mercoledì 30 maggio 2018

Seminario sulle problematiche relative ai danni causati dalla fauna selvatica

Seminario sulle problematiche relative ai danni causati dalla fauna selvatica 
 
Sabato 26 marzo 2018 si è tenuto ad Urbino presso la sala Castellani un seminario di 8 ore “sulla problematica legata alla presenza dei cinghiali: controllo e prevenzione da parte della vigilanza volontaria, prelievo ed impatto sugli ecosistemi”. Promosso dal Raggruppamento Guardie Ecologiche Volontarie di Pesaro Urbino con il finanziamento del Centro Sviluppo Volontariato ha visto ben 5 lezioni districarsi durante tutta la giornata.
Danilo Baldini della Lega Anti Caccia ha presentato i dati della sua associazione molto attenta alla problematica. Quattro le regioni ad alta presenza di cacciatori la Toscana con 5 su km quadrato, la Liguria, l'Umbria e al quarto posto le Marche. Presenza di cinghiali non autoctoni incrociati con il maiale selvatico, molto prolifici, a cui si risponde con un controllo non adeguato alla legge nazionale sulla caccia; nonostante già altre regioni il Veneto, il Friuli e la Liguria abbiano subito l'intervento della Corte Costituzionale che ha dichiarato incostituzionale le leggi regionali anche le Marche si apprestano a varare un piano quinquennale sulla falsa riga delle altre regioni col rischio proprio di vederlo bocciato, perché le associazioni ambientaliste si stanno muovendo per il ricorso. Il parere dell'ISPRA è contrario, né si prendono in considerazione di evitare le braccate nei d'intorni degli agriturismi e strutture ricettive turistiche. Nel sito della LAC , fra l'altro si possono estrarre le modalità di richiesta dei danni per gli agricoltori, le richieste per l'esonero dalla caccia dei propri fondi , compresa l'obiezione di coscienza alla caccia come richiesto dalla UE.
Claudio Nasoni della Copagri ha messo in evidenza come il problema dei danni da animali selvatici in agricoltura sia una situazione tipo far-west. Si è passati dai risarcimenti dalla Regione agli indennizzi dagli ATC. Questa situazione ha permesso una lenta operazione risarcitoria tanto che ci sono agricoltori che devono avere rimborsi di oltre tre anni fa, per cui molti desistono dal richiederli; anche in considerazione che la quantificazione del danno è legato non all'effettivo valore della coltura in atto a solo a mere questioni di proporzionalità, legata agli ettari coltivati o posseduti.
E' intervenuto anche il Sindaco Maurizio Gambini a sottolineare la sua ordinanza di controllo dei cinghiali presentata in Prefettura, a cui poi non è stato dato seguito.
Il dott. Vincenzo Capputo dell'Università Politenca delle Marche ha presentato il progetto Life trota ed i danni all'ambiente per il rilascio di specie non indigene. Una nostra diffida alla Fipsas ed alla regione ha bloccato il rilascio di trote iridee, risolto con la solita soluzione all'italiana, presentare una valutazione di incidenza del rilascio ai fini pescatori nel tratto di fiume interessato. Il fatto è che la competenza in merito di fauna autoctona rimane allo stato e le regioni non possono intervenire in merito, pena la non costituzionalità delle loro decisioni, come è avvenuto per la legge regionale sulla pesca.
Nel pomeriggio il comandante della Polizia Locale di Porto S.Giorgio, Giovanni Paris, della Scuola Regionale di Treja, ha illustrato le competenze della vigilanza volontaria mettendo in evidenza dubbi, sentenze in opposizione, difficoltà di intervento, fede previlegiata della guardia volontaria, rifiuto di generalità, rifiuto identità. Una efficace lezione per le guardie volontarie presenti, illustrate con efficace competenza.
Marco Bonacoscia dell'Hystrix, fautore dei vari piani faunistici provinciali e regionali, anche di recentissima approvazione, ha curato proprio le esigenze venatorie. In particolare: caccia di selezione e controllo selettivo, fauna patrimonio indisponibile dello stato, aree complessive destinate alla caccia densità di venatoria presenza dei cinghiali valutata da appositi osservatori , ma aumentata in fase di interventi effettivi.
Qualche considerazione finale vale la penna aggiungere: il controllo attraverso l'uso dei chiusini dati agli agricoltori. Al Furlo lo scorso hanno sono stati uccisi 46 esemplari in tutto il periodo di selezione del 2016, mentre nel 2008 per due soli mesi con due chiusini sono stati catturati ben 58 capi. Rispetto delle distanze dalle abitazioni e centri abitati: a Saltara ben 4 squadre di cinghialai sono in girata intorno al museo del Balì frequentatissimo durante tutto l'anno da scolaresche e visitatori. Faccio presente che la legge nazionale prevede la distanza per armi non a canna liscia, le carabine, pari ad una gittata e mezzo; tale distanza che ammonta anche a 4,5 km, deve essere rispettata almeno vicino alle zone abitate.
Questa ultima stagione venatoria 2017/2018 ha contato le seguenti vittime: “civili non cacciatori, 34, di cui 24 feriti e 10 morti; cacciatori, 80, di cui 60 feriti e 20 morti. Totale: 84 feriti e 30 morti. Tre i minori rimasti vittime, di cui due feriti ed un morto” ;circa tre volte in più della precedente stagione venatoria
Molte più vittime degli incidenti agricoli, anche a causa di una minore vigilanza dovuta alla soppressione del Corpo Forestale dello stato ed al trasferimento/revisione delle polizie provinciali adibite proprio alla vigilanza ittico venatoria.
Tutti partecipano alle discussioni relative a questa problematica, spesso indette presso la Prefettura, eppure tra i grandi esclusi ci sono le associazioni ambientali e le guardie volontarie. Una maniera, di fatto, per sentire solo una parte, i cacciatori, che sono spesso agricoltori ed appartengono anche ad associazioni ambientaliste proprie, iscritte presso il Ministero dell'Ambiente.


 

In merito al problema dei cinghiali

Ricevo e pubblico In merito alla problema dei cinghiali
 
Assistiamo in questi giorni ad un doloroso dibattito sulla questione dei cinghiali che cresciuti in modo esponenziale stanno creando seri pericoli alla pubblica incolumità e all’agricoltura per il danno alle colture che arrecano. Mi permetto di suggerire alcune aspetti derivanti dalla nostra esperienza maturata all’interno del servizio ambiente provinciale, nelle operazioni di contenimento della specie nella riserva naturale statale gola del Furlo come Raggruppamento Gev Pesaro Urbino.
I sindaci possono emanare ordinanze, ma le stesse devono essere sempre motivate da censimenti della specie, dagli episodi che portano all’utilizzo di tali strumenti, dal numero di soggetti che si vogliono eradicare, dai giorni effettivi da impiegarsi, dall’indicazione dei soggetti che debbono partecipare inclusi i volontari formati, dal possesso della licenza di caccia per tutti polizie locali comprese.
Andare a caccia o catturare un cinghiale non è uno scherzo, come operare in ambito urbano rappresenta una difficoltà enorme per un intreccio di interessi a favore e contro l’animale che ne derivino dal sentire comune, molto diverso tra noi e dal pericolo che rappresenta per l’operatore. Certamente un Sindaco che vede devastare le proprie strade, crescere gli incidenti e vedere cinghiali scorrazzare nel centro abitato, deve certamente intervenire. Dapprima occorre ordinare ai soggetti deputati al controllo di adottare gli opportuni provvedimenti che già sono insiti nella legge caccia Se il cinghiale dalla normativa è considerato un animale pericoloso, si deve agire nel rispetto delle legge venatoria, prima adottando apposite trappole gestite dagli agricoltori, che si tengono la carne a compensazione dei danni subiti. Solo successivamente, si possono attuare anche eventuali azioni di sparo ove possibile (ricordo che la distanza dalle abitazioni deve essere pari ad una gittata e mezza della propria carabina, che per diverse si aggira sui 4,5 km) e da soggetti richiamati tra cui gli agenti della polizia provinciale, municipale, carabinieri e agricoltori ove insiste il proprio fondo e tutti in possesso di licenza di caccia. I grandi esclusi dalla legge sono proprio le guardie volontarie, che non sono citate e non sono state prese in considerazione, neanche nella attuale proposta di modifica e sono gli unici ad avere avuto i corsi per farlo. Allora per prima cosa, bisogna portare solo questa aggiunta nella normativa.
Inoltre i piani di contenimento devono essere fatti dagli uffici caccia regionali.
Gli agricoltori possono essere incaricati della difesa dei loro terreni, basta autorizzarli; una petizione Copagri, va in tal senso, sono sufficienti autorizzazioni annuali. Poi visto l’insuccesso di quanto sopra, entrano in gioco i Sindaci che possono incaricare vari soggetti tra cui le guardie volontarie munite di licenza che o per ordine del Sindaco o come ausiliari della polizia locale, possono effettuare tali operazioni alla pari degli altri. Per fare quanto sopra bisogna inoltre mettere delle risorse, le trappole,le munizioni, le licenze da caccia, i corsi, i certificati veterinari, i centri di sosta delle carcasse, tutti hanno dei costi, le ordinanze da sole non bastano e ci vogliono anche i cani che hanno solo le squadre di cacciatori, tenuto conto che il sistema dei guardiacaccia provinciali è stato demolito.
Inoltre proverei a vedere se questo animale che chiamiamo cinghiale, sia ancora geneticamente puro oppure possa essere considerato un semplice maiale fuggito da casa, che non merita alcuna tutela della legge sulla caccia, fuorchè quella di animale vivente, eliminare gli allevamenti abusivi e le reimmissione di specie non autoctona, scoraggiare il foraggiamento tuttora effettuato, ormai definitivamente fuorilegge. Inoltre bisogna mettere mano al sistema caccia, forse nessuno si è accorto che il cinghiale si è urbanizzato e per quali ragioni? Capire questo comporta riportare l’animale in ambito montano e riportare anche i cacciatori a fare questa caccia molto difficile nei tempi e modalità previste dalla norma, ma appassionante nel suo territorio e forse anche reintrodurre l'originale specie indigena, più piccola per salvaguardare, anche le specie vegetali del sottobosco quali funghi e tartufi oggi seriamente compromesse dalla grande densità della popolazione dei cinghiali e dalla mancanza di colture a perdere per il sostentamento della popolazione validamente ecosostenibile. Ci auspichiamo inoltre che gli uffici prefettizi sentano in merito, anche il parere delle guardie volontarie, visto che siamo sempre quelli non considerati, ma validamente costituiti come associazioni di vigilanza pubblica, al pari delle altre forze di polizia, ma sempre dimenticati nelle convocazioni e nelle ordinanze contingibili ed urgenti dei sindaci. 

Paci Cesare
Coordinatore Raggruppamento GEV PU

REGIME ALIMENTARE

Regime alimentare (da leggere)

Pesca intensiva e allevamenti industriali: le conseguenze delle nostre cattive abitudini a tavola.
Vale la pena dire che questo libro è uscito in lingua originale, già dal 2012.
Ho letto il testo con una piccola vena di distacco, avendo il timore di scivolare verso scelte eccessive e impensabili; mi sono trovato invece una lettura piacevole per niente logorroica, ricca di considerazioni ponderate e dati. Subito mi ha colpito una frase iniziale, di quelle che si mettono in dedica “E' nostro dovere imparare a conoscere gli alimenti di cui ci nutriamo e l'impronta ecologica che essi lasciano sull'ambiente per scegliere quelli più adatti al benessere di tutte le creature”. “Molti dei problemi del nostro pianeta… potrebbero essere eliminati o almeno attenuati attraverso il passaggio semplice ma condiviso a una scelta alimentare vegetariana , di per sé, più salutare ed etica e attraverso il ricorso a sistemi di produzione alimentare più efficienti e rispettosi della natura.” Quindi si passa a parlare di surriscaldamento e depauperamento globale, concetto di risorsa rinnovabile. Fra i gas climalteranti non ci sono solo gli scarichi dei nostri mezzi di trasporto dei nostri riscaldamenti, che danno un aumento di anidride carbonica del 35%, ma anche il metano il cui aumento è del 145% ed è dovuto per il 40% dallo sviluppo dell'industria zootecnica; mentre l'ossido d'azoto, che è 310 volte più nocivo dell'anidride carbonica, al 65% è dovuto agli allevamenti.
Di fatto gli animali non sono carne e noi alleviamo, diamo da bere, da mangiare, uccidiamo e ingeriamo 70 miliardi di animali all'anno, 10 volte la popolazione mondiale. Se un alieno vedesse la terra così com'è, non direbbe che sicuramente la razza umana è preponderante, bensì vedrebbe animali allevati.
Per questo si distruggono foreste strategiche, per far posto alle coltivazioni asservite agli stessi allevamenti, si consumano risorse idriche importanti, come la falda fossile non rinnovata, di Ogallala, nel Nebraska . Il 42% di quest'acqua viene usata per il beveraggio e per il foraggio; 1500 servono per macellare una sola mucca. Senza poi considerare che i settori dell'inquinamento sono i settori della carne, del latte, della pesca. Gli allevamenti contribuiscono al 37% con gli antibiotici, , al 50% % con l'uso di pesticidi, al 55% con l'erosione del suolo dovute alle pratiche agricole.
Il libro contiene una sostenuta mole di dati: sui consumi dell'acqua sulla produzione ittica, sui consumi di carne e derivati quali latticini, con un ampio confronto tra nutrimenti di origine animale e di origine vegetale, senza trascurarne i rischi per la salute. Un intero capitolo è dato all'informazione difettosa, in mano almeno negli Stati Uniti alle potenti lobby della carne. Un terreno delle foreste tropicali abbattute, rende al proprietario 60 dollari ogni mezzo ettaro. Lo stesso terreno tuttavia potrebbe produrre 2400 dollari se venissero raccolti in modo rinnovabile i frutti, i fiori e le erbe medicinali che vi crescono spontanei.
Infine un messaggio attualissimo “Liberatevi dai vincoli culturali e dall'influsso dei media e della pubblicità. Fate la cosa giusta impegnatevi. Siate coerenti con le vostre scelte e andatevene fieri. Mentre il corpo e lo spirito ringrazieranno assieme al pianeta”. Buona lettura!
“Rchard OppenLander è uno scrittore saggista impegnato sui temi dell'alimentazione e della sostenibilità ambientale. I suoi studi e le sue conferenze pubblicate negli Stati Uniti sono stati una fonte importante per Kip Andersen e Leegan Kuhn, gli autori di CowSiracy, l'incredibile documentario che a oggi rappresenta la sfida più forte lanciata al movimento ambientalista”

Richard Oppenlander “Regime alimentare Pesca intensiva e allevamenti industriali: le conseguenze delle nostre cattive abitudini a tavola” Chiare lettere ed. Milano agosto 2017, 16 €

domenica 6 maggio 2018

Politici: a servizio di chi?

Politici: a servizio di chi?
La solita Simona Gabanelli, non più voluta dalla RAI, dalle pagine del Corriere della sera del 1 maggio 2018 rivela l'ennesima “fuffa”.
Due senatori approfittando dell'appisolamento degli altri, inseriscono nella finanziaria del 27 dicembre 2017, un piccolo emendamento, che permette ad una società costituita da poco più di 20 giorni, di poter ricevere ben 3 milioni di euro. Amici, figli e soci ricevono questa regalia, per la promozione del digitale in Italia quando il vero piano informatico italiano non passa perché ha bisogno di almeno 50 milioni di euro. La ditta finanziata ha due partecipazione societarie una si occupa di attività editoriali pubblicitarie del settore turistico, l'altra si occupa di costruzioni di strade autostrade e piste di aeroporti, ben poco attinenti con lo sviluppo digitale. Il ministro Calenda quando si accorge del fatto, seppure imbarazzato, coinvolge la commissione Europea e ben poco ha potuto fare Cantone dell'anticorruzione, dato che questa è di fatto legge e lui si occupa di provvedimenti amministrativi. Leggetevi l'articolo è di fatto esilarante e tragico al tempo stesso.

Capitan Ventosa, di Striscia la notizia questa volta mette in evidenza la mancata trasparenza di alcuni siti di amministrazioni pubbliche.
http://www.striscialanotizia.mediaset.it/video/siti-della-pubblica-amministrazione-poco-trasparenti_35859.shtml. Ebbene nel filmato si mostra proprio come gli spazi web di cittadine importanti, quali Milano e Catania abbiano inserito nel programma istituzionale, un piccolo file, “robots.txt”, tale da evitare l'intervento dei vari motori di ricerca, proprio nella pagina “Amministrazione trasparente”. Tale spazio è ormai d'obbligo per tutte le amministrazioni pubbliche e per tutti i gestori seppure privati, di beni pubblici, come acqua, energia, trasporti, caccia… Se andiamo a leggere il decreto sulla trasparenza all'articolo 9 esprime: “Le amministrazioni non possono disporre filtri o altre soluzioni tecniche, atte ad impedire ai motori di ricerca web di indicizzare ed effettuare ricerche nella sezione “Amministrazione Trasparente”.
Eppure quella che voleva essere un FOIA (Freedom of Information Act in USA) italiano, la legge sulla Trasparenza appunto, sta rivelando non solo la forte opposizione delle amministrazioni, ma molti buchi neri, contro gli stessi cittadini che dovrebbero usarla. L'Agenzia delle Dogane che non pubblica in Gazzetta il concorso come chiede la legge, perché ci sono sentenze contrarie, i dirigenti che devono avere i compensi pubblicati, ora non più perché si è opposto il garante della privacy, difficoltà di ricorrere nei confronti delle amministrazioni statali, in caso di mancate risposte, se non attraverso il TAR, mentre per le altre si ricorre al responsabile trasparenza che spesse volte è lo stesso dirigente a cui hai avviato la richiesta e quindi al difensore civico; ministeri o loro emanazioni nei quali e difficile trovare gli indirizzi PEC giusti e che ancora rispondono con le lettere vedi MIBAC, gestori di beni pubblici che non sono affatto trasparenti sulla attività pubblica; basta vedere in tal senso la nuova proposta di direttiva europea sulle acque potabili, con la quale l'Europa mette in evidenza la scarsa propensione per l'acqua del rubinetto, proprio per la mancata pubblicazione/divulgazione dei dati di analisi.

E nelle Marche? 53 dirigenti della Regione Marche sono sotto indagine da parte della Guardia di Finanza per aver assunto 776 dipendenti senza concorso pubblico o con bandi “fotografia” fatti solo ed esclusivamente per permetterne l'assunzione.
Abuso di atti d'ufficio è l'accusa penale, dal momento che i dirigenti hanno contravvento, nell'assumere il personale, alla norma costituzionale che prevede l’ingresso alle dipendenze della pubblica amministrazione per concorso.
Una indagine di 18 mesi che ha rilevato fra l'altro un possibile danno alle casse eraliali della regione, di oltre 121 milioni di euro. Per questo è stata informata anche la Procura regionale della Corte dei Conti. L'azienda sanitaria regionale in una nota si è dichiarata estranea ai fatti e disposta a collaborare. Dalle prime informazioni sembra che l'indagine riguardi fatti risalenti a 10 anni fa. L'Asur in un suo documento dichiara di essere a disposizione delle autorità inquirenti, per qualsiasi chiarimento necessario.

La Regione Marche il 30 dicembre 2017 assegna alla FIPSAS (Federazione Italiana della Pesca Sportiva ed attività subacquee) 58.000,00 euro per il Progetto sperimentale di monitoraggio e immissione di specie ittiche nelle acque interne della Regione Marcheche prevede un ripopolamento effettuato con popolazioni ittiche non autoctone .
L'art. 18 della legge regionale sulla pesca esprime “Non è consentita l'immissione nei corsi d'acqua di specie o popolazioni non autoctone, con la sola eccezione della carpa erbivora e della trota iridea”. C'era stato nel 2011 un tentativo di modifica per inserire in questo articolo la possibilità di immissione anche di altre specie, ma la corte costituzionale si impone e con una specifica sentenza del 2012 ne ha dichiarato l'incostituzionalità nella parte in cui consentiva l'immissione della trota iridea non autoctona (ribadita per il Fiuli Venezia Giulia nel 2017). Infatti il dispositivo abrogato è in contrasto con l'art 117 della costituzione, in quanto la competenza ambientale è in mano allo stato, sia con la norma europea sulla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche.
Nel frattempo alcune province e università delle Marche e umbre si erano impegnate per il Progetto Life Trota, partito all’inizio del 2014 proprio per tutelare le ultime popolazioni native di trota mediterranea delle Marche. L'assessore ha contattato il ministro dell' ambiente, appellandosi alla tutela delle zone terremotate. Nel marzo 2018 viene emesso un ulteriore decreto che autorizza le gare di pesca previo uno studio, valutazione, in merito ai tratti fluviali e relative attività alieutiche.