domenica 26 agosto 2018

Coltivare l'alleanza con la Terra

13.a Giornata per la custodia del Creato. "COLTIVARE L'ALLEANZA CON LA TERRA".


Questa 13.a giornata del creato, ha un titolo semplice, ma profondo: “Coltivate l'alleanza con la terra” Questa terra è di Dio e in questo momento, siamo di fronte ad una crisi ecologica che richiede una forte conversione vocazionale, nell'essere custode del creato. Eppure stiamo assistendo ad un saccheggio continuo e alla codardia nella sua difesa.
Abbiamo il dovere coltivare e custodire questo meraviglioso creato, perché anche le future generazioni possano continuare a trarne frutti utili.
La prima giornata del mese di settembre o meglio ancora tutto settembre, è dedicato alla catechesi della natura, alla riscoperta della cura per il creato per riscoprire quella bellezza di cui ogni uomo, in ogni angolo della terra, ha il diritto di godere.
Occorre fare attenzione alla nostra società, per non essere vittime di una alleanza tra consumismo efferato e tecnologia che lasciano ai margini, gli scarti di una economia assassina.
Si suggerisce di recuperare spazi abbandonati, bonificare luoghi inquinati e favorire una rapporto rispettoso con la natura particolarmente tra i giovani e le nuove generazioni.
Anche gli ultimi mesi hanno visto diverse aree del paese sconvolte da eventi meteorologici estremi, che hanno spezzato vite e famiglie, comunità e culture le cui prime vittime sono spesso i poveri e le persone più fragili.
Né il cambiamento climatico è l’unica minaccia legata alla crisi socioambientale: si pensi all’inquinamento diffuso ed ai drammi che talvolta esso porta con sé correlati, ma non rassegnamoci.
Oggi è così evidente il mutamento climatico in atto, da essere attenti a fronteggiare forme di negazionismo antiscientifico. E' altrettanto vero anche come esso sia legato in gran parte a comportamenti umani, che possiamo modificare. Ecco, allora, allo sguardo preoccupato per la devastazione del territorio a seguito del riscaldamento globale, dovremo attivarci per una efficace opera di prevenzione.
Nella Conferenza internazionale COP 24, che si terrà a Katowicze in Polonia nel dicembre 2018 dovrà servire per “ripensare ed approfondire le iniziative contro il mutamento climatico avviate tre anni fa dalla precedente COP 21 svoltasi a Parigi. Sarà importante che l’Italia svolga un ruolo attivo e lungimirante in tale contesto, proponendo impegni realistici ed ambiziosi per l’azione della comunità internazionale. Il criterio sarà quello di un bene comune inteso in prospettiva ampia, ad includere le generazioni future e tutte le creature.”
Avremo anche modo di abbinare così, la promozione di un lavoro dignitoso, con una attenzione forte per l’ambiente, in una prospettiva di cura integrale.
Occorre ritrovare il legame tra la cura dei territori e quella del popolo, anche per orientare a nuovi stili di vita e di consumo responsabile, così come a scelte lungimiranti da parte delle comunità.”
A fronte di diverse iniziative legate alla promozione ambientale da parte di associazioni e diocesi, molte comunità ecclesiali fanno fatica ad attivarsi in tal senso ai fini di una conversione ecologica, per raggiungere la pace interiore:
  • Coinvolgimento attivo dei rappresentanti delle confessioni cristiane presenti nel territorio.
  • Incontri di preghiera, che potranno trovare ispirazione nei temi biblici dell’alleanza e della creazione.
  • Incontri di approfondimento del tema della Giornata da un punto di vista biblico-teologico.
  • Incontri di approfondimento su tematiche specifiche, ad esempio, sulla custodia dei beni comuni ambientali (acqua,energia…) o sul clima.
  • Un momento di festa-celebrazione all’aperto, in qualche luogo significativo caratterizzato semplicemente per la sua bellezza naturale o stimoli momenti di particolare accentuazione del rapporto con la creazione, o la visita a qualche luogo che testimonia di una situazione ecologica particolarmente critica, che incide sulla vita della comunità.
Nel 1990 papa Giovanni Paolo II scrive per la Giornata Mondiale della Pace “Pace con Dio creatore, pace con tutto il creato”, una prima vera catechesi ecologica.
Dopo quasi tre decenni, in effetti, la situazione è forse ancor più complessa e mette in luce in modo persino forte, l'intreccio tra il grido della terra ed il grido dei poveri, che del degrado ambientale, sono spesso, le prime vittime meno responsabili, rispetto a quelli che contribuiscono a loro volta al depauperamento dell’ambiente.
Occorre riscoprire il nostro essere davvero custodi attraverso “un meraviglioso pellegrinaggio, legati dall’amore che Dio ha per ciascuna delle sue creature e che ci unisce anche noi con tenero affetto, al fratello sole, alla sorella luna, al fratello fiume e alla madre terra”.
L’ecologia integrale, invita allora alla speranza, di uno sguardo al futuro che non si lascia sopraffare dalla rassegnazione dinanzi alla difficoltà, ma opera per tessere legami nuovi, tra una vita umana di qualità ed un ambiente come casa abitabile.
L'invito per la chiesa ad impegnarsi nella tutela del creato e più indicativamente oggi nel contrastare i cambiamenti climatici, viene dalla citazione di papa Francesco: il “pastore” non può non occuparsi del benessere “integrale” del popolo, soprattutto dei poveri: spirituale e fisico, presente e futuro, locale e globale.
Il tema dei cambiamenti climatici è esemplare. Il primo “dovere” consiste nell’informarsi e uscire dallo stato di scetticismo che caratterizza spesso il mondo ecclesiastico e non solo. I ghiacciai si ritirano, la temperatura media si alza, aumentano i fenomeni meteorologici estremi (temporali, trombe d’aria, esondazioni, siccità) che inducono grandi sofferenze e insicurezze. L’umanità sta modificando l’assetto biologico e chimico dell’ambiente: deforestazione, inquinamenti, sfruttamento.
A livello politico assistiamo a scelte amministrative devastanti: cementificazioni, disboscamenti, opere inopportune, gestione privatistica ed esclusivamente commerciale dei beni comuni essenziali, come l’acqua. Il collegamento e l’ascolto dei gruppi ambientalisti locali ci può aiutare.
A livello ecclesiale dobbiamo domandarci, ed agire in merito, se la parrocchia, l’oratorio, il convento, l’istituto religioso, ha iniziato una rigorosa conversione alle energie rinnovabili.
A livello personale dobbiamo cercare di modificare i nostri stili di vita: sobrietà, scelta di merci e prodotti sostenibili, rispettosi dei lavoratori e dell'ambiente, finanza etica, dare tempo alla magnificenza ed alla contemplazione.
Dobbiamo anche impegnarci per il lavoro soprattutto per i nostri giovani, “che non sia quello che non risponde alla sete di dignità dell’uomo. Pensiamo alle sofferenze di molte persone: i disoccupati, soprattutto giovani, le vittime sul lavoro, chi subisce la corsa agli armamenti o livelli crescenti di inquinamento, il fenomeno del caporalato, le donne costrette a scegliere tra lavoro e famiglia, i precari...” Attiviamoci per la “formazione di persone motivate a dare impulso alla pastorale sociale e del lavoro. La vita delle comunità non può limitarsi alla catechesi, liturgia, processioni e benedizioni! Deve promuovere un ben-vivere al servizio delle relazioni che sono costitutive per l’uomo: con Dio, con i fratelli, con la creazione e con se stessi.”

Per una lettura più corretta e completa, si rimanda a: https://lavoro.chiesacattolica.it/13a-giornata-nazionale-per-la-custodia-del-creato/


 


giovedì 2 agosto 2018

Parco Catria Nerone Alpe della Luna: sì, no, boh!

 Parco Catria Nerone Alpe della Luna: sì, no, boh!
Questo dito puntato contro, a tutti i costi non mi piace, mi disturba, così come non mi piace affermazione del tipo "qui comandiamo noi"; anche se a dire il vero, le comunità dell'entroterra hanno dato molto; si pensi solo all'acqua, senza avere i giusti servizi. Basta vedere quanto tempo si è sprecato per l'avvio dei lavori sulla ss. 73 bis che collega la valle del Metauro con quella tiberina: un danno all'entroterra, che cozza con le inaugurazioni delle ciclabili costiere. 
Premetto che non amo entrare in diatribe assolutistiche, ma vorrei poter dare una opinione. Ritengo che l'errore più grosso nella auspicabile realizzazione del parco del Catria Nerone Alpe della Luna,  sia stato proprio quello di non aver coinvolto la gente del posto. Da difensore dei portatori di interesse, devo dire che non si fa una proposta di trasformazione territoriale senza coinvolgere i cittadini (1). Il Piano Regolatore Generale delle nostre rispettive cittadine, insegna che, a norma di legge, qualsiasi intervento per una sua modifica, debba essere condiviso con gli abitanti.
Non mi va però, di sentirmi dire "ambientalista di costa" come se ad indicare un doppio spregio: l'essere interessato all'ecologia, alla difesa dell'ambiente e essere abitante delle zone più snob. Vorrei rispondere come ho fatto, in merito alla questione  del pozzo profondo della Val di Meti discussa nel teatro di Apecchio, ad un signore il quale rimproverava proprio "questi ambientalisti di Pesaro e Fano".
Intanto gli ecologisti ci sono anche nell'entroterra; io sono di Sant'Angelo in Vado, ma tanti miei amici ambientalisti sono di Apecchio, Cagli, San Lorenzo in Campo, Fermignano, Carpegna, Urbania, Urbino; ho iniziato la mia attività col WWF fin dal 1979, partecipando alle varie attività proposte, fino ad arrivare a responsabilità regionali nell'associazione.
Si sono dimenticate le mie affermazioni, quando per l'assemblea dell'eolico nello stesso teatro, riportavo che le compensazioni per le en. rinnovabili, non erano ammesse. 
Eppure qualche mese fa la ditta dell'impianto di monte dei Sospiri si è rifiutata, giustamente di erogarle, lasciando il comune senza i previsti introiti ed un paesaggio profondamente marcato dagli aeromotori. 4 impianti eolici erano proposti ad Apecchio oltre quello realizzato. Un altro campo eolico fu proposto sul Paganuccio; molto abbiamo lottato noi ambientalisti, fino ad arrivare ad una riunione pubblica a Cagli, unica realizzata dalla regione in base alla legge sulla Valutazione Impatto Ambientale (2). Ricordo il mio primo intervento da GEV, ad Apecchio per l'acqua del pozzo dell'acquedotto comunale inquinata dalla trielina (3). 
Potrei continuare, ma sosterrei ancora quel dito puntato che proprio non mi piace. Credo che le risorse del nostro entroterra siano proprio quelle che la natura sa offrirci, ma non possiamo ergere muri sostenedo la nostra autonomia; d'altra parte i nostri rifiuti finiscono nelle tre discariche provinciali. Queste bellezze naturali dobbiamo essere capaci di rivalutarle con l'aiuto di tutti, anche quelli della costa, perchè da soli non ci riusciremmo; rivalutarle non svenderle; le dobbiamo apprezzare e cercare di farle apprezzare a chi non le considera o le tratta con superficialita' o solo come profitto. Aggressioni ai nostri boschi come sono avvenute a Bocca Trabaria o al rimboschimento della diocesi ad Apecchio per trasformarlo in pellets, non possono essere ammesse con la velocita' che oggi hanno avuto. Non possiamo svendere i nostri sentieri per motocavalcate (4) che, non rispettano tutto l'iter autorizzativo, i vincoli della sentieristica e alla pari di quanto da me già affermato all'inizio, la compartecipazione anche degli ambientalisti nelle autorizzazioni. In questa idea di parco si vuole mettere insieme le nostre bellezze naturalistiche in un unicum che possa avere un peso diverso anche di fronte a una più ampia comunità.
Ho letto di vincoli, come nelle SIC e ZPS (5), richieste da una normativa europea, dove semplicemente si chiede una valutazione di incidenza che è così banale per ottenerla che anche gli appostamenti fissi di caccia se la procurano. Guardate pure la riserva naturale del Furlo quale limiti ha dato: la chiusura della pista forestale interna tra Acqualagna e Fermignano per qualche mese per evitare disturbo alle aquile lì nidificanti. Già si conoscono i nomi dei presidenti quasi che fossimo preveggenti, con tantissime varianti furture, ma non si conoscono magari le caratteristiche, le particolarità, le bellezze dei luoghi che abitiamo.