mercoledì 27 febbraio 2019

Scuola di qualità

Scuola di qualità

Da oltre un anno dalla mio pensionamento dalla scuola, quale insegnante di Educazione Tecnica nelle medie di primo grado, provo a riprendere un discorso in merito, all'andamento formativo e di coinvolgimento degli insegnanti nella scuola, da parte dei dirigenti.
Leggo che quella scuola fa quel tipo di didattica, quell'altra ha quel progetto inclusivo, l'altra ancora promuove la didattica delle competenze.
Mi chiedo in tutto questo gli insegnanti da che parte stanno? Oggi con i dirigenti sempre più decisionisti, comandanti di una nave educativa, dove sembrerebbe utile valutare tutti nella stessa maniera, fare tutti quel tipo di prove strutturali, la cui valutazione deve essere non meno di…, altrimenti crolla il castello preparato dal dirigente. La legge 107, ha rafforzato i poteri dei nostri superiori, che hanno la possibilità di infliggere una sospensione fino a 10 giorni. Dopo, se mai, si può discutere, con i ricorsi al giudice del lavoro, se appropriata o meno.
E' pur vero che nella scuola c'è chi ne approfitta, come in tutti i luoghi di lavoro, ma non è sempre così evidente: 30% di insegnanti attivi, 50% i coinvolgibili, 20 % di interessati ad altro, percentuali discusse con i vari sindacati intercorsi nei nostri incontri professionali.
Tutti i dirigenti, fra l'altro hanno ormai la reggenza obbligata su più scuole, che vale la pena chiedersi se l'andamento didattico, educante e professionale, la facciano loro o i docenti delegati e coinvolti nelle varie mansioni.
Poi ci sono anche quelli che apertamente sostengono “Se non vi sta bene andatevene, chiedete il trasferimento” e se nella loro valutazione fosse inserito questo parametro, forse qualcuno non passerebbe la sufficienza. Fra l'altro con l'introduzione a dirigente, un aspetto di recessione dalla loro nomina, è proprio il contenzioso: in base alla conflittualità possono essere rimandati al ruolo di appartenenza.
Per confrontarci con i superiori, occorre essere formati professionalmente, conoscere le leggi del proprio lavoro per sostenere non solo, le ripercussioni del capo, ma anche la pressione degli stessi docenti che con lui si schierano. Ho conosciuto tanti colleghi ottimi educatori, ma la cui preparazione di lavoratore è purtroppo stentata. Nel mio discorso di pensionamento  l'augurio rivolto ai colleghi, è stato proprio quello di crescere nella conoscenza delle normative che regolano il nostro rapporto di lavoro.
Un aspetto che ho sempre sostenuto, molto di più negli ultimi anni è stato l'art. 33 della Costituzione Italiana: “L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento”. Non è certo per togliersi le responsabilità di una professione che serve a promuovere l'allievo ragazzo attraverso una crescita graduale, fatta anche di conoscenza, ma per essere quell'educatore che adatta la trasmissione del sapere e dello sviluppo intellettivo, alle diverse classi e ai diversi allievi.
L'art. 25 del D. L.vo 165/2001 dedicato proprio ai dirigenti scolatici sostiene: “Nel rispetto delle competenze degli organi collegiali scolastici, spettano al dirigente scolastico autonomi poteri di direzione, di coordinamento e di valorizzazione delle risorse umane. In particolare, il dirigente scolastico, organizza l'attività scolastica secondo criteri di efficienza e di efficacia formative ed è titolare delle relazioni sindacali…Il dirigente scolastico promuove gli interventi per assicurare la qualità dei processi formativi e la collaborazione delle risorse culturali, professionali, sociali ed economiche del territorio, per l'esercizio della libertà di insegnamento, intesa anche come libertà di ricerca e innovazione metodologica e didattica, per l'esercizio della libertà di scelta educativa delle famiglie e per l'attuazione del diritto all'apprendimento da parte degli alunni.”
Spetta al collegio docenti la possibilità di deliberare in fatto di didattica, non al preside imporre la didattica, quello o quell'altro progetto, ma “esercita tale potere nel rispetto della libertà di insegnamento garantita a ciascun docente” sostiene il Testo Unico del 1997 all'art.7. Quindi nel stabilire orari, quadrimestri, recuperi le decisioni collegiali sono vincolanti, ma nessuna maggioranza può obbligare a fare verifiche comuni, adottare moduli prestabiliti, stesse griglie.
Libertà sì, applicando però le indicazioni del ministero al percorso educativo, del diritto allo studio dei propri allievi, del percorso di apprendimento e di sviluppo personale. Infatti “l’esercizio di tale libertà è diretto a promuovere la piena formazione della personalità degli alunni” sostiene l'art. 2 del TU 1997.
Il regolamento dell'autonomia scolastica del 1999, inoltre prevede la pluralità del collegio docenti: garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale” (art.1); mentre il regolamento al piano dell'offerta formativa della scuola, POF, ne considera tutte le componenti anche di minoranza: “comprende e riconosce le diverse opzioni metodologiche, anche di gruppi minoritari, e valorizza le corrispondenti professionalità”.
Non per niente si chiama “corpo docente” dove ognuno ha la sua importanza e funzione, tutti insieme agiscono come un corpo, impegnati per la crescita umana educativa dei ragazzi.
Nella scuola media ed. musicale, ed. fisica, ed. tecnica, ed. artistica, francese, religione hanno tante classi, da rendere difficile per gli insegnanti qualsiasi proposta burocratica didattica, a meno che ridotta ad un copia/incolla. Anche il calendario scolastico delle attività non di insegnamento, proposto dal dirigente, ma approvato dal collegio, dovrebbe considerare gli impegni di queste discipline. Sostenevo esacerbandone l'aspetto, che solo restando seduto alle riunioni avrei tranquillamente superato le 40 ore assegnate e lì, nelle ore di non insegnamento, ci andrebbero le ore obbligatorie sulla sicurezza e le ore di aggiornamento. Quanti dirigenti sono chiari su questo? Quanti dirigenti sono pronti a riconoscere le ore fatte in più ? Quanti dirigenti pronti sì a chiedere l'esonero delle responsabilità, al docente per le gite, sono attenti a valutarne il giusto impegno?
Un'arma a dire il vero gli insegnanti ce l'hanno: limitarsi a fare solo lo stretto obbligatorio e negare tutto il di più. Anche per questo occorre però essere informati della propria professione, non trascurando la necessità di approfondimento culturale ed educativo, per intervenire con la giusta autonomia, consapevolmente convinti delle proprie scelte, con l'obbiettivo della crescita educativa dei propri allievi, futuri adulti , in una scuola davvero di qualità.