lunedì 10 dicembre 2018

SIAMO TRASPARENTISSIMI

SIAMO TRASPARENTISSIMI
E' ciò quanto ha affermato il nostro governatore regionale al convegno dell'AATO sull'acqua il 23 novembre scorso a Pesaro. Era stato chiesto, alla tavola rotonda con i responsabili della gestione dell'acqua pubblica: “Ma perché tanta riluttanza a pubblicare le analisi dell'acqua potabile?
Le risposte e le considerazioni si possono leggere sul precedente articolo.

Qui è il caso di riflettere su alcuni aspetti.
Con il gruppo si acquisto solidale di Arcevia, che si occupa anche di pesticidi e della loro presenza in acqua potabile, era stato chiesto all'ASUR Marche di poter avere le analisi dell'acqua potabile dei comuni interessati e della pubblicazione delle analisi. Sì, perchè una norma del 2005 sulle “informazioni ambientali” prevede appunto la pubblicazione dei dati ambientali relativi a: aria, atmosfera, acqua, suolo, territorio, ogm, energia, rumore, radiazioni, rifiuti, scarichi, stato della salute, sicurezza umana, paesaggio, siti di interesse culturale. Se pensate che essa sostituisce una identica del 1997, potrete capire il tempo passato sino ad oggi.
Nella risposta avuta dall'Asur Marche il 9 febbraio 2018, si legge: “I rapporti di prova delle acque potabili (analisi), saranno a breve visionabili sul portale internet regionale “VeSA Marche”: www.veterinariaalimenti.marche.it”. A seguito di una mia richiesta di analisi dell'acqua potabile del mio comune, il Dipartimento di Prevenzione dell'Asur Marche Nord , il 26 novembre 2018, mi si risponde: “L'Asur Marche ritiene opportuno realizzare una sezione con le informazioni di su tutto il territorio delle Marche , sul portale Regionale VeSA (Veterinaria e Sicurezza Alimentare al link www.veterinariaalimenti.marche.it. A tal proposito un gruppo di lavoro a livello regionale, sta organizzando un punto di accesso per la consultazione di tutte le analisi effettuate dal 01.01.2018 di tutti i Comuni della Regione Marche. Presumibilmente a partire dal 2019”. Da “a breve visionabile”, a ben 11 mesi di rimando, non è certo solerzia. Eppure la convenzione di Aarhus, recepita in Italia nel 2001, base delle normative sull'accesso e trasparenza, tende ad assicurare una “informazione ambientale” il più possibile diffusa ed efficace, tale da consentire a ciascun cittadino di conoscere, in modo tempestivo e concreto, ogni possibile scelta che incida significativamente sull’ambiente.
Inoltre nella documentazione preparatoria, all'approvazione delle modifiche della direttiva UE sulle acque potabili avvenuta il 23 ottobre scorso, si legge chiaramente per più volte, che per contrastare la diffidenza degli utenti nei confronti dell'acqua potabile pubblica è necessario: “Maggiore trasparenza, anche per i servizi idrici. Grazie a nuove regole di trasparenza”, “La maggior trasparenza sull'approvvigionamento idrico può obbligare i fornitori a migliorare l'efficienza delle risorse”. “Altre azioni in aggiunta, si sono concentrate sul miglioramento della trasparenza e la comparazione della qualità e dei servizi idrici”. “L'aumento della trasparenza è anche una cosa positiva per l'acqua dei fornitori nelle loro relazioni con i loro clienti.” “Un miglior accesso e qualità dell'acqua potabile, oltre ovviamente a requisiti di trasparenza elevati comportano costi aggiuntivi, ma moderati”.
Eppure ancora si devono pubblicare le analisi dell'acqua che beviamo e paghiamo, sia Asur Regionale, sia l'ARPAM che detiene le analisi in una apposita banca dati “Punto focale regionale” assieme a diversi altri dati ambientali ancora nascosti, quali ad esempio gli edifici contenenti amianto, sia ancora diversi Comuni nei quali il sindaco è responsabile della salute, assieme alla sicurezza e protezione civile.
Trasparentissimi? A maggio di quest'anno ho fatto richiesta all'Agenzia Regionale Sanitaria, assieme ad un consigliere comunale di Gradara, di poter avere copia del registro tumori, curato per la Regione dall'Università di Camerino. Mi si risponde che vista la presenza di dati sensibili non può essere dato. Ribatto che la normativa sulla trasparenza prevede l'ostensione, oscurando i dati sensibili. Mi vengono inviati in pdf scannerrizzato. Rispondo che la norma prevede l'invio e la pubblicazione di formati aperti editabili, sui quali il cittadino può intervenire, non una semplice fotocopia. Rispondono sbagliando, che l'invio per e-mail deve essere in formato chiuso. Interventi non aperti alla comunicazione, come invece sostiene la trasparenza, al fine di soddisfare il cittadino nell'accesso ai dati . Tutto questo non è certo trasparenza!

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