali.
Gli agricoltori possono essere incaricati della difesa dei loro terreni, basta autorizzarli; una petizione Copagri, va in tal senso, sono sufficienti autorizzazioni annuali. Poi visto l’insuccesso di quanto sopra, entrano in gioco i Sindaci che possono incaricare vari soggetti tra cui le guardie volontarie munite di licenza che o per ordine del Sindaco o come ausiliari della polizia locale, possono effettuare tali operazioni alla pari degli altri. Per fare quanto sopra bisogna inoltre mettere delle risorse, le trappole,le munizioni, le licenze da caccia, i corsi, i certificati veterinari, i centri di sosta delle carcasse, tutti hanno dei costi, le ordinanze da sole non bastano e ci vogliono anche i cani che hanno solo le squadre di cacciatori, tenuto conto che il sistema dei guardiacaccia provinciali è stato demolito.
Inoltre proverei a vedere se questo animale che chiamiamo cinghiale, sia ancora geneticamente puro oppure possa essere considerato un semplice maiale fuggito da casa, che non merita alcuna tutela della legge sulla caccia, fuorchè quella di animale vivente, eliminare gli allevamenti abusivi e le reimmissione di specie non autoctona, scoraggiare il foraggiamento tuttora effettuato, ormai definitivamente fuorilegge. Inoltre bisogna mettere mano al sistema caccia, forse nessuno si è accorto che il cinghiale si è urbanizzato e per quali ragioni? Capire questo comporta riportare l’animale in ambito montano e riportare anche i cacciatori a fare questa caccia molto difficile nei tempi e modalità previste dalla norma, ma appassionante nel suo territorio e forse anche reintrodurre l'originale specie indigena, più piccola per salvaguardare, anche le specie vegetali del sottobosco quali funghi e tartufi oggi seriamente compromesse dalla grande densità della popolazione dei cinghiali e dalla mancanza di colture a perdere per il sostentamento della popolazione validamente ecosostenibile. Ci auspichiamo inoltre che gli uffici prefettizi sentano in merito, anche il parere delle guardie volontarie, visto che siamo sempre quelli non considerati, ma validamente costituiti come associazioni di vigilanza pubblica, al pari delle altre forze di polizia, ma sempre dimenticati nelle convocazioni e nelle ordinanze contingibili ed urgenti dei sindaci. 

Paci Cesare
Coordinatore Raggruppamento GEV PU

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